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Haiti, la missione internazionale non frena la violenza

Sono oltre un milione le persone che hanno dovuto abbandonare le loro case a causa della violenza delle bande criminali: lo afferma l'International Organization for Migration. Nel corso del 2024 si calcola che gli assassinati siano stati più di 5.600. Tra questi quasi duecento anziani e leader religiosi vudù di Port-au-Prince, fatti uccidere per vendetta da un capoclan che li accusava di aver provocato, con un maleficio, la morte del figlio. Nel paese regna il caos e la furia della criminalità non risparmia neppure gli ospedali: in dicembre è stato incendiato il Bernard Mevs, uno dei pochi centri di cura ancora funzionanti.

A peggiorare la crisi umanitaria l'arrivo nel paese di 200.000 haitiani espulsi dalla vicina Repubblica Dominicana. La situazione peggiore è quella dei minori che spesso, per sfuggire alla fame, si vendono sul mercato del sesso oppure vanno a ingrossare le file delle gang, dove il reclutamento di giovanissimi è cresciuto enormemente negli ultimi tempi. E l'intervento della Missione Internazionale di Appoggio alla Sicurezza sotto comando keniano non sembra in grado di frenare la violenza, anche se agli iniziali 400 agenti del Kenya si sono aggiunti circa 150 poliziotti provenienti da Guatemala, Belice, Giamaica e Bahamas e altri 217 dal Kenya.

Sul piano politico in novembre il Conseil Présidentiel de Transition ha deciso la destituzione del primo ministro Garry Conille, con cui l'organo aveva in corso da tempo un conflitto sul controllo del governo. A succedergli è stato designato l'imprenditore Alix Didier Fils-Aimé, ex presidente della Camera del Commercio e dell'industria haitiana. Una sostituzione non indolore: Conille ha infatti definito illegittima e contraria alla Costituzione la sua rimozione. (19/1/2025) 

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a cura di Nicoletta Manuzzato