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La transizione in Brasile

Teresa Isenburg

Domenica 11 dicembre i gruppi tematici della transizione hanno consegnato le loro relazioni finali al coordinatore della transizione stessa, il vicepresidente eletto Geraldo Alkmin. Lunedì 12, nella sede del Superiore Tribunale Elettorale, il presidente eletto Luiz Inácio Lula da Silva, e insieme a lui il suo vice, hanno visto ufficializzato il risultato elettorale. È infatti scaduto il termine che consente di presentare ricorsi. A partire da questo momento presidente e vicepresidente eletti non possono più essere denunciati e indagati, mentre i ministri confermati sono in condizione di assumere la direzione dei lavori delle loro rispettive aree. Il primo gennaio 2023 avrà luogo la cerimonia di insediamento e finalmente il vecchio esecutivo scomparirà dall’orizzonte.

Ma che cos’è la transizione? La legge 10609/2002 e il decreto7221/2010 stabiliscono le disposizioni del passaggio da un esecutivo a un altro. Norme che non sono necessarie in caso di un secondo mandato. In questo modo fra le elezioni presidenziali che si tengono la prima domenica, ed eventualmente l’ultima di ottobre, e l’assunzione piena del potere il primo gennaio avviene un ordinato passaggio di consegna e di informazioni. Le disposizioni vigenti prevedono che il presidente eletto o un suo delegato debbano scegliere fino a 50 persone remunerate per formare l’équipe di transizione e possano completare il gruppo con volontari non remunerati. In questo caso Geraldo Alkmin, nominato ministro straordinario per supervisionare i lavori, ha optato per un numero elevato di volontari, 300 (mentre le persone coinvolte a vario titolo hanno superato le 900). Si è trattato di ex ministri, parlamentari, molti esponenti della società civile legati a organizzazioni e associazioni intellettuali. Il tutto ripartito in 31 gruppi di lavoro tematici incaricati di redigere relazioni che "devono contenere almeno dieci punti di allarme, organigramma, bilancio, disposizioni di revoca, struttura di ogni area e previsione per i primi cento giorni". Alcuni punti su cui non si è trovato consenso sono indefiniti e la decisione spetterà al governo.

Il quadro che l’équipe di transizione si è trovato di fronte è quello di un paese devastato, come se fosse passata una guerra, in cui l’intelaiatura dello Stato è stata smantellata e le casse svuotate al punto da non poter coprire le spese obbligatorie da inserire nel bilancio del 2023, che va votato dal Parlamento della legislatura in uscita entro gli ultimi giorni del 2022. Di conseguenza in queste settimane la trattativa fra il presidente eletto e il Parlamento ha riguardato e riguarda l'elaborazione e la votazione rapida di una PEC/Proposta di emendamento costituzionale, che consenta nel bilancio 2023 di superare il tetto di spesa introdotto da Michel Temer nel 2016 che blocca per vent'anni (sic!) qualunque aumento della spesa pubblica.

L’urgenza di spesa sociale in un paese che ha al momento 33 milioni di cittadini/e in situazione di fame impone di adeguare la cosiddetta responsabilità fiscale. Per dare un’idea della disarticolazione compiuta ricordo un dato: i funzionari dell’INSS (equivalente all’INPS italiano) erano 31.000 nel 2019. Oggi sono 19.000: ciò significa che i servizi ai lavoratori vengono gestiti dall’intelligenza artificiale, da robot, dai percorsi a vicolo cieco delle pratiche online. Conosciamo anche noi. Ma questo è solo un esempio dell’ampiezza di smontaggio dell’amministrazione pubblica. Nei discorsi della cerimonia sia Lula che il presidente del Superiore Tribunale Elettorale hanno ribadito che tutti i crimini compiuti in questi anni verranno giudicati nei tribunali, non ci sarà impunità, e hanno anche espresso preoccupazione per il protagonismo dell'estrema destra che ha colpito, con azioni e progetti lontani dalla Costituzione, il Brasile e gli Usa e che investe anche paesi europei. Un allarme che le forze democratiche italiane farebbero bene a prendere molto sul serio.

Il governo che sta per entrare in esercizio ha di fronte a sé un compito immane: in primo luogo ripristinare (e in parte riconsiderare) le istituzioni e la pubblica amministrazione gravemente ferita, in secondo luogo apportare riparazione al massacro sociale consciamente perpetrato in questi anni (2016-2022), in terzo luogo dare consistenza operativa a una politica estera audace nel costruire un mondo multipolare, collaborativo, impegnato nel metodo diplomatico e lontano da armi e guerre.

Durante questo mese e mezzo che è trascorso dal secondo turno del 30 ottobre sono continuate e continuano manifestazioni illegittime di blocco delle strade e di agglomerazioni davanti alle caserme per chiedere un intervento golpista. Il presidente sconfitto in questi lunghi giorni non è quasi mai uscito dalla residenza ufficiale, neppure per andare al suo posto di lavoro nel Palacio do Planalto. In brevi apparizioni davanti a suoi sostenitori, agglomerati nei pressi della sua abitazione, ha fatto dichiarazioni ambigue o anche esplicite di sostegno agli atti illeciti come il 7 dicembre.

Molti atti simbolicamente maleducati e volgari sono stati compiuti dall’esecutivo ancora in carica in dispregio dell’immagine del paese: al presidente eletto non è stato messo a disposizione un aereo della FAB/Forza Aerea Brasiliana per recarsi alla Cop 27 di cui era ospite, all’équipe di transizione non è stata messa a disposizione, come prassi, la residenza ufficiale Granja do Torto concessa al guastatore ministro dell’Economia Paulo Guedes, per cui Lula lavora in un albergo, alla cerimonia nel Superiore Tribunale Elettorale i due ministri del tribunale nominati dal presidente sconfitto non si sono presentati, firmando quanto già di sapeva, cioè che non siedono nel massimo consesso del potere giudiziario per garantire il rispetto della Costituzione, ma come numi tutelari di chi li ha nominati, a tacere del fatto che lo sconfitto continua a nominare ambasciatori e alti funzionari, oltre ad aver fissato una riunione nei prossimi giorni per chiudere la commissione morti e scomparsi politici del Ministero della Famiglia, della Donna e dei Diritti Umani. Che la volgarità sia uno dei tratti caratterizzanti e costitutivi dei poteri fascistizzanti è noto, essa è facilmente imitabile e quindi trascina consenso grossolano.

Concludo con un'informazione sulla vendita dei blindati su gomma Centauro II della Fiat-Oto Melara al Brasile, di cui avevo scritto a fine novembre: il 5 dicembre il Tribunale Regionale ha sospeso l’acquisto dei blindati e quindi la firma del contratto prevista per il 5 dicembre non è avvenuta. Non so come questa vicenda si svilupperà.

San Paolo, 13/12/2022

 

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a cura di Nicoletta Manuzzato