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Brasile, costruire relazioni internazionali Teresa Isenburg La situazione del Brasile impone di essere molto vigili sulla forza e sulla determinazione della estrema destra e delle destre che con essa non di rado convergono, collaborando a creare condizioni permanenti di tensione, ostracismo ad ogni decisione senza avanzare controproposte, continui atteggiamenti che oscillano fra ricatto e mercanteggiamento. Ciò che si vede in Brasile avviene anche in altri paesi con modalità simili e questo conferma un coordinamento forte fra le destre internazionali (peraltro visibilmente strutturate nell’Alleanza dei Conservatori). Domenica 25 febbraio a San Paolo c’è stata una grande manifestazione organizzata dal pastore-imprenditore Silas Malafaia della chiesa neopentecostale Assemblea di Dio Vittoria in Cristo, con la partecipazione di Jair e Michelle Bolsonaro. Nella divisione dei ruoli a Malafaia è stato affidato l’attacco alle istituzioni, a singoli magistrati e politici, a diritti delle minoranze ecc., a Jair Bolsonaro il rappresentare se stesso come vittima perseguitata che mai ha compiuto azioni fuori dai dettati costituzionali e che quindi chiede l’amnistia per quanti coinvolti nell’eversione culminata nell’invasione della piazza dei Tre Poteri di Brasilia l’8 gennaio 2023 e a Michelle Bolsonaro l’apertura, abbozzando un progetto di teocrazia priva di teologia e agitato da urla di alleluia e gloria. Il Parlamento, a forte maggioranza di destra e ampiamente coadiuvato dai mass media commerciali, ha già da tempo iniziato l’attacco all’esecutivo opponendosi ai progetti di riforma fiscale, di riduzione delle agevolazioni per le imprese sui versamenti previdenziali e cercando di occupare la presidenza delle commissioni di Camera e Senato per impedire spese sociali (soprattutto scuola, sanità, ambiente, cultura) ispirati dal principio neoliberista di deficit zero e dimenticando che tale deficit è conseguenza non solo delle spese, ma anche delle entrate, per esempio fiscali dei redditi elevati e finanziari, nonché delle tasse che le chiese, soprattutto neopentecostali, si rifiutano di versare e del servizio del debito moltiplicato dai tassi assurdi mantenuti dalla Banca Centrale. Anche la politica estera è oggetto di continui attacchi diretti personalmente a Lula, che si permette di dire cose veritiere sul governo israeliano o di avere rapporti diplomatici e individuali corretti con il (sefardita) Nicolás Maduro (mentre paesi dell’Occidente comprano di soppiatto il vicino petrolio venezuelano). Intanto il potere giudiziario, insieme alla polizia federale, continua con metodo le indagini relative al colpo di Stato dell’8 gennaio 2023 e la rete di partecipanti si infittisce e sale di livello istituzionale. In questi 14 mesi molte cose sono state fatte: alcune direttamente sociali e altamente simboliche come il ripristino ordinato della Bolsa Familha e l’operazione Desenrola/Sbrogliare per rivedere e abbattere l’indebitamento con banche di cittadini di basso reddito, che ha liberato migliaia di persone dal cappio dei debiti e degli interessi negativi cumulativi. Altri progetti sono di vasto respiro: quello per la ripresa delle opere pubbliche, sia da terminare perché abbandonate non finite sia da iniziare ex novo e soprattutto quello generale della reindustrializzazione, chiaramente strategico, che comprende la cantieristica, i porti e il settore petrolifero per la raffinazione e soprattutto settori innovativi ad alto contenuto scientifico e tecnologico, a cominciare dall'intelligenza artificiale. Oggi tuttavia mi permetto di proporre l’intervento del presidente Lula al vertice dell’incontro regionale della Celac, che apre una finestra sulla politica internazionale come progetto di lunga lena e permette di pensare ad altre strade diverse da guerra, armi e caos. Discorso del presidente Lula alla cupola della Celac (1/3/2024) È bello venire a Saint Vincent and the Grenadines per partecipare all’ottavo vertice della