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El Salvador, Bukele contro i difensori dell'acqua

Il 13 febbraio l'ex magistrato del Tribunal Supremo Electoral Eugenio Chicas è stato arrestato con accuse pretestuose. Molti hanno visto in questo una vera e propria vendetta da parte di Nayib Bukele, che nel 2018 (quando era candidato presidenziale) era stato da lui sconfitto in una causa per diffamazione e aveva dovuto pagargli 50.000 dollari. Non stupisce dunque che nel novembre scorso un tribunale di San Salvador lo abbia dichiarato colpevole di arricchimento illecito e lo abbia condannato al pagamento di oltre 200.000 dollari.

Ma la questione non si esaurisce in uno scontro personale: Chicas era stato testimone della difesa nel processo contro gli ambientalisti di Santa Marta, assolti nell'ottobre 2024 dopo 21 mesi di carcerazione arbitraria. La sua detenzione è dunque l'ultimo episodio, in ordine di tempo, della battaglia tra il presidente e le comunità in lotta contro la riapertura delle miniere. L'industria estrattiva era stata proibita nel 2017 per le sue gravi conseguenze ambientali e sociali; solo lo scorso dicembre, con una rapida seduta del Congresso (dove Bukele gode della maggioranza) il divieto è stato cancellato. In previsione di questo voto era già partita la persecuzione giudiziaria degli ambientalisti delle zone più interessate all'attività mineraria. Per attaccare cinque difensori dell'acqua di Santa Marta la Fiscalía General aveva rispolverato un'accusa risalente a oltre trent'anni fa, durante la guerra civile nel paese. Il loro vero crimine: come membri della Mesa Nacional frente a la Minería Metálica avevano combattuto e vinto l'impresa canadese Pacific Rim Mining Corporation (acquistata nel 2013 dall'australiana OceanaGold). Nonostante l'assoluzione di ottobre, la causa contro di loro è stata ora riaperta e verrà discussa presso un altro tribunale.

"L'attività mineraria a livello industriale porta allo spostamento di popolazioni, priva la gente dei suoi luoghi d'origine - avverte Andrés Mckinley, esperto in questi temi dell'Universidad Centroamericana José Simeón Cañas - È davvero una situazione che ci fa chiedere se sarà possibile sostenere la vita nel paese". E il processo contro i cinque difensori dell'acqua, che avevano contribuito a fare del Salvador la prima nazione al mondo a vietare l'estrazione dei metalli, è un appoggio agli interessi del regime di Bukele. Contro la reintroduzione dell'attività estrattiva i salvadoregni sono scesi in piazza nella capitale il 19 gennaio e a fine mese diverse comunità del dipartimento di Cabañas hanno realizzato una "camminata per la vita" consapevoli che, diversamente dai benefici economici promessi dal capo dello Stato, la riapertura delle miniere favorirà unicamente le grandi compagnie transnazionali, lasciando sul posto solo inquinamento (tra l'altro contaminando il Río Lempa, principale fonte di acqua potabile per circa quattro milioni di persone). La Chiesa Cattolica ha lanciato una raccolta di firme per chiedere al Congresso la deroga della legge.

EL SALVADOR OSPITERA' DETENUTI USA? Il presidente Bukele ha proposto all'inviato dell'amministrazione Trump, il segretario di Stato Marco Rubio, di ospitare nel sistema penitenziario salvadoregno, dietro un compenso pro capite, detenuti sia di cittadinanza statunitense sia di altre nazionalità che abbiano ricevute condanne definitive negli Usa. L'ipotesi ha sollevato le critiche dell'opposizione, che già contesta gli arresti arbitrari e i tanti casi di violazione dei diritti umani che avvengono nelle prigioni del paese. Nelle carceri del Salvador erano rinchiusi, nel giugno dello scorso anno, quasi 108.000 detenuti (più di 81.000 arrestati durante il mandato di Bukele): è la nazione con la maggior tassa di reclusi al mondo in rapporto al numero di abitanti. (14/2/2025)

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a cura di Nicoletta Manuzzato