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Il disordine globale prende corpo anche in Brasile Teresa Isenburg In questa fase storica sistemi egemonici consolidati entrano in crisi e altri avanzano. Il caos imperversa e alimenta tensioni militari, economiche, ideologiche. Ovviamente il Brasile non è esente da tale realtà. Riassumo alcuni accadimenti recenti che permettono di farsi un'idea di come il disordine globale prenda corpo nella Federazione. Sabato 6 luglio iniziava, con 5000 iscritti, nel municipio turistico di Balneario Camboriù dello Stato di Santa Catarina, la CPAC Brasile/Conservative Political Action Conference, coordinamento di destra a cui hanno partecipato anche esponenti del portoghese Chega e del Gruppo di conservatori e riformisti del ParlamentoEuropeo (che comprende Fratelli d’Italia). Questo sodalizio abbastanza informale non va sottovalutato, dal momento che opera come rete internazionale con rapporti con l’omologa struttura statunitense e con un indirizzo ideologico imperniato su valori morali (famiglia, controllo e tormento del corpo femminile, centralità della religione anche se non è chiaro quale, esaltazione dei valori delle forze armate, home school versus scuola pubblica) insieme a forti interessi economici concreti e immediati del gruppo, da soddisfare attingendo al bilancio pubblico attraverso i propri rappresentanti eletti nelle sedi istituzionali. È bene non farsi ingannare dai comportamenti anche istrionici di Javier Milei o della famiglia Bolsonaro e riflettere piuttosto sulla adesione del governatore di San Paolo Tarcisio de Freitas, candidato a raccogliere l’eredità di Bolsonaro per riconquistare la presidenza della Repubblica. L’8 luglio si è riunito ad Asuncion in Paraguay il 64° vertice del Mercosul con l'assenza di Milei, cosa non secondaria dal momento che l'Argentina è fra i membri effettivi, ma con l’ingresso a pieno titolo della Bolivia. L’obiettivo dell’integrazione continentale è ovviamente rilevante sia per rafforzare le relazioni economiche regionali, sia per dare maggiore visibilità e peso ai singoli paesi coordinati nelle sedi internazionali. L’intervento di Lula, che riprende in modo articolato il tema dell’integrazione, può essere letto su Brasil 247, 8/7/2024. Sul piano interno avanzano le indagini della polizia federale sulle azioni e i reati contro lo Stato democratico di diritto (reati che sono di competenza del Supremo Tribunale Federale/STF e quindi sottoposti a un unico grado di giudizio) commessi da cittadini privati e con incarichi pubblici e istituzionali. Gli arresti e le condanne a pene pluriennali di partecipanti alle azioni eversive nella piazza e nei palazzi dei tre poteri del Distretto Federale dell’8 gennaio 2023 si susseguono e passo dopo passo i quasi 1500 arrestati vedono conclusi i processi, molti con condanne di reclusione, braccialetto elettronico e multe pecuniarie pesanti. In Parlamento forze varie cercano, in modo amorale e inaccettabile, di promuovere provvedimenti di amnistia. L’ex presidente Bolsonaro è indagato per diversi possibili reati: l’appropriazione indebita di regali di grande valore offerti da paesi stranieri e poi commercializzati a proprio vantaggio, la falsificazione di documenti sanitari (certificato di vaccinazione Covid) con intrusione fraudolenta nel sistema del Sus/Servizio Unico di Salute, azioni illecite il 7 settembre 2022 in occasione della Festa nazionale e altro. Ma soprattutto avanzano le indagini che coinvolgono i collaboratori più prossimi di Bolsonaro. Già è caduto il colonnello Mauro Cid, attendente d'ordine di Bolsonaro e incaricato di diverse operazioni nebbiose come la vendita dei famosi gioielli sauditi. E l’11 luglio “la Polizia Federale deflagra la IV fase dell’Operazione Ultimo Miglio” (www.gov.br Ministero da Justiça e Segurança Publica), emanando cinque mandati di prigione preventiva e sette di perquisizione e sequestro in quattro Stati e nel Distretto Federale. “Obiettivo è disarticolare un’organizzazione criminale destinata al controllo illegale di autorità pubbliche e alla produzione di notizie false, utilizzando il sistema dell’ Agenzia Brasiliana di Intelligenza/ABIN (…) Membri dei tre poteri e giornalisti sono stati bersaglio delle azioni del gruppo (…) L’organizzazione criminale ha