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Latinoamerica-online.it analisi e approfondimenti sull'America Latina |
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Il “cortile di casa degli Usa” guarda ai Brics per uscire dalla stretta del trumpismo |
Brasile a testa alta
(9/8/2025)
Così a mezzanotte del 6 agosto 2025 è tornato in vigore “il quinto
della Corona”, la tassa imposta dall’impero lusitano
sull’estrazione dell’oro nella colonia del XVIII secolo quando
questa esportazione dominava il commercio mondiale: un quinto oggi
sotto forma di dazi rivalutati e al 50% applicati a un vasto
spettro di beni, anche se, con un certo stupore, alla fine 694
prodotti (pari al 44,6% delle esportazioni brasiliane verso gli
Usa) sono stati esentati dalla tassazione. Fra essi gli aerei
Embraer, succo di arancia, minerale di ferro. Questo non toglie
l’effetto pesante della misura. La quale tuttavia è solo uno dei
vertici della freccia tricuspide scoccata dagli Usa contro il
Brasile, gli altri essendo l’interferenza nel giudiziario e, unita
ma anche autonoma rispetto a quest’ultima, l'intromissione politica
per sottrarre Jair Bolsonaro dai processi e quindi dalle sentenza
rendendolo impunibile. (Teresa Isenburg)
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Altri approfondimenti sul Brasile
a questo link |
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Da Trump via libera al Pentagono per intervenire in America
Latina?
(12/8/2025)
Secondo il New York Times,
Donald Trump ha firmato una direttiva segreta che consente al
Pentagono l'intervento militare contro otto cartelli della
droga (di cui sei con base in Messico), definiti in febbraio dal suo
stesso governo organizzazioni terroristiche. Una decisione che dà
via libera a eventuali operazioni in territorio straniero. Secondo la legislazione statunitense, infatti, il
capo dello Stato può usare le forze armate contro qualsiasi persona
o istituzione accusata di terrorismo, senza chiedere
l'autorizzazione del Congresso e senza essere ritenuto responsabile
per l'eventuale morte di civili o per danni materiali.
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Colombia, l'ex presidente Uribe condannato a dodici anni
(2/8/2025)
Dodici anni di arresti domiciliari, inabilitazione dai
pubblici uffici per più di otto anni e una pesante pena pecuniaria: è questa la condanna
dettata dalla coraggiosa giudice Sandra Heredia contro Alvaro Uribe
Vélez (presidente dal 2002 al 2010 e fondatore del partito
Centro Democrático) per frode
processuale e corruzione di testimoni. Il procedimento era iniziato
nel 2012, quando l'ex capo di Stato aveva accusato il
senatore Iván Cepeda Castro di aver manipolato delle testimonianze
per provare i suoi legami con gli squadroni della morte. Ma
l'operazione si ritorse contro di lui: le indagini provarono
infatti che Uribe, con l'aiuto del suo avvocato Diego
Cadena, aveva tentato di comprare il silenzio dell'ex paramilitare
Juan Guillermo Monsalve, che aveva rivelato la partecipazione di
Alvaro Uribe e del fratello Santiago nella creazione del Bloque
Metro delle Auc, le Autodefensas Unidas de Colombia
responsabili di torture, omicidi, sparizioni forzate contro leader
sociali e contadini.
Monsalve aveva registrato di nascosto con un orologio-spia i
tentativi dell'avvocato Cadena, che lo aveva visitato nel carcere
dove era detenuto, di indurlo a ritrattare.
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LA COLOMBIA ESCE DALLA NATO. Al termine della Conferenza
Ministeriale d'Emergenza sulla Palestina tenutasi a Bogotá a metà
luglio, Gustavo Petro ha reso nota l'intenzione del suo paese di
abbandonare la Nato. "Dobbiamo uscire, non c'è altra strada" ha
dichiarato, aggiungendo che "la relazione con l'Europa non può più
passare attraverso governi che tradiscono il loro popolo e stanno
aiutando a lanciare bombe sui bambini". L'adesione all'Alleanza
Atlantica era stata annunciata nel 2018 dall'allora presidente Juan
Manuel Santos. "Saremo l'unico paese dell'America Latina con questo
privilegio", aveva affermato in quell'occasione Santos. |
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A Santiago in difesa della democrazia
(22/7/2025)
Democracia Siempre. Con questo
slogan quattro presidenti
latinoamericani (il cileno Boric, il brasiliano Lula, il colombiano
Petro, l'uruguayano Orsi) e il capo del governo spagnolo, Pedro Sánchez, si
sono riuniti il 21 luglio a Santiago de Chile per inviare un
messaggio in difesa della democrazia, sotto attacco a causa
dell'offensiva della destra globale. Il giorno precedente i cinque
leader avevano resa pubblica una lettera in cui denunciavano che
"l'erosione delle istituzioni, l'avanzata dei discorsi autoritari
spinti da diversi settori politici e la crescente disaffezione
civica sono sintomi di un malessere profondo in ampi settori della
cittadinanza", cui si sommano "le persistenti disuguaglianze, i
passi indietro nei diritti fondamentali, la diffusione della
disinformazione e dei discorsi d'odio sulle piattaforme digitali e
l'espansione di reti criminali che sfidano la legittimità dello
Stato".
