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Brasile, la destra contro "unione e ricostruzione" Teresa Isenburg Sembra a me che a volte le contraddizioni che abitano il tempo presente si manifestino in maniera particolarmente evidente qui, a sud dell’Equatore ed in specifico in una realtà consistente come il Brasile: ridotte, in un certo senso, ai loro elementi essenziali, senza velature che ne sfumino i contorni. Proverò a riassumere quello che ho seguito in quest’ultimo mese, in un periodo politico ed economico non facile per il governo di centrosinistra presieduto da Lula che ha come motto, e quindi come programma, “unione e ricostruzione”. Mi vorrei soffermare sui seguenti punti: 1) Mercosul-UE; 2) taglio della spesa pubblica e speculazione finanziaria; 3) colpo di Stato del 2023 e militari; 4) confronto giudiziario fra multinazionali.
1) Accordo Mercosul-Unione
Europea. Tra il 5 e il 7 dicembre si sono svolti a Montevideo
incontri che hanno portato dalla firma dell’accordo. Adesso il
testo dovrà passare al vaglio degli organismi europei e non è
affatto detto che il risultato sia positivo, dal momento che paesi
di peso sono contrari: in primo luogo la Francia, poi la Polonia,
forse l’Italia e magari altri. Da parte brasiliana ed in primo
luogo di Lula è stata espressa molta soddisfazione, mettendo in
evidenza aspetti vantaggiosi: il coordinamento di un mercato di 700
milioni di persone, un pil complessivo di 22.000 miliardi di
dollari, la possibilità di guidare la transizione energetica. La
diplomazia brasiliana nel corso del 2024 si è spesa per raggiungere
un punto di mediazione che rivedesse la squilibrata bozza del 2019
e questo spiega l’esplicita soddisfazione. Lula ha fra le proprie
priorità per il suo terzo governo quella di rendere il Brasile un
protagonista della politica internazionale. Ma non mancano voci
critiche e anche molto critiche all’accordo, come quella
dell’economista Paulo Nogueira Batista Jr, già direttore esecutivo
del Fondo Monetario Internazionale ed ex vicepresidente del Nuovo
Banco di Sviluppo dei Brics, o di Jefferson Miola del Forum Sociale
Mondiale
Premessa. Prima di parlare della politica interna può essere utile ricordare alcuni elementi di contesto. Scorrendo i giornali internazionali delle ultime settimane si incontrano articoli unisoni che tratteggiano un Brasile sull’orlo del collasso economico e il governo di centrosinistra prossimo alla disfatta. In realtà è in corso un attacco massiccio contro quest’ultimo, attacco che trova nella grande stampa interna ed estera un alleato fedele. Il quadriennio 2023-2026 è giunto a metà mandato ed è già cominciata la campagna per la prossima scadenza presidenziale. L’élite notoriamente reazionaria, redditiera, nostalgica della schiavitù che cerca di perpetrare attraverso l’esclusione sociale e il razzismo e che ha nel Congresso, spostato molto a destra, il proprio specchio non sopporta che i sondaggi rilevino una possibile e fors’anche probabile vittoria di Lula di qui a due anni. Si impegnano quindi a rendere al governo la vita impossibile in qualsiasi modo, sia intralciando le proposte attraverso la maggioranza parlamentare che controllano, sia attivando le reti della destra mondiale al momento in trionfante ascesa in Europa e negli Usa. L’esecutivo di coalizione deve mediare molto al proprio interno per mantenere una incerta coesione e anche la principale forza di sinistra, cioè il Pt/Partito dei Lavoratori, essendo un movimento riunisce componenti diversificate. A tutto questo si aggiunge il fatto non marginale che il 19 ottobre Lula ha sofferto un assai grave incidente domestico con conseguente operazione alla testa e che il 10 dicembre è stato necessario un ulteriore intervento di emergenza per drenare un ematoma. Gli avvoltoi quindi si mobilitano sognando un Lula fuori gioco e affilando le lame per riprendere il controllo diretto delle leve del potere. Ma l’esecutivo governa