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L'unità della regione al centro dei lavori della Celac

Si è tenuto a Tegucigalpa il nono vertice della Celac, la Comunidad de Estados Latinoamericanos y Caribeños. La maggioranza degli interventi ha sottolineato l'importanza dell'unità dei paesi della regione per far fronte alle sfide globali, in particolare alle deportazioni di massa degli immigrati irregolari e ai pesanti dazi alle importazioni decisi dall'amministrazione Trump. "Non possiamo continuare a camminare separati quando il mondo si riorganizza senza di noi", ha affermato la presidente honduregna Xiomara Castro, che dirigeva i lavori. L'incontro è stato infatti l'ultimo della presidenza pro tempore honduregna, passata ora alla Colombia.

Al vertice hanno partecipato undici capi di Stato, tra cui il boliviano Luis Arce, il brasiliano Lula, il colombiano Gustavo Petro, il cubano Díaz-Canel, il guatemalteco Bernardo Arévalo, l'uruguayano Yamandú Orsi. Al termine è stata approvata la Declaración de Tegucigalpa, con il voto a favore di trenta dei 33 paesi della Comunidad. Il documento respinge "l'imposizione di misure coercitive multilaterali contrarie al diritto internazionale, comprese le restrizioni al commercio", promuove la pace, il multilateralismo, la democrazia e il rispetto della sovranità e riafferma l'appoggio ad Haiti nel suo sforzo di ristabilire un clima di sicurezza e normalizzare la sua situazione politica, economica e sociale. Non hanno firmato i rappresentanti dei governi di destra di Argentina e Paraguay i cui capi di Stato, Javier Milei e Santiago Peña, assenti a Tegucigalpa, si erano incontrati invece ad Asunción. Contraria anche la delegazione del Nicaragua, che ha denunciato l'esclusione nella dichiarazione di temi fondamentali come la condanna esplicita del blocco contro Cuba o l'appoggio al Venezuela.

Questi temi sono stati comunque presenti negli interventi di Xiomara Castro, che ha espresso la sua solidarietà con Caracas "di fronte alle aggressioni imperiali", ha ricordato che "Cuba non esporta terroristi, ma maestri, scienziati, medici e la dignità dei nostri popoli" e ha ricordato che "il modello neoliberista promosso dal Consenso di Washington negli anni Novanta ha svuotato le nostre economie, indebitato i nostri paesi concentrando il capitale in poche mani e privatizzato i servizi pubblici. I nostri giovani si sono trasformati in emigranti che, cercando il sogno americano, oggi sono espulsi in massa dagli Stati Uniti". La Celac, ha detto ancora Castro, "non è un'organizzazione perfetta, ma è nostra. È nata da un sogno, un ideale, l'utopia dei nostri libertadores e padri fondatori: l'integrazione dell'America Latina e dei Caraibi di fronte al colonialismo delle grandi potenze". (11/4/2025)

 

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a cura di Nicoletta Manuzzato