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A Bogotá la Conferenza d'Emergenza sulla Palestina
(17/7/2025)
"L'era dell'impunità è finita".
È questo il messaggio lanciato dalla Conferenza Ministeriale
d'Emergenza sulla Palestina, che si è tenuta a Bogotá il 15 e 16 luglio.
Delegati di oltre trenta paesi hanno discusso del modo di fermare
il genocidio in atto a Gaza. L'incontro era promosso dal Gruppo
dell'Aia, creato a fine gennaio da nove Stati di tre continenti:
Belize, Bolivia, Colombia, Cuba, Honduras, Malesia, Namibia,
Senegal e Repubblica Sudafricana, con l'obiettivo di battersi per
difendere i principi della giustizia internazionale e sostenere il
diritto dei palestinesi all'autodeterminazione.
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Il Nord del mondo ignora il Gruppo dell'Aia
(30/6/2025) Viviamo giorni drammatici, in cui le
parole guerra e genocidio sono tornate nel linguaggio quotidiano e
dove misuriamo la nostra impotenza nell’arrestare la distruzione di
un popolo, quello palestinese, massacrato dalle bombe israeliane
(spesso prodotte e fornite dai nostri paesi) o condannato a una
lenta morte per inedia. Un massacro che avviene sotto i nostri
occhi, con l’aperto appoggio statunitense e la complicità europea,
anche se i media nostrani fanno di tutto per oscurarla e
minimizzarla. Un tacito atteggiamento razzista: i morti palestinesi
non possono ambire alla stessa risonanza mediatica delle vittime
del civile Occidente.
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Perù, i familiari delle vittime contro l'amnistia
(12/7/2025) I familiari delle vittime di violazioni dei
diritti umani hanno espresso la loro protesta dopo
l'approvazione da parte del Congresso dell'amnistia
che annulla tutti i processi in corso a persone
accusate di sparizioni forzate, violazioni
sessuali, omicidi perpetrati
tra il 1980 e il 2000 e ordina la liberazione dei
condannati per gli stessi reati che abbiano già
compiuto settant'anni. Si calcola che i
beneficiati di questa legge sarebbero circa
novecento tra militari, agenti di polizia e membri
di gruppi paramilitari. Il bilancio di quegli anni,
in cui lo Stato represse con estrema violenza i
movimenti di guerriglia Mrta e Sendero Luminoso, si
aggira intorno a 70.000 morti e oltre 20.000
desaparecidos. La Coordinadora Nacional de Derechos
Humanos ha definito questa amnistia "un passo
indietro storico nella lotta contro l'impunità".
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Jennifer Geerlings-Simons è la nuova presidente del Suriname
(7/7/2025)
L'Assemblea Nazionale del Suriname ha eletto presidente Jennifer
Geerlings-Simons dopo le elezioni legislative che
si erano tenute il 25 maggio. Geerlings-Simons, che si insedierà il
16 luglio, è la prima donna ad assurgere alla più alta carica dello
Stato. È stata eletta per acclamazione dopo aver stretto
un'alleanza con altre cinque organizzazioni e dopo che il Partito
Riformista Progressista, attualmente al potere, aveva rinunciato a
proporre un suo candidato.
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El Salvador, come far tacere gli oppositori
(1/7/2025)
L'uso di accuse infondate per far tacere gli oppositori
è diventato uno degli strumenti più utilizzati dal regime di
Nayib Bukele. Il caso più eclatante è quello dell'avvocata Ruth
Eleonora López Alfaro, arrestata il 18 maggio per peculato (accusa
trasformata poi dalla Procura in arricchimento illecito).