bene (naturalmente con i suoi errori e passi falsi) in cui l’economia cresce al di sopra degli indici previsti (pil + 3,1%), l’occupazione ha il maggior livello già raggiunto (disoccupazione 6,4%), vi è stata una (sempre insufficiente) ridistribuzione del reddito che lenisce (troppo poco) diseguaglianza e miseria. Tuttavia, come dice il sociologo Emir Sader, questo non si traduce in un risultato favorevole al governo nei sondaggi di opinione. È in questo scenario che nelle ultime settimane si è scatenato un attacco economico, mediatico, politico (nella misura in cui si può chiamare politica il gioco parlamentare del ricatto), volto a screditare l’immagine del paese e a paralizzare l’esecutivo. Fonti: O maior enigma do Brasil, @emirsader/ x, 8.11.2024; Moisés Mendes, Jornalões reaproximam velha direita e fascismo, para inviabilizar Lula antes de 2026, “Brasil 247”, 26.12.2024; Menor desemprego da história, menor inflação em 4 anos e comércio aquecido:”onde está a crise?” questiona Cappelli, “Brasil 247”, 28.12.2024 2) Qui come altrove lo strumento per indirizzare l’agire di un’amministrazione verso determinati gruppi sociali piuttosto che altri è il debito pubblico, considerato fonte di ogni male. Questo vale anche per il Brasile e il fatto che questo debito non sia affatto alto non impedisce che i gruppi forti ne chiedano la riduzione o la impongano per vie indirette. Così il ministro dell’Economia Fernando Haddad il 2 dicembre, dopo lunghe trattative con le diverse componenti del Parlamento, meno con le parti sociali, si è trovano nella necessità di presentare alla Camera un pacchetto di misure per ridurre la spesa pubblica. Ne è risultato un testo complesso non buono, ma non pessimo. Si sa che in questi casi la richiesta dell’oligarchia globale è una sola: tagliare drasticamente la spesa sociale, in particolare educazione e sanità, comprimere le pensioni. Altro algoritmo non è previsto. Alcuni punti qualificanti del provvedimento proponevano di rispettare il tetto previsto dalla Costituzione per i salari di alti quadri della pubblica amministrazione impedendo le eccezioni, intervenire sull’assurdo trasferimento di denaro e sugli infiniti privilegi per i gradi elevati delle forze armate (ad esempio la pensione vitalizia per figlie non sposate: non ho sentito protesta di parte femminista per questa indecenza), alzare (di poco) l’età di accesso alla pensione per chi passa alla riserva e altre piccole cose (peraltro spalmate su un numero infinito di anni e di generazioni). Si proponeva inoltre di esonerare dalla tassazione le retribuzioni fino a 5000 reais, compensando questa minore entrata con un lieve aumento del prelievo per i redditi superiori. Alcune misure non leggere colpiscono le fasce deboli: la riduzione della gratifica annua per i salari bassi, la riduzione del beneficio di prestazione continua che concerne vecchi e invalidi, modificazioni nel calcolo dell’adeguamento del salario minimo. La reazione della destra allargata a queste misure assolutamente ovvie è stata esplosiva e soprattutto ben preparata e coordinata. Da un lato si è sviluppata una operazione speculativa sul tasso di cambio del dollaro, che già il 29 novembre superava i 6 reais per 1 dollaro (il 20 novembre era a 5,77), dall’altro l’11 dicembre il Copon/Comitato di politica monetaria della Banca Centrale alzava il tasso di sconto/Selic a 12,25% a fronte di una inflazione accumulata su 12 mesi in novembre di 4,7 come misura preventiva per tenere sotto controllo una eventuale crescita dell’inflazione. Due interventi destinati ad accrescere il debito pubblico, ad assicurare guadagni infiniti al sistema finanziario e a garantire la concentrazione del reddito e quindi il baratro della disuguaglianza, strumento indispensabile di controllo sociale. Da parte sua il Congresso, mentre da un lato alza la voce contro il debito pubblico chiedendo il taglio della spesa pubblica (sociale), dall’altro