Celac. Questo bellissimo e accogliente paese caraibico oggi riceve i leader responsabili di trasformare i nostri ideali di integrazione in realtà. Una delle esperienze più gratificanti dei miei precedenti mandati è legata al rilancio del progetto di integrazione regionale nel primo decennio del XXI secolo. Ho avuto l'opportunità e la soddisfazione di vivere un momento unico di questo desiderio collettivo di legami più stretti tra di noi. Abbiamo lavorato per rafforzare ed espandere il Mercosur e per la creazione dell'Unasur. Ho partecipato alle fasi iniziali della formazione della Celac nel 2008, a Bahia, quando abbiamo riunito per la prima volta i 33 capi di Stato e di governo dell'America Latina e dei Caraibi. Ci sono voluti 500 anni perché ciò accadesse. Nonostante la nostra diversità, abbiamo saputo compiere passi sicuri verso la costruzione di consensi regionali. La nostra straordinaria varietà culturale, etnica e geografica non è stata un impedimento. I nostri diversi modelli politici ed economici non hanno ostacolato lo sforzo permanente di comprensione. Ci univano desideri comuni di giustizia sociale, lotta alla povertà e promozione dello sviluppo. Abbiamo costruito una cultura di pace e comprensione. Negli ultimi anni, però, siamo tornati ad essere una regione balcanizzata e divisa, più rivolta verso l’esterno che verso l’interno. Tra molti di noi l’intolleranza ha preso forza e impedisce a punti di vista diversi di sedersi allo stesso tavolo. Non riusciamo a coltivare la nostra vocazione alla cooperazione e permettiamo che prevalgano conflitti e controversie, molti dei quali estranei alla regione. Difendere la fine del blocco contro Cuba e la sovranità argentina nelle Falkland interessa a tutti noi. Tutte le forme di sanzioni unilaterali, senza il supporto del diritto internazionale, sono controproducenti e penalizzano i più vulnerabili. In un momento in cui la spesa militare globale supera i 2000 miliardi di dollari all’anno, recuperare lo spirito di solidarietà, dialogo e cooperazione non potrebbe essere più opportuno e necessario. In un mondo in cui così tanti conflitti uccidono migliaia di persone innocenti, soprattutto donne e bambini, la nostra regione deve essere un esempio di costruzione della pace. Signore e signori, non possiamo fare a meno di riflettere sul nostro posto a livello internazionale. In un contesto di diffusione del potere globale e di costante rafforzamento della multipolarità, la questione che si ripropone è se i paesi dell’America Latina e dei Caraibi vogliano integrarsi nel mondo uniti o separati. Ciò è particolarmente rilevante nel momento attuale, in cui la nostra regione diventerà il centro di gravità della diplomazia globale, ospitando i vertici del G20, dell’Apec, dei Brics e della Cop30. Se parliamo come regione abbiamo maggiori possibilità di influenzare i principali dibattiti odierni. Se lavoriamo insieme creiamo sinergie che rafforzano i nostri progetti di sviluppo individuali. Le tre priorità della presidenza brasiliana del G20 sono in linea con le nostre sfide storiche. La nostra proposta per l’Alleanza Globale contro la Fame e la Povertà può trarre vantaggio dal Piano per la Sicurezza Alimentare e l’Eliminazione della Povertà della Celac. Secondo la Cepal (Commissione Economica per l’America Latina delle Nazioni Unite), dei 660 milioni di latinoamericani e caraibici ancora 180 milioni non hanno un reddito sufficiente a soddisfare i propri bisogni di base e 70 milioni soffrono la fame. Questo è un paradosso per una regione che ospita fornitori di cibo grandi e diversificati. Lo sviluppo sostenibile e la transizione energetica sono un’urgenza del nostro tempo e un’opportunità per tutti noi. Abbiamo il più grande potenziale di energia rinnovabile al mondo, se teniamo conto della capacità di produrre biocarburanti, energia eolica, solare e idrogeno verde. Disponiamo di più di 1/3 delle riserve idriche del pianeta e di una biodiversità molto ricca. Il nostro suolo contiene un vasto e diversificato insieme