raggiunto in modo illegale computers, telefoni e infrastrutture di telecomunicazione per controllare persone e soggetti pubblici (…) Gli indagati possono rispondere (…) per crimini di organizzazione criminale, tentativo di abolizione dello Stato democratico di diritto, intercettazione clandestina di comunicazione, invasione di dispositivi informatici altrui”. Come sottoprodotto, diciamo così, di tale indagine dal cellulare di uno degli arrestati, Alexandre Ramagem già direttore della ABIN, è affiorata la registrazione di un incontro il 25 agosto 2020 nella sede della presidenza della Repubblica fra Bolsonaro, Ramagem, il generale Augusto Heleno già responsabile del Gabinetto di Sicurezza Istituzionale/GSI, Flavio Bolsonaro, due avvocate, per costruire una strategia volta a blindare Flavio in un processo a suo carico per rachadinhas (sequestro di parte del salario di propri collaboratori). Il cerchio dunque si stringe intorno alle massime cariche della presidenza Bolsonaro e coloro che vengono arrestati non sempre sono disposti ad accettare una lunga detenzione per proteggere i superiori e quindi diventano collaboratori di giustizia. L’ampiezza della maglia eversiva e golpista si mostra nella sua ampiezza. È ovvio che il fango che emerge mina l’immagine delle istituzioni e la fiducia nelle stesse. Mi sono permessa di soffermarmi su queste recenti vicende perché esse sono assai simili a quanto abbiamo conosciuto e conosciamo in Italia. L’impressione tuttavia è che qui in questo momento la polizia federale sia impegnata a raccogliere prove e probabilmente la Procura a non insabbiare i processi. Chissà… In mezzo a tutto questo (e in parte oscurata dalla crisi con attentato statunitense), fra il 16 e il 19 luglio c’è stata la visita di Stato del presidente Mattarella, la prima dopo un quarto di secolo. Non è facile capire il motivo di un intervallo così lungo. Certo l’Italia di fatto non ha una politica estera (a meno di considerare come tale le infinite e costose missioni militari all’estero), tuttavia sorprende un'assenza così prolungata dall'America Latina. Il viaggio da poco concluso del presidente Mattarella si è svolto nell’ambito delle iniziative per i 150 anni dell’emigrazione italiana in Brasile, che anche in questo caso hanno avuto il tono piuttosto retorico della “epopea” del lavoro italiano nel mondo. Mattarella è stato come sempre di grande stile e perfetto anche nelle sua dichiarazioni, ma dispiace che nel complesso, a parte gli incontri ufficiali con Lula (in cui hanno parlato fra le altre cose della coincidenza temporale di presidenza del G20 da parte del Brasile e del G7 dal lato italiano, nonché dell’[improbabile] accordo Mercosul/UE) e altri politici, i luoghi visitati sono stati piuttosto marginali o comunque tali da non suscitare, mi sembra, un senso di appartenenza e interesse fra i non pochi italodiscendenti: un paio di strutture caritatevoli religiose (che quindi fanno capo ai rispettivi ordini), qualche luogo ormai un po’ decaduto che in passato era simbolo brillante della comunità italiana, un museo dell’immigrazione che giustamente riguarda non solo gli italiani, Porto Alegre devastata dalle recenti inondazioni. Eppure ci sarebbero simboli o persone da ricordare in modo gratificante per chi sempre, quando si parla, fa riferimento a genitori e nonni italiani: per fare qualche esempio di luoghi e persone che il presidente ha sfiorato, ma non illuminato: la statua, che tutti conoscono, dei candangos nella Piazza dei Tre Poteri in cui Bruno Giorgi ha immortalato tutti i lavoratori che hanno costruito Brasilia (peraltro nei palazzi del governo della capitale ci sono oltre dieci statue di Alfredo Ceschiatti), oppure Giuseppe Occhialini, fisico per lunghi anni alla USP che insieme a Cesare Lattes, di famiglia torinese, ha identificato il pione (e prima Occhialini aveva con altri confermato l’esistenza del positone), a tacere del monumento alle bandiere (spedizioni nell’entroterra paolista) del laziale Victor Brecheret a San Paolo, popolarmente denominato puxa-puxa. Persone tutte, tra l’altro, che nel corso della loro vita scientifica o artistica hanno mantenuto e coltivato relazioni con istituzioni italiane. 22 luglio 2024
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cura di Nicoletta Manuzzato |