ricatta l’esecutivo cercando di imporre il mantenimento dei cosiddetti emendamenti parlamentari, un lascito avvelenato del governo Bolsonaro. Si tratta dell’attribuzione a singoli parlamentari o gruppi di porzioni di bilancio da utilizzare per progetti specifici. Questi trasferimenti di risorse hanno raggiunto livelli elevatissimi, stravolgendo i progetti governativi. Inoltre vengono distribuiti con procedure fuori dalle regole e oscure, per cui non si sa dove vadano a finire i soldi. Il Supremo Tribunale Federale/STF interviene con energia imponendo misure amministrative chiare, ma la Camera non rispetta le sentenze e alimenta una tensione forte fra i poteri per difendere l’élite. Inoltre sempre il Congresso si oppone con tenacia a qualunque riduzione delle agevolazioni fiscali a molti settori produttivi che sottraggono miliardi alle entrate dell’erario. È evidente che sarebbe necessaria una forte mobilitazione della società civile per difendere gli interessi generali, ma qui come altrove domina una specie di paralisi. Tuttavia un’importante protesta con una non piccola presenza nelle piazze si è sviluppata a partire da metà novembre per chiedere la fine dei contratti di lavoro 6+1, sei giorni di lavoro a fronte di un solo giorno di riposo. E sempre molto combattivo e capace di elaborare proposte e progetti rimane il MST/Movimento dei Lavoratori Senza Terra, sotto forte pressione repressiva da parte del blocco degli agrari che ha nella Camera dei deputati un gruppo enorme. Fonti: Luis Nassif, O Banco Central entregou a economia à especulação, “GGN”, 28.11.2024; Rui Costa diz que reação do mercado é ataque especulativo contra real, “Agencia Brasil”, 5.12.2024; Luis Nassif, È hora de investigar o cartel que manipula a cambio, “GGN”, 9.12.2024; José Luis Oreiro, Um BC desarmado, “A Terra è redonda”, 18.12.2024; Luiz Carlos Bresser Pereira, A cultura dos juros altos, “A Terra é redonda”, 19.2.20024 3) Continua l’azione giudiziaria sul colpo di Stato del’8 gennaio 2023. Dopo la conclusione, il 21 novembre, dell’indagine della polizia e la denuncia di 37 persone alcune già detenute, il fatto più importante è l’arresto il 14 dicembre del generale Walter Braga Netto. Non è il primo militare arrestato in questo processo, ma è il primo generale di quattro stelle. Questo apre il vaso di Pandora della questione militare che da decenni, probabilmente quasi un secolo, mina la costruzione di un difficile percorso politico democratico, dal momento che tale settore si è attribuito arbitrariamente parte del potere che appartiene alla società. Dopo la faticosa sconfitta della dittatura militare e il varo della Costituzione del 1988, i rapporti di forza non hanno consentito di affrontare questo nodo che soffoca il quadro politico e oggi si ripresenta come irrimandabile. La reazione a tale arresto è stata in alcuni casi, ad esempio nella Marina, assolutamente scomposta, in altri inadeguata o quasi autogiustificativa. Così il fatto che l’alto comando dell’esercito si sia in parte dichiarato non disponibile al golpe viene considerato atto “eroico” e tale da poter considerare che il golpe non ci sia stato. Ma il fatto che nessuno dei non pochi ufficiali, che sapevano quanto si stava tramando e partecipavano a incontri illeciti, abbia sentito l’obbligo di denunciare i fatti al potere giudiziario sembra normale… C’è molta strada da fare per porre mano a questa enorme distorsione della questione militare. A un osservatore esterno suscita un certo imbarazzo vedere che, in questo contesto in cui la gravità e l’ampiezza della cospirazione appaiono sempre più chiare e concrete, la cosiddetta “famiglia militare” alza la voce contro le misure blande di contenimento dei suoi privilegi previsto del pacchetto di riduzione di spesa pubblica, così come urta che uno spettro non piccolo di forze di destra continui, anche con progetti di legge, a cercare di imporre un’amnistia per tutti i coinvolti a