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La vittoria dei lavoratori della Volkswagen do Brasil
Cosa succede in Brasile? Nel contesto istituzionalmente
approssimativo che si è creato nel paese dopo il colpo di Stato
parlamentare che ha deposto la presidente Dilma Rousseff
nell’agosto 2016, dopo il governo illegittimo di Michel Temer fra
2016 e 2018, dopo l’elezione manipolata del signor Bolsonaro a fine
2018, resa possibile dal sequestro di Luiz Inácio Lula da Silva, è
difficile sintetizzare in modo chiaro ciò che avviene a livello
politico. Infatti molti atti sono lontani dalle procedure
previste. Questo è particolarmente evidente per quanto concerne il
Ministero dell’Ambiente, il cui responsabile dichiara
esplicitamente la volontà di approfittare dell'emergenza pandemica,
che richiama a sé l’attenzione generale, per alterare norme anche
di livello costituzionale. Sarebbe il momento che le ong
ambientaliste facessero un buon lavoro di giornalismo investigativo
per essere sicuri dell'insospettabilità del ministro. Analogamente
nell’ambito del potere giudiziario la nebbia continua fitta. Accuse
in processi politici, caratterizzati dall’assenza di prove, in
particolare contro dirigenti di primo piano del PT/Partito dei
Lavoratori, che si sono trascinate per anni in processi eterni,
vengono di colpo obliterate "perché il fatto non sussiste", senza
una parola di riconsiderazione né qualche ipotesi di remissione dei
danni arrecati a persone e organizzazioni. Le Corti superiori e
supreme continuano a esprimere comportamenti ondivaghi. E infine
non appare alcun progetto per affrontare il baratro che si apre in
conseguenza della pandemia.
Mi limito in questa sede a soffermarmi su due argomenti. In
primo luogo con alcune considerazioni sulla pandemia, cosa
ovviamente di interesse generale e non dei singoli paesi, dal
momento che il virus viaggia senza passaporto. In secondo luogo con
qualche informazione su un processo relativo ai diritti dei
lavoratori, in particolare quelli della Volkswagen do Brasil
perseguitati e torturati nel luogo di lavoro durante i governi
militari (1964-1985). Un'importante vittoria politica, sindacale ed
etica che deve essere sostenuta e rafforzata. Una voce collettiva
che viene da lontano, ripetuta con costanza attraverso le
generazioni e che ci parla con precisione dell’oggi, del nostro
oggi. (T.I.)
Pandemia
Verso il 9 ottobre il Brasile registrava oltre cinque milioni di
casi confermati di Covid-19, con 148.000 decessi. I nove Stati del
Nordeste sono fra loro collegati e coordinati dal Comitê Científico
de Combate ao Coronavírus do Consórcio Nordeste, guidato dal
neuroscienziato Miguel Nicolelis, mentre lo Stato di San Paolo ha
attivato il Comité do Centro de Contingencia de Coronavisus. Il
Ministero della Salute mantiene un basso profilo dal punto di vista
operazionale e finanziario. Il SUS/Servizio unico di salute lavora
in modo ammirevole e con grande responsabilità, ostacolato dallo
scarso sostegno federale e da un trasferimento di risorse avaro e
antisociale. Sui siti si trovano molte e interessanti informazioni
e aggiornamenti. Sono in fase di sperimentazione avanzata, cioè
terza, diversi vaccini: particolarmente interessante è la
collaborazione fra l’Istituto sierologico Butantan di San Paolo e
l’impresa cinese Sinovac, che registra una sperimentazione
soddisfacente e prevede una vasta produzione nel ramo industriale
dell’Istituto stesso. I numeri sopra riportati sono impressionanti.
Tuttavia tutti gli indicatori suggeriscono una significativa
flessione nei casi di nuovi contagi giornalieri, decessi, ricoveri.
Certamente questo deriva da una maggiore conoscenza della malattia
da parte del personale sanitario, accumulata in questi mesi anche
attraverso la “sperimentazione” personale per l’alto numero di quel
collettivo colpito dalla malattia, da qualche fatto di
immunizzazione dal momento che il numero reale di persone
contagiate è certamente molto superiore a quello dei casi
registrati e forse da forme di protezione conseguenza di precedenti
malattie: si ipotizza che la dengue possa sviluppare una qualche
azione anti-Covid. (T.I.)
La Volkswagen do Brasil
Riassumo la vicenda relativa alla Volkswagen in base al
materiale organizzato dal centro IIEP (Intercâmbio, informações,
estudos e pesquisas) di San Paolo. Il 23 settembre 2020 è stata
depositato dal Ministero Pubblico Federale l’Atto di accordo di
condotta.
L’Atto (in portoghese Termo de Ajustamento de Conduta/TAC) discende
dalla richiesta di organizzazioni di lavoratori ed è in favore
della democrazia e dei cittadini della società civile, che hanno
richiesto al Ministero Pubblico un'indagine e successiva
responsabilizzazione dell’impresa Vokswagen do Brasil per
violazioni dei diritti umani compiuti nel periodo della dittatura
civile-militare-imprenditoriale in Brasile fra il 1964 e il 1985.
Emblematico è il fatto che l’ex comandante dei campi di sterminio
di Treblinka e Sobibór in Polonia (e poi nella Risiera di
San Sabba e a Udine e Fiume), Franz Paul Stangl, abbia lavorato
per otto anni, fra il 1959 e il 1967, alla VW do Brasil.
Sebbene ricercato internazionalmente, Stangl non ha neppure
cambiato il proprio nome quando è giunto in Brasile nel 1951. Vi è
necessità di approfondire le indagini su tutti i tedeschi assunti
dall’impresa in Brasile. Per questo il 22 settembre 2015 le dieci
centrali sindacali del Brasile, sindacati, presidenti di
Commissioni e Comitati della Verità, IIEP, giuristi, militanti dei
diritti umani, un gruppo di lavoratori danneggiati dalla
Volkswagen hanno presentato, con 500 pagine di documenti,
istanza al Ministero Pubblico Federale/MPF sollecitando
riparazioni collettive per violazioni dei diritti umani contro
la classe lavoratrice. E' stata quindi istituita un'Indagine Civile
Pubblica per appurare la responsabilità dell’impresa Volkswagen
do Brasil in gravi violazioni dei diritti umani di lavoratori
all’interno degli impianti industriali, in diretta collaborazione
con gli organi statali di repressione della dittatura militare.
L’istanza è frutto delle indagini compiute dal Gruppo di Lavoro
"Dittatura e repressione dei lavoratori, delle lavoratrici e del
movimento sindacal", della Commissione Nazionale della Verità/CNV,
coordinato dalla dottoressa Rosa Cardoso e con segreteria dell’IIEP
integrato dalle centrali sindacali. Il Gruppo di Lavoro ha prodotto
il Capitolo 22, volume II della Relazione Finale della CNV. A
questo si è aggiunto il contributo della Commissione della Verità
dello Stato di San Paolo-Rubens Paiva (deputato federale
assasinato dalla dittatura e a tutt’oggi fra gli scomparsi),
che anch’essa ha avuto un settore sulla repressione della classe
lavoratrice. Dopo la chiusura della CNV a dicembre 2014, lo IIEP ha
continuato le indagini nell’ambito dell’iniziativa politica del
Fórum de trabalhadores e trabalhadoras por verdade, justiça e
reparação/Forum di lavoratori e lavoratrici per verità,
giustizia e riparazione, che riunisce centrali sindacali e
sindacati impegnati nella continuazione del lavoro.
Specificamente l’istanza ha chiesto al MPF indagine e chiarimento
del coinvolgimento diretto e della complicità imprenditoriale della
Volkswagen do Brasil. Sono seguiti incontro con incaricati
della VW, nel 2015 con lo storico di impresa Manfred
Grieger, mentre nel 2017 lo storico Christopher Kopper produceva
una memoria su incarico di VW. Il 6 marzo 2018 è stata fondata
l’Associazione Henrich Plagge-Associazione dei lavoratori e delle
lavoratrici della Volkswagen do Brasil vittime di
persecuzioni politiche ed ideologiche nel periodo della
dittatura civile-militare. Con la costituzione dell’Associazione è
entrato anche il tema della compensazione finanziaria
individuale del lavoratori.
A marzo 2018 il Ministero Pubblico ha fissato quattro assi
fondamentali di negoziazione con l’impresa per riparare le
violazioni commesse: (i) la pubblicazione di un
riconoscimento di responsabilità nelle violazioni dei diritti umani
e richiesta di scuse alla società; (ii) l’istituzione di un
centro di memoria dei lavoratori; (iii) la creazione di un
fondo per finanziare indagini sulla partecipazione di altre imprese
alla repressione della dittatura; (iv) pagamenti di
indennizzi individuali con la partecipazione del Ministero Pubblico
del Lavoro/MPT. Nel corso del 2019 si è cercato un luogo in cui
costruire il Centro di Memoria dei Lavoratori. Inizialmente vi era
consenso per utilizzare la sede del DOI-CODI nella Rua Tutoia 921 a
San Paolo (luogo di tortura e assassinio "classico" degli
organismi di repressione politica della dittatura).
