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Brasile, tempo sospeso

Teresa Isenburg

Provo a dare qualche informazione sulla molto difficile situazione brasiliana di queste settimane. Il lungo processo di disordine istituzionale, iniziato ad agosto 2016 con la deposizione illegittima della presidente Dilma Rousseff e confluito nell'elezione in un contesto anomalo di Jair Bolsonaro a ottobre 2018, si è complicato con il sopraggiungere della pandemia a fine febbraio 2020. Di fronte alla crudele gestione del contrasto all’epidemia, che portava a 300.000 morti il 24 marzo 2021, il Senato della Repubblica insediava il 27 aprile 2021 una CPI/Commissione parlamentare d’inchiesta per identificare, nell’arco di novanta giorni dall’insediamento, cioè entro il 7 agosto, le omissioni del governo e di altri settori della pubblica amministrazione. Nel frattempo la mortalità per Covid-19 continuava la sua lugubre marcia raggiungendo il 29 aprile 400.000 decessi e il 19 giugno la cifra anche simbolica di mezzo milione di cittadini e cittadine.

I temi iniziali attorno ai quali la Commissione ha avviato i propri lavori riguardavano l’esistenza di un ministero parallelo informale, che influenzava il presidente e il governo promuovendo la propaganda negazionista unita a una delegittimazione delle misure comportamentali di difesa sanitaria (maschere, distanziamento, igiene delle mani); il mancato acquisto di vaccini e di conseguenza la non attivazione del PNI/Piano nazionale di immunizzazione (pratica, tra l’altro, nella quale il Brasile ha esperienza e competenza ormai pluridecennale, spesso citata come esempio dall’OMS/Organizzazione mondiale della sanità); la gravissima crisi sanitaria nello Stato di Amazonas e in particolare nella città di Manaus a gennaio 2021 per mancanza di ossigeno. Le audizioni sono trasmesse in diretta TV e i mass media accompagnano e commentano in modo ampio le notizie che emergono dai lavori della Commissione stessa. L’ipotesi era che dietro all’ indirizzo politico sopra ricordato ci fosse una scelta ideologica antiscientifica e un'opzione di evitare a tutti i costi una paralisi del sistema produttivo.

Ma nel corso dell’aumento delle informazioni che si andavano accumulando e l’affluire di documentazione (quest’ultima una vera montagna con tutti i problemi connessi per esaminarla) hanno cominciato ad emergere indizi sempre più concreti di paralleli interessi economici per l’acquisto di vaccini attraverso vie non trasparenti e con presenze nebbiose di mediatori collegati a soggetti interni del Ministero della Salute. E' noto che le case farmaceutiche che controllano il mercato dei vaccini operano solo direttamente con enti pubblici. Questo secondo binario di trattative informali che si è spalancato ha avuto ricadute politiche destabilizzanti, sia presso l’opinione pubblica che sempre più si scopre indifesa dal contagio, che presso il governo che si trova esposto direttamente dal momento che risulta che il presidente in prima persona a marzo era stato informato di situazioni oscure nel Ministero e non aveva preso misure. Se già nelle settimane passate le statistiche elaborate dagli epidemiologi sul numero di morti che avrebbero potuto essere evitati se i vaccini fossero stati comprati e applicati quando vi erano le prime offerte, in particolare dalla Pfizer, ancora nel 2020, alimentavano uno sdegno morale e affettivo diffuso dal momento che tutti, qui come altrove, hanno vissuto da vicino perdite di parenti e amici, il palesarsi di questo quadro di malaffare accresce il ripudio verso il governo e il suo massimo esponente, che vede forse insidiata la sua rielezione nel 2022 che è, sembra, l’unica cosa che gli interessa.