vario titolo nell’eversione che, da ottobre 2022 a gennaio 2023, ha cercato (e quasi ottenuto) di impedire il rispetto dei risultati elettorali mantenendo Bolsonaro al potere e togliendo dalla scena Lula e altri. Tutto molto grave e ben organizzato. Quali i collegamenti internazionali? Al momento non ne emergono di evidenti, ma bisogna essere ciechi per non vedere una potente internazionale di destra/estrema destra in cui, tra l’altro, il gruppo Meloni ha peso ed è anche, ahimè, competente. Fonti: Ana Penido, “Rei, bedel e também juiz: o Alto Comando do Exercito”, “Opera Mundi”, 3.12.2024; Manoel Domingos Neto, Jornada macabra, “A Terra è redonda”; 9.12.2024; Entenda a prisão de Braga Netto ed 10 pontos, “CNN Brasil”, 15.12.2024 4) Nella serrata competizione globale per il controllo delle risorse sono in corso in Brasile alcuni processi tra multinazionali. Gli interessi in gioco sono enormi e coinvolgono gruppi di pressione diversi, che passano anche attraverso partiti e Parlamento. Da dodici anni transita per le stanze dei tribunali un contenzioso nel settore dell’acciaio tra la italo-argentina Ternium e CSN/Compagnia Siderurgica Nazionale relativo a Usiminas, acquistata per il 27,7% del capitale dalla prima. CSN contesta il fatto che in questo modo è avvenuto un cambio di controllo azionario, ma dal momento che l’operazione è avvenuta senza opa/offerta pubblica di acquisto richiede un risarcimento miliardario. La causa è nella terza sezione del STJ/Superiore Tribunale di Giustizia e il risultato (peraltro lontano, dal momento che ci sono ancora gradi di ricorso) influenza le norme di mercato di capitali nel paese ed è quindi di peso. Indirettamente è una questione che interessa l’Italia. Altra vertenza contrappone da sei anni l’impresa sino-indonesiana Paper Excellence ed Eldorado Brasil, del colosso brasiliano di proteine animali J&F. Il Ministero Pubblico Federale di Mato Grosso do Sul contesta il contratto di vendita perché Paper Excellence non ha rispettato le leggi vigenti in quanto non ha chiesto autorizzazione previa, indispensabile per soggetti stranieri, per l’acquisto di una superficie di 400.000 ha. L’Incra/Istituto Nazionale di Colonizzazione e Riforma Agraria ritiene nulla la transazione. Rafforza l’avversione a tale operazione il fatto che l’impresa indonesiana è in conflitto anche con il governo canadese per pratiche ambientali e di rapporti con i lavoratori non corretti. Anche in questo caso il risultato avrà conseguenze di lungo periodo sulla tutela del territorio. Infine rimane incerto il destino della concessione per distribuzione di energia elettrica dell’Enel soprattutto nella città di San Paolo, in cui i black out che colpiscono ogni volta milioni di persone si ripetono con regolarità ad ogni pioggia arrecando, come ovvio, danni infiniti. Sullo sfondo infine vi è la causa internazionale che corre nel tribunale di Londra contro l’impresa mineraria anglo-australiana BHP per determinare la responsabilità della stessa nel disastro di Mariana del 2015. Lo studio Pogust Goodhead rappresenta 620.000 persone, 1500 imprese, 46 municipi (cui recentemente si è aggiunta la Federazione) colpiti dal disastro e il risultato del processo può avere conseguenze ampie per il settore minerario che oggi devasta il pianeta impunemente. Fonti: Breno Pires, J&F x Paper Excellence: a cronoligia do ambate pela Eldorado, “Piauí”, 2.2.2024; STJ retoma julgamento sobre dispura milionaria no caso Usiminas, “Brasil 247”, 3.12.2024 Fonti: Luis Nassif, O Banco Central entregou a economia à especulação, “GGN”, 28.11.2024; Rui Costa diz que reação do mercado é ataque especulativo contra real, “Agencia Brasil”, 5.12.2024; Luis Nassif, È hora de investigar o cartel que manipula a cambio, “GGN”, 9.12.2024; José Luis Oreiro, Um BC desarmado, “A Terra è redonda”, 18.12.2024.
San Paolo, 29/12/2024
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cura di Nicoletta Manuzzato |