In realtà la vera ragione è che López, dirigente della ong
Cristosal, investigava casi di corruzione all'interno del governo
(presidente compreso),
criticava con forza le politiche di sicurezza del capo dello Stato
e assisteva i 252 venezuelani deportati dagli Usa e rinchiusi in
una prigione salvadoregna dopo l'accordo con l'amministrazione
Trump. Qualche giorno prima erano stati
incarcerati l'avvocato ambientalista Alejandro Henríquez e il
pastore evangelico José Pérez. La loro colpa: aver appoggiato un
pacifico presidio della cooperativa El Bosque, su cui pendeva la
minaccia di sgombero.
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Panama, scioperi e manifestazioni contro il governo Mulino
(3/7/2025)
Martedì 1 luglio, nel corso del suo primo resoconto di gestione davanti all'Asamblea
Nacional, il presidente José Raúl Mulino ha difeso il
memorandum d'intesa sulla sicurezza firmato con Washington in
aprile.
Mulino ha affermato che l'accordo "non viola la nostra sovranità da
nessun punto di vista" e che tutte le installazioni cui potranno
accedere soldati e contrattisti Usa restano sotto il controllo
esclusivo di Panama. Spiegazioni non certo sufficienti a convincere
le migliaia di persone scese in piazza a più riprese
contro la presenza militare statunitense nel paese.
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Si inasprisce la politica statunitense contro Cuba
(1/7/2025) Con un ulteriore giro di vite della politica di Washington
nei confronti dell'Avana, il presidente
Donald Trump ha imposto il 30 giugno nuove sanzioni
miranti soprattutto a colpire il settore turistico, principale
fonte di divisa dell'isola. Viene inasprita la proibizione ai
cittadini statunitensi di visitare Cuba (i viaggi finora erano
permessi per una serie di motivi come visite familiari e di
istruzione, progetti umanitari, competizioni sportive). Si sancisce
inoltre l'eliminazione delle
"pratiche economiche che beneficiano in maniera spropositata il
governo, le forze armate, l'intelligence e le agenzie di sicurezza
cubane". Saranno invece aumentati gli sforzi per appoggiare
l'opposizione attraverso l'espansione dei servizi di Internet e
l'appoggio alla "libera stampa", la "libera impresa" e la "libera
associazione". Un'azione che "rafforza l'aggressione e il blocco
economico che castiga tutto il popolo cubano e costituisce il
principale ostacolo al nostro sviluppo", ha replicato in un
messaggio su X il ministro degli Esteri dell'Avana, Bruno
Rodríguez.
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Argentina, sentenza definitiva contro Cristina Fernández
(18/6/2025)
Un nuovo clamoroso caso di lawfare in Argentina. Durante il mandato dell'imprenditore
di destra Mauricio Macri il "partito dei giudici" aveva riaperto una
causa, chiusa a suo tempo per mancanza di prove, contro la
ex presidente Cristina Fernández, accusandola di aver ricevuto
tangenti per la concessione di un'opera pubblica nella provincia di
Santa Cruz. Per avere un'idea delle posizioni di certa
magistratura basti pensare che il procuratore Diego Luciani, che
aveva rivestito il ruolo di accusatore, e il presidente del
tribunale che l'aveva processata, Rodrigo Giménez Uriburu,
sono da sempre molto vicini a Macri:
lo testimoniano le foto che li ritraggono insieme mentre giocano a
calcio nella villa di quest'ultimo.
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Sull'Argentina v. anche:
Vera Jarach: "Hay una peligrosa vuelta al fascismo" |
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Messico, provocazioni e ingerenze dagli Stati Uniti di Trump
(11/6/2025)
La presidente messicana Claudia
Sheinbaum fomenta le proteste violente a Los Angeles. È l'accusa
lanciata dalla ministra per la Sicurezza Interna degli Stati Uniti,
Kristi Noem, nel corso di una conferenza stampa, come risposta al
richiamo al rispetto della dignità umana rivolto da Sheinbaum alle
autorità statunitensi di fronte alla caccia all'immigrato
scatenata in California. Accanto a Noem vi era lo stesso Trump, che
si è ben guardato dal frenare l'attacco della sua ministra.
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Venezuela, trionfa il Gran Polo Patriótico
(28/5/2025)
Le elezioni svoltesi il 25 maggio hanno registrato una
nettissima vittoria del Gran Polo Patriótico, coalizione
di partiti tra cui il Psuv (Partido Socialista Unido de Venezuela)
e movimenti sociali, che
con l'82% dei consensi ha conquistato la maggioranza assoluta nell'Asamblea
Nacional e il governo di 23 dei 24 Stati in cui è diviso il
paese. Un risultato ottenuto anche grazie alle divisioni della
destra: l'ala che fa riferimento a María Corina Machado ha infatti
fatto appello all'astensione, sperando di convincere gli elettori a
disertare le urne. La strategia non ha ottenuto i risultati
sperati: la partecipazione al voto del 42,6% ha sconfitto
il "boicottaggio massiccio" che una certa opposizione sperava.