Si crea quindi un quadro di estrema tensione perché Bolsonaro agisce per aumentare il caos e in esso occultare ciò che invece emerge in modo sempre più chiaro. Da qualche tempo Bolsonaro critica le modalità di voto elettronico che dal 1996 viene utilizzato in Brasile, chiedendo il ritorno al voto cartaceo per evitare frodi, delle quali peraltro nessuno, lungo un quarto di secolo, si è lamentato. Aggiunge che in caso contrario non riconoscerà le elezioni, disprezzando il rifiuto del Tribunale Superiore Elettorale che esclude il ripristino della pratica precedente. Dall’altro lato i comandi delle forze armate lanciano comunicati minacciosi. Va tenuto presente che nell’attuale governo e negli altri livelli ministeriali sono dal 2019 presenti molti militari, sia della riserva che in servizio (situazione quest’ultima assai anomala e che caratterizzava in particolare l’ex ministro della Salute, generale Eduardo Pazuello). Si calcola che almeno tremila graduati occupino incarichi importanti. Il risultato è che nelle audizioni della Commissione parlamentare sono chiamati diversi ufficiali e non sempre le deposizioni sono tranquillizzanti, al punto che il presidente della Commissione, senatore Omar Aziz, ha parlato di “lato marcio” delle forze armate. La reazione del ministro della Difesa e dei comandanti dei tre corpi è stata una minacciosa nota pubblica del 7 luglio direttamente contro il presidente dalla Commissione, in cui con tono roboante si nega qualsiasi corruzione nelle forze armate e si rigetta qualsiasi critica, se no … L’inopportunità di tale nota ha suscitato molte prese di distanza; anche la CNBB/Conferenza nazionale dei vescovi brasiliani, estremamente prudente nel corso di questi ultimi travagliati anni del paese, ha emesso il 9 luglio una nota sulla necessità di appurare la verità su chiunque abbia commesso infrazioni.

In questo contesto il governo cerca di portare a termine alcuni interventi a cui tiene in modo particolare: la privatizzazione di Eletrobras e delle Poste, l’approvazione della legge 490 del 2007 che aggredisce le Terre Indigene, quel presidio delle popolazioni native e dell’ambiente soprattutto amazzonico costruito con pazienza e impegno sulla base della Costituzione del 1988. La cupidigia delle imprese estrattive e degli agrari vuole mettere le mani sugli spazi protetti appropriandosi in modo devastante di beni comuni. Presso le Nazioni Unite sono depositate molte denunce contro Bolsonaro e contro le decisioni governative in contrasto con gli impegni internazionali della Federazione. Una commissione internazionale di dodici giuristi ha definito l’ecocidio come un crimine contro l’umanità ed esso dovrebbe essere accolto dal Tribunale penale internazionale/TPI dell’Aja. Con la classificazione del crimine, l'Articolazione dei Popoli Indigeni del Brasile/APIB a luglio intende presentare una denuncia contro Bolsonaro per genocidio ed ecocidio.

“La APIB ha riunito e analizzato tutti gli atti praticati da Bolsonaro contro i popoli originari dall’inizio del suo governo e ritiene che vi siano elementi concreti per aprire un'indagine da parte del TPI”, afferma Luiz Eloy Terena, avvocato e coordinatore giuridico dell’APIB. La denuncia si sommerà ad altra del 2019 presentata dal Collettivo di Avvocatura in Diritti Umani/CADHu e dalla Commissione Arns. Contemporaneamente sette relatori dell’ONU il 15 giugno hanno inviato al governo brasiliano una lettera affermando che i progetti di legge, appoggiati dalle forze governative del Congresso, per rivedere la legge antiterrorismo minacciano di silenziare critici e opposizione, criminalizzare movimenti sociali e scioperi, restringere le libertà fondamentali, preannunciando un tentativo di dittatura. Nella lettera si chiede alle autorità brasiliane di riconsiderare il progetto, la cui approvazione costituirebbe una violazione del diritto internazionale da parte del Brasile.

Intanto i tribunali chiudono i processi contro  l’ex presidente Lula per assenza di prove e diversi dirigenti del PT/Partito dei lavoratori vengono assolti (dopo anni di detenzione preventiva) perché i fatti non sussistono o le prove non esistono. Addiritura un ministro del STF/Supremo tribunale federale, Luís Roberto Barroso, ha dichiarato che la ex presidente Dilma Rousseff non ha compiuto alcun reato e che il processo di deposizione contro di lei è stato politico. Un giorno il STF dovrà manifestarsi su quel processo che continua formalmente incompiuto, ma ci vorrà ben altro per sanare le profonde ferite inferte alle istituzioni dalle molte complicità e omissioni che hanno consentito questa devastazione. Addirittura Michel Temer, colui che ha complottato nell’ombra per calpestare la Costituzione e le istituzioni, a gennaio si è preso la libertà di riconoscere la impari onestà di Dilma.

Un tempo sospