Latinoamerica-online.it |
Multinazionali italiane in Brasile Teresa Isenburg Venerdì 3 novembre 2,1 milioni di allacciamenti (quindi un numero tre o quattro volte superiore di persone fisiche) di energia elettrica della Grande San Paolo sono rimasti senza collegamento e la situazione si è protratta per molti giorni, tanto che dopo quasi una settimana i ripristini non erano completati né si sapeva del loro destino. Quale la causa? Ufficialmente un temporale potente con venti a 100 km/h, che aveva provocato la caduta di alberi sui fili. Di chi la responsabilità? Secondo la concessionaria della distribuzione ENEL Brasil, del cambiamento climatico che provoca “eventi estremi”. Ma viceversa è nota e frequente l’interruzione di fornitura per caduta di alberi, ad esempio nel grande blackout in Italia di domenica 28 settembre 2003 per un accadimento di questo tipo nell'educata e ordinata Elvezia. Sono fatti prevedibili che chiedono una adeguata e previa organizzazione da parte del gestore per un intervento immediato (non sei e più giorni di scollegamento) ad esempio disponendo magari di una ben preparata schiera di boscaioli. Ma perché la “nostra” ENEL dal 2018 è diventata la maggiore distributrice di energia elettrica del paese? È un tassello del processo di espropriazione di beni collettivi in corso ormai da almeno una quarantina di anni che fa sì, per parafrasare Tommaso Moro, che “le azioni divorino gli uomini”. In quell’anno ENEL acquisì il controllo della Elettropaulo (impresa statale paolista creata nel 1981 e parzialmente privatizzata negli anni ’90), comprando le azioni che ancora appartenevano all’Unione: una scelta non innocente dell’esecutivo federale in quell’anno presieduto da Michel Temer, insediatosi in seguito all’incostituzionale deposizione della presidente legittima Dilma Rousseff (1). ENEL opera in una parte considerevole della Grande San Paolo, nello Stato di Rio de Janeiro al di fuori della capitale e nello Stato di Ceará. In questi cinque anni ha ridotto il numero di funzionari del 36%, da 23.835 a 15.366. Come ricorda Estelino Neto, presidente della Federazione Interstatale dei Lavoratori nelle industrie urbane del Sudest/Fruse, dove prima c’erano cinque équipe specializzate in compiti primari per mantenere una rete in buon funzionamento, adesso c’è un solo elettricista. Inoltre la Aneel/Agenzia Nazionale di Energia Elettrica svolge in modo indolente il suo compito di controllo. Il blackout ha prodotto una reazione molto energica non solo dei milioni di cittadini/e colpiti, in parte anche in edifici residenziali (nelle zone periferiche le interruzioni di fornitura sono otto volte più frequenti che in quelle centrali), ma anche, e molto, da parte degli amministratori e dei politici della capitale e dello Stato, che vedono la propria immagine pubblica pregiudicata. Inoltre proprio in questo periodo il governatore di estrema destra dello Stato di San Paolo, Tarcisio de Freitas, intende realizzare una vasta privatizzazione del colosso di distribuzione di acqua e trattamento fognario dello Stato/Sabesp, iniziativa che incontra unaopposizione che si rafforza, ovviamente, di fronte alla semplice domanda che la crisi elettrica suscita: volete rimanere senz’acqua? In questo contesto già il 14 dicembre una CPI/Commissione Parlamentare di Inchiesta della ALESP/Assemblea Legislativa dello Stato di San Paolo ha messo a punto una relazione finale articolata (2). La rapidità con cui si è giunti a questo risultato si spiega con il fatto che tale CPI era già stata insediata a maggio a seguito dei ripetuti disservizi di ENEL e della pressione soprattutto delle amministrazioni municipali, continuamente danneggiate da tagli di fornitura, prezzi oscuri, informazione nebbiosa. Compito della commissione era “appurare le possibili irregolarità e pratiche abusive commesse dall’ENEL distribuzione di San Paolo nella prestazione di servizi di fornitura di energia elettrica nella regione metropolitana di San Paolo, investigando specialmente il periodo dal 2018 al 2023, le cadute di tensione, la riscossione di versamenti, l’attuazione operativa, il sostegno a consumatori e municipi, l’applicazione della tariffa sociale, l’esecuzione degli investimenti e delle opere previste, così come lo stato di conservazione della rete di infrastruttura e di distribuzione energetica”: come si vede, un ventaglio assai ampio di necessarie verifiche. Questo a conferma, se ce ne fosse bisogno, della