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Brasile, lettera aperta al presidente Lula

Ex ministri, diplomatici, studiosi brasiliani hanno ritenuto non disutile diffondere una lettera aperta al presidente della Repubblica in appoggio alla scelta compiuta di aderire all’iniziativa del Sud Africa di ricorrere alla Corte Internazionale di Giustizia de L’Aja contro lo Stato di Israele. Il testo coglie anche le motivazioni di tale opzione. Può avere un certo interesse per il lettore italiano conoscere meglio l’indirizzo di politica estera e diplomatico del Brasile. (T.I.)

Lettera aperta di appoggio a sua Eccellenza il Presidente della Repubblica signor Luiz Inácio Lula da Silva e a sua Eccellenza Ministro di Stato delle Relazioni Estere, ambasciatore Mauro Vieira

17 gennaio 2024

Il governo dell’Africa del Sud ha presentato, con l’appoggio di 67 paesi incluso il Brasile, il 29 dicembre 2024, una petizione alla Corte Internazionale di Giustizia dell’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU) de L’Aja, organismo di 15 giudici che giudica dispute fra Stati. La petizione accusa lo Stato di Israele di inadempienza della Convenzione per Prevenzione e Punizione del Genocidio del 1951.

Il 10 gennaio 2024, in una nota del Ministero delle Relazioni Estere, il presidente della Repubblica ha illustrato gli sforzi e le azioni del suo governo compiuti in numerosi forum a favore del cessate il fuoco, della liberazione degli ostaggi e della protezione della popolazione civile a Gaza. Ha inoltre sottolineato l’azione instancabile del Brasile nell’esercizio della presidenza del Consiglio di Sicurezza per promuovere una soluzione diplomatica del conflitto.

Alla luce della continuità di flagranti violazioni del diritto internazionale umanitario a Gaza, il presidente Lula ha manifestato il proprio appoggio all’iniziativa dell’Africa del Sud di attivare la Corte Internazionale di Giustizia affinché decreti che Israele interrompa immediatamente tutti gli atti e le misure che possano costituire genocidio o crimini indicati nella Convenzione di Ginevra.

La decisione del presidente della Repubblica ha suscitato critiche come l’accusa di una supposta mancanza di coerenza della diplomazia brasiliana nell’appoggiare il ricorso alla Corte, considerato in dissonanza con la politica estera di equilibrio fra Israele e Palestina e che avrebbe l’obiettivo di delegittimare Israele spezzando la fratellanza (sic) con il popolo ebraico, rafforzando l’antisemitismo.

Non vi è alcuna incoerenza nella diplomazia brasiliana. Queste critiche ignorano che lo Stato brasiliano si è orientato, nelle relazioni internazionali, secondo il primato del rispetto dei diritti umani, in base all’articolo 4° della Costituzione del 1988. La politica estera brasiliana nella costituzionalità democratica ha sempre rispettato la prevalenza delle norme internazionali e delle decisioni degli organismi multilaterali.

Qualsiasi riferimento alla crisi a Gaza deve essere esaminato, come ha recentemente affermato il segretario generale dell’ONU, nel contesto della storia delle relazioni fra Israele e il popolo palestinese. Il mantenimento dell’equidistanza nelle relazioni del Brasile deriva dalla situazione delle due parti in conflitto, nell’ambito degli obblighi del Brasile di fronte alla legislazione internazionale: lo Stato di Israele, come potenza occupante, e la Palestina occupata, sottoposta ad anni di segregazione, 56 anni di occupazione militare e 16 anni di blocco di Gaza.

Molte critiche sottolineano che il processo nella Corte trascura l’esame degli attacchi di Hamas del 7 ottobre 2023. Ma Hamas non può essere parte in un atto giudiziario davanti alla Corte Internazionale di Giustizia che esamina solo le dispute fra gli Stati. La Corte esaminerà la difesa di Israele, che accusa Hamas per la morte di civili e non per il suo comportamento. In ogni caso, l’organismo giudiziario che può condannare i crimini di guerra di Hamas è il Tribunale Penale Internazionale (che indaga e processa individui), ma Israele ha impedito al procuratore del Tribunale di entrare a Gaza di fronte al rischio che egli potesse investigare e processare autorità ufficiali di Israele.

L’accusa di rafforzare l’antisemitismo fa parte della campagna politica del termine, che strumentalmente considera qualsiasi critica allo Stato di Israele e al suo governo come antisemita. L’antisemitismo è un flagello pericoloso e deve essere combattuto con fermezza. Ma non vuole dire essere antisemita condannare l’apartheid e il sistematico mancato rispetto da parte di Israele delle decisioni degli organismi dell’ONU e di leggi internazionali umanitarie e di diritti umani, inclusa la mancata prevenzione del genocidio. Secondo quanto osservato dalla Dichiarazione di Gerusalemme e dal The Nexus Document sull’antisemitismo, equiparare falsamente antisemitismo con critica a Israele pregiudica l’importante lotta contro l’antisemitismo.