di minerali strategici di grande importanza per progetti industriali all’avanguardia. In quest’anno in cui celebriamo il 60° anniversario della Conferenza delle Nazioni Unite sul Commercio e lo Sviluppo (Unctad), vale la pena riprendere il dibattito sulla natura strutturale del sottosviluppo. Economisti come Raul Prebisch e Celso Furtado hanno spiegato i rischi associati a un inserimento internazionale basato esclusivamente sui vantaggi comparati. Con l’integrazione possiamo lavorare affinché gli strumenti di Intelligenza Artificiale siano un alleato nei nostri progetti di reindustrializzazione, mitigandone gli effetti dannosi sul mercato del lavoro. Il Fmi stima che il 40% dei posti di lavoro nel mondo saranno influenzati negativamente da queste nuove tecnologie. Le riforme necessarie delle organizzazioni internazionali includono la richiesta di meccanismi di finanziamento innovativi. Le banche multilaterali di sviluppo devono stanziare più risorse, più rapidamente e senza condizionamenti, a iniziative che facciano davvero la differenza. In questo modo sarà più semplice affrontare la nostra scarsa connessione fisica e investire nella costruzione di strade, ferrovie, ponti, porti e collegamenti aerei che consentano l’efficace circolazione di persone e merci. Signore e signori, ringrazio ancora una volta il compagno Ralph Gonsalves (primo ministro di Saint Vincent and the Grenadines) per il lavoro eccezionale svolto durante la sua presidenza. Sono sicuro che la mia compagna Xiomara Castro (presidente di Honduras) avrà lo stesso successo alla guida della Celac. Il Brasile crede nella Celac come forum di costruzione di consenso, che coltiva il cammino della comprensione e che non si lascia tentare dall’imposizione di soluzioni. Voglio concludere parafrasando l'ambasciatore Samuel Pinheiro Guimarães, grande difensore della dimensione regionale della politica estera brasiliana e che recentemente ci ha lasciato. Per raggiungere i propri obiettivi strategici di sviluppo, gli Stati della periferia del mondo capitalista devono guardarsi l’un l’altro attraverso i propri occhi e non attraverso il prisma dei paesi centrali. La Celac ci offre la possibilità di pensare al nostro inserimento nel mondo in base alle nostre agende e ai nostri interessi. Miei amici e mie amiche, in Ucraina, ogni giorno in cui i combattimenti continuano aumentano la sofferenza umana, la perdita di vite umane e la distruzione di case. Ad Haiti dobbiamo agire rapidamente per alleviare i tormenti di una popolazione dilaniata dal caos sociale. Da anni il Brasile afferma che il problema di Haiti non è solo di sicurezza, ma soprattutto di sviluppo. La tragedia umanitaria a Gaza richiede che tutti noi si debba dire basta alla punizione collettiva che il governo israeliano impone al popolo palestinese. Le persone muoiono nella fila per procurarsi il cibo. L’indifferenza della comunità internazionale è scioccante. Voglio approfittare della presenza del segretario generale delle Nazioni Unite, il compagno António Guterres, per proporre una mozione della Celac per porre fine immediata a questo genocidio. Il segretario generale può invocare l'Articolo 99 della Carta delle Nazioni Unite per portare all'attenzione del Consiglio di Sicurezza una questione che minaccia la pace e la sicurezza internazionali. Faccio appello al governo giapponese, che da oggi assumerà la presidenza del Consiglio, affinché affronti la questione con la massima urgenza. Invito i cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite a mettere da parte le divergenze e a porre fine a questi omicidi. Sono in gioco le vite di migliaia di donne e bambini innocenti. In gioco c’è anche la vita degli ostaggi di Hamas. Voglio concludere dicendovi che è in gioco la nostra dignità e la nostra umanità. Ecco perché è necessario fermare la carneficina in nome della sopravvivenza dell’umanità, che ha bisogno di molto umanesimo. Grazie. San Paolo, 8/3/2024
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cura di Nicoletta Manuzzato |