continuativa cattiva conduzione del servizio in cui la situazione atmosferica del 3 ottobre si inserisce come elemento aggiuntivo, ma non esplicativo. Leggere gli atti è interessante sia per le informazioni puntuali, sia per avere uno spiraglio sul modo di pensare delle parti. La prima considerazione è che tutti i parlamentari della commissione, senza eccezione e indipendentemente dalla collocazione politica, sono molto duri con ENEL, che considerano inaffidabile e incompetente. La seconda è lo stile con cui soprattutto i tre principali dirigenti convocati (l’ex presidente dell’ENEL Nicola Cotugno, rimosso dall’incarico, il presidente di ENEL San Paolo Max Xavier Lins, il direttore delle operazioni di ENEL Brasil Vincenzo Ruotolo) rispondono alle domande in modo vago e sfuggente, senza mai presentare dati precisi con numeri, luoghi e date e allo stesso tempo esaltano l’eccellenza della propria impresa e del suo operare (questo di fronte a un enorme disastro). È uno stile, diciamo così, che si ritrova in molti documenti analoghi, dagli interrogatori dei dirigenti della impresa mineraria Vale dopo il delitto di Brumadinho del 2019 a quelli del Vajont di sessanta anni fa. Una omogeneità comportamentale impressionante, ma ci vorrebbe un antropologo per spiegare questa specifica tipologia umana. Naturalmente le catastrofi determinate da comportamenti omessi o conniventi di chi doveva dirigere secondo scienza e coscienza ciò che era loro affidato è attribuito a accadimenti eccezionali imprevedibili, non contenibili, che sollevano da ogni responsabilità e, cosa sorprendente, da ogni espressione di dolore. Ma interessante è soprattutto l’insieme di raccomandazioni che la CPI avanza. Si auspica un intervento immediato nell’impresa, la chiusura del contratto di concessione nella regione metropolitana di San Paolo, il rinvio a giudizio dei tre principali dirigenti. I deputati di opposizioni chiedono anche una indagine sugli organi di controllo, in primo luogo Aneel. Come si vede misure drastiche, chissà se il Ministero Pubblico e gli altri soggetti responsabili agiranno con fermezza. Per quanto concerne l’Italia è evidente che il danno di immagine, e quindi direttamente economico e imprenditoriale, è molto grande, tanto più che ENEL ha una presenza regionale in America del Sud. E mi sembra che non migliori tale immagine il grave incidente sulla Atene-Salonicco il 28 febbraio 2023, dal momento che Hellenic Train, che gestisce i treni circolanti, ha il suo capitale interamente in capo a Trenitalia. Naturalmente, ricorda Ferrovie dello Stato, ammodernamento, manutenzione e gestione della rete ferroviarie e della circolazione è rimasta nelle mani pubbliche dell’azienda greca OSE… quindi Trenitalia non c’entra (3). Aggiungo che non migliora il profilo imprenditoriale del nostro paese la documentazione che continua a crescere sulla Fiat durante la dittatura militare (1964-1985): stanze di “interrogatori” all’interno delle fabbriche, vicinanza stretta con gli organi di repressioni legittimi e illegittimi per spionaggio dei lavoratori, licenziamenti politici, ecc. ecc. Di tutto questo Fiat rigetta ogni riconoscimento e rifiuta anche solo di parlare di riparazione, come invece accettano di fare alcune delle molte imprese che negli anni della dittatura hanno collaborato con la stessa in danno dei propri dipendenti (4). NOTE (1) Vinicius Konchinski, Após demitir 36% dos seus trabalhodores, Enel atrasa religamento de energia e priorize “casos críticos”, “Brasil de Fato”, 7.11.2023; CPI da Enel deve apurar responsabilidades da gestão Nunes (sindaco di San Polo) no apagão de São Paulo, “Brasil de Fato”, 10.11.2023. (3) Trovo di un certo interesse segnalare che le imprese titolari di concessioni idroelettriche esprimono molta preoccupazione per la prossima scadenza di tali concessioni e per il rischio che le gare vengano aperte anche ad operatori europei con danno (?) per la sicurezza energetica. Guglielmo Valia, Energia, è allarme su idroelettrico. Enel e le altre utility chiedono stop alle gare sulle concessioni, "Milano Finanze News", 15 dicembre 2023 (4) Una documentazione molto ampia sulla stretta collaborazione antioperaia e antisindacale di imprese multinazionali e nazionali con la dittatura militare è prodotta dall’istituto Iiep di San Paolo, coordinato da Sebastião Neto e facilmente reperibile online. San Paolo, 21/12/2023
|
Latinoamerica-online.it a
cura di Nicoletta Manuzzato |