Sfortunatamente tutte queste critiche ipocrite alla decisione del governo brasiliano attraverso lettere pretestuose, editoriali, valanghe di note nei social non prendono in considerazione natura, ambito e ampiezza degli attacchi militari di Israele a Gaza, con un bombardamento continuo per 100 giorni in una delle regioni più densamente popolate del mondo, imponendo l’evacuazione di 1,9 milioni di persone (85% della popolazione di Gaza) dalle loro case, spostate in aree sempre più limitate, senza adeguato riparo, in cui continuano ad essere bombardate, uccise, ferite e private di quanto basicamente necessario per la sopravvivenza. Gli attacchi hanno già ucciso oltre 23.000 palestinesi. Gaza si è trasformata in un cimitero di oltre 10.000 bambini, con migliaia di feriti con amputazioni senza anestesia, scomparsi, ipoteticamente sepolti sotto le macerie. Risultano morti 82 giornalisti, molti insieme alle loro famiglie allargate. Oltre 150 funzionari dell’ONU sono morti, più che in ogni altro conflitto nel corso dei 78 anni di storia dell’organizzazione.

Israele ha distrutto vaste aree di Gaza, compresi interi quartieri, ha danneggiato o distrutto oltre 355.000 case palestinesi, terre agricole, panetterie, scuole, quattro università, imprese, moschee e locali di culto, cimiteri, siti culturali e archeologici, servizi municipali, impianti di acqua e servizi sanitari, reti elettriche, sistema medico e di salute palestinesi. Israele continua a ridurre Gaza in macerie, uccidendo, ferendo e massacrando la popolazione e creando condizioni di vita che la petizione dell’Africa del Sud ritiene siano calcolate per la distruzione fisica dei palestinesi come gruppo etnico e nazionale.

I firmatari sotto riportati appoggiano il governo democratico del Brasile e concordano con la decisione presa dalla diplomazia brasiliana presso la Corte Internazionale di Giustizia. In questo senso appoggiamo il presidente della Repubblica, Luiz Inácio Lula da Silva, e il ministro di Stato delle Relazioni Estere, ambasciatore Mauro Vieira.

PAULO SÉRGIO PINHEIRO, ex Ministro della Segreteria di Stato di Diritti Umani

KENNETH ROTH, ex Direttore esecutivo di Human Rights Watch

AMBASCIATORE JOSÉ MAURÍCIO BUSTANI, ex Direttore Generale dell’ Organizzazione per il Divieto di Armi Chimiche

JUAN E. MENDEZ, ex Assessore Speciale del Segretariato Generale dell’ ONU per la Prevenzione del Genocidio

FABIO KONDER COMPARATO, Professore Emerito della Facoltà di Diritto, USP

AMBASCIATORE TADEU VALADARES, ex direttore del Dipartimento di Diritti Umani e Temi speciali, Ministero delle Relazioni Estere

JAMES CAVALLARO, ex Presidente della Commissione Interamericana dei Diritti Umani, OEA

MARILENA CHAUI, Professore Emerita, Facoltà di Filosofia Lettere e Scienze Umane, USP

PAULO VANNUCHI, ex Ministro di Diritti Umani

REGINALDO NASSER, Professore di Relazioni Internazionali, PUC-SP

ROGERIO SOTTILI, ex Ministro di Diritti Umani

LUIZ CARLOS BRESSER PEREIRA, ex Ministro dell’ Economia, ex Ministro dell’Amministrazione Federale e della Riforma dello Stato

AMBASCIATORE EDUARDO ROXO

LUIZ EDUARDO SOARES, Antropologo e Scrittore, ex Segretario Nazionale di Sicurezza Pubblica.

NILMA LINO GOMES, ex Ministra dell’ Eguaglianza Razziale

AMBASCIARORE FRANCISCO ALVIN

JOSÉ LUIZ DEL ROIO, Storico, ex Senatore in Italia

IDELI SALVATI, ex Senatrice, ex Ministra dei Diritti Umani

MILTON HATOUM, Scrittore

ELEONORA MENECUCCI DE OLIVEIRA, ex Ministra di Politiche per le Donne

BRENO ALTMAN, Giornalista

SALEM NASSER, Professore di Relazioni Internazionali, FGV-Direito

PEPE VARGAS, Deputato Statale- RS e ex Ministro di Diritti Umani

LAURA GREENHALGH, giornalista

MARIA DO ROSARIO, Deputata Federale, ex Ministra dei Diritti Umani

MARIA VICTORIA DE MESQUITA BENEVIDES, Professore Emerita della Facoltà di Educazione, USP

BRUNO HUBERMAN, Professore di Relazioni Internazionali, PUC-SP

AMBASCIATORE JOSÉ VIEGAS FILHO, ex Ministro della Difesa

Traduzione di Teresa Isenburg

 

Latinoamerica-online.it

a cura di Nicoletta Manuzzato