Trasformare quel luogo di morte in memoriale è obiettivo storico
degli ex detenuti politici e familiari di morti e scomparsi.
Di fronte alla non disponibilità del governo statale di San Paolo a
cui appartiene l’edificio, si è cercata una soluzione presso il
Comune. Soluzione che si è concretizzata in aprile 2020 nella
disponibilità della Segreteria della Giustizia del Comune di San
Paolo a destinare un locale alla memoria dei lavoratori
nella Galeria Prestes Maia, in pieno centro di San Paolo. La
negoziazione è stata portata avanti dal direttore dello IIEP
Sebatião Neto e dall’ex presidente della Commissione della Verità
statale Adriano Diogo.
Ma il 13 aprile 2020 lo IIEP veniva convocato presso il Ministero
Pubblico per tracciare un modello di ripartizione dei fondi di
indennizzo. In modo imprevisto le risorse originariamente destinate
alla realizzazione del Centro di Memoria dei Lavoratori venivano
ripartite fra il Memorial da Luta por Justiça gestito dalla
OAB-SP/Organizzazione degli avvocati del Brasile, sezione di San
Paolo, il Centro de Arqueologia e Antropologia Forense
(CAAF) della Unifesp (che svolge un importante lavoro di
localizzazione e identificazione di ossa di scomparsi politici, in
particolare nelle fosse comuni del cimitero di Perus), il
Fundo de Defesa dos Direitos Difusos e il Fundo Estadual de
Defesa de Interesses Difusos e Lesados che fanno capo al
Ministero della Giustizia. Qualche cosa di completamente diverso da
quanto previsto, che eliminava la presenza dei lavoratori
attraverso il centro di memoria ad essi destinato; lo IIEP
respingeva quindi la proposta, esigendo il centro di memoria e
accettando il finanziamento al Memoriale dell’OAB e al CAAF.
Inoltre si proponeva da parte del MP di denominare "donazione" la
modalità attraverso la quale la Volkswagen era disposta a
"riparare" le violazioni dei diritti umani di lavoratori commessi
in cooperazione con le forze militari e di polizia del regime
militare, modificando completamente il significato della
trattativa. Nonostante il rigetto da parte dello IIEP, il 23
settembre il MP ha chiuso il TAC. Ora si apre la fase del ricorso
da parte dello IEEP con l’appoggio di un ampio fronte di forze
sindacali e della società civile.
Mi scuso per la lunga esposizione, ma questa vicenda travalica la
specificità. Dice che il tempo non cancella i crimini, non
garantisce l’impunità né l’anonimato e non anestetizza la
memoria. Apre la necessità di chiarire e assumere definizioni più
precise su giustizia di transizione, differenza qualitativa e
politica fra indennizzazione e riparazione, non opportunità di
usare il termine donazione per denominare un obbligo, necessità di
dichiarare in modo chiaro e non equivocabile il
riconoscimento di responsabilità esplicita di aver compiuto atti
lesivi dei diritti umani e di molti codici. Nel caso specifico del
Brasile e di questa vicenda Volkswagen do Brasil, va tenuto
presente che l’attuale governo nega la dittatura militare, esalta
la tortura, elogia i torturatori. L’incertezza
nell’accettare la costruzione di un luogo di memoria dei
lavoratori riflette il timore diffuso nella società brasiliana di
creare un precedente. E se poi si chiedesse la riparazione per la
schiavitù e magari un luogo di memoria? L’ordine sociale potrebbe
vacillare… L’insieme dell’impostazione di questo TAC forse vuole
evitare possibili altre istanze simili relative a altre imprese,
chissà anche la FIAT, mentre costruire un modello di "donazione"
versus "riparazione" rischia di essere applicabile anche ad altri
casi in cui i diritti umani vengono calpestati, ad esempio per gli
immani crimini ambientali che devastano la popolazione civile.
(T.I. San Paolo, 9/10/2020)
Organizzazione e traduzioni di Teresa Isenburg |
Latinoamerica-online.it a
cura di Nicoletta Manuzzato |