L'invito a non votare è stato criticato come "controproducente" dall'altro settore della
destra, deciso a partecipare ma diviso al suo interno tra l'Alianza
Democrática, la Red Decide dell'ex candidato
presidenziale Henrique Capriles e una serie di candidature
indipendenti.
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In Uruguay la 30ª Marcha del Silencio
(21/5/2025)
Migliaia di persone hanno partecipato il 20 maggio, nella capitale,
alla 30ª Marcha del Silencio in ricordo delle vittime del
terrorismo di Stato. La prima Marcha si tenne nel 1996 e
la data venne scelta perché il 20 maggio di vent'anni prima erano
stati ritrovati i corpi dei parlamentari Héctor Gutiérrez Ruiz e
Zelmar Michelini e degli ex tupamaros Rosario Barredo e William
Whitelaw Blanco, assassinati a Buenos Aires nel quadro del Plan
Cóndor. In prima fila, in questo silenzioso corteo che ha
attraversato il centro di Montevideo, i familiari dei
desaparecidos. Come ha sottolineato il deputato Gabriel Otero,
figlio di due militanti tupamaros condannati a lunghe pene
detentive, la marcia esprime la lotta e la resistenza di un popolo
"che vuole sapere dove sono i 197 scomparsi. Reclama verità.
Reclama giustizia".
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A Pechino il IV Forum Cina-Celac
(15/5/2025)
Il 13 maggio, in un contesto di tensione mondiale per le continue
minacce di Trump di applicare sanzioni ad amici e nemici, si è svolta a Pechino la quarta riunione ministeriale
del Forum Cina-Celac, il principale strumento di
cooperazione tra la Comunidad de Estados Latinoamericanos y
Caribeños e il gigante asiatico. All'incontro erano presenti,
oltre al presidente cinese Xi Jinping, il brasiliano Lula, il colombiano Petro
e il cileno
Boric, a testimoniare l'importanza data all'iniziativa dai paesi
partecipanti. L'Argentina è stato l'unico dei 33 membri
della Comunidad a non firmare la Dichiarazione di Pechino,
il documento finale che promuove il multilateralismo, la salvaguardia della pace
mondiale e lo sviluppo comune a livello globale.
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La scomparsa di José Mujica
(14/5/2025)
Una traiettoria politica eccezionale: da guerrigliero
tupamaro, che per la sua battaglia ha passato in prigione
quattordici anni spesso in condizioni inumane, a
presidente dell'Uruguay dal 2010 al 2015, anni in cui il paese
realizzò importanti passi avanti sul piano dei diritti sociali e
civili (riduzione della povertà, approvazione della giornata di
otto ore per i braccianti, riconoscimento del matrimonio
egualitario, depenalizzazione dell'aborto, legalizzazione della
marijuana). José Pepe Mujica si è spento il 13 maggio
nella modesta casa contadina nei pressi di Montevideo che divideva
con la moglie e compagna di lotta, la senatrice Lucía Topolansky.
Il "presidente povero", così veniva chiamato per la semplicità con
cui seppe vivere rinunciando ai privilegi della sua carica:
durante il suo mandato destinò il 90% del suo appannaggio
a programmi sociali e si distinse sempre per la sua critica serrata
al consumismo e alla ricerca spasmodica della ricchezza.
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Sull'argomento v. l'articolo
Las muertes y resurrecciones de Pepe Mujica |
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La Repubblica Dominicana contro i migranti haitiani
(26/4/2025)
Il razzismo come politica di Stato. Avviene nella Repubblica
Dominicana, dove da giorni è iniziata l'applicazione dei
nuovi provvedimenti governativi contro l'immigrazione nelle strutture sanitarie
pubbliche. Gli haitiani che
ricorrono agli ospedali vengono identificati e costretti a
dimostrare che risiedono e lavorano nel paese. Non solo: devono
anche pagare per le cure ricevute. I reparti maternità sono
stati militarizzati e
decine di donne incinte o in procinto di partorire sono state
arrestate e deportate, mentre probabilmente altre stanno
rinunciando, per paura, a richiedere attenzione medica. La
misura è stata duramente criticata da Stéphane Dujarric,
portavoce del segretario generale dell'Onu Guterres. Ma è solo
l'ultima di una serie di azioni di stampo xenofobo messe in atto
dal governo di Santo Domingo per rispondere alle sollecitazioni
dell'estrema destra.
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Ecuador, Noboa vince tra denunce di brogli
(20/4/2025)
Secondo il computo ufficiale Daniel Noboa si è imposto nel
ballottaggio, ma crescono le denunce
di brogli tanto che la sua avversaria, Luisa González, non ha riconosciuto il risultato e ha chiesto il
riconteggio dei voti. Certo appare sorprendente che il 13 aprile la
candidata correista abbia aumentato i suoi voti di pochi decimali
(dal 44 al 44,37%) rispetto al primo turno, nonostante il leader della Conaie Leonidas Iza,
che il 9 febbraio aveva ottenuto il 5,25% dei suffragi, le avesse
garantito il suo appoggio. Invece Noboa sarebbe balzato dal 44,17
al 55,63%.
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Luis Almagro lascia la guida dell'Oea
(11/3/2025)
In maggio l'uruguayano Luis Almagro lascerà la guida dell'Organización
de los Estados Americanos. A sostituirlo è stato designato il
ministro degli Esteri del Suriname, Albert Ramdin: sarà il primo
rappresentante di un paese dei Caraibi ad assumere l'incarico di
segretario generale dell'Oea. E proprio gli Stati caraibici,
insieme ai governi progressisti della regione (Bolivia, Brasile,
Cile, Colombia, Messico, Uruguay) sono stati determinanti nella
nomina. Ramdin era rimasto l'unico candidato dopo il
ritiro del suo avversario, il paraguayano Rubén Ramírez Lezcano,
spinto alla rinuncia per l'assottigliarsi del gruppo dei suoi sostenitori. "Il mio impegno è di
servire tutti gli Stati membri di questa organizzazione - sono
state le prime parole del segretario eletto - La nostra forza collettiva si
basa sulla nostra capacità di lavorare insieme".
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L'America Latina di fronte al tornado Trump
(4/2/2025)
Tra i primi decreti firmati dal nuovo presidente statunitense,
Donald Trump, figura la deportazione degli immigrati irregolari
verso i paesi d'origine, deportazione che è iniziata con oltre 260 guatemaltechi. Per compiacere l'elettorato più
reazionario, i primi trasferimenti sono avvenuti in modo plateale:
le persone espulse sono state imbarcate
sugli aerei incatenate in lunghe file, quasi fossero pericolosi
delinquenti. Scene che hanno fatto ricordare gli africani al
mercato degli schiavi e che hanno provocato le proteste di molti
governi latinoamericani. Le autorità brasiliane hanno condannato
"il flagrante disprezzo dei diritti fondamentali" dei concittadini,
ordinando la loro immediata liberazione dai ferri.
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Haiti, la missione internazionale non frena la violenza
(19/1/2025)
Sono oltre un milione le persone che hanno dovuto abbandonare le loro
case a causa della violenza delle bande criminali: lo afferma l'International Organization for Migration. Nel corso del
2024 si calcola che gli assassinati siano stati più di
5.600. Tra questi quasi duecento anziani e leader religiosi vudù
di Port-au-Prince, fatti uccidere per vendetta da un capoclan
che li accusava di aver provocato, con un maleficio, la morte
del figlio. Nel paese regna il caos e la furia della criminalità non
risparmia neppure gli ospedali: in dicembre è stato incendiato
il Bernard Mevs, uno dei pochi centri di cura ancora
funzionanti.
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Honduras, la risposta di Xiomara Castro a Trump
(6/1/2025)
Con un discorso pieno di dignità, la presidente Xiomara Castro ha
risposto alle minacce di Donald Trump di cacciare dagli Usa
migliaia di immigrati irregolari. "Di fronte a un atteggiamento
ostile di espulsione di massa dovremmo considerare un cambiamento
nelle nostre politiche di cooperazione con gli Stati Uniti,
specialmente in campo militare dove senza pagare un centesimo
mantengono da decenni basi militari sul nostro territorio", ha
affermato Xiomara aggiungendo che in tal caso quelle basi
"perderebbero ogni ragione di esistere in Honduras". La presidente
si augura dunque che Trump "non assuma rappresaglie inutili contro
i nostri migranti, che in genere recano un grosso apporto
all'economia statunitense". Si calcola che circa 250.000
honduregni potrebbero essere deportati dagli Stati Uniti e il paese
- a detta del Ministero degli Esteri - non è in condizioni di
riceverli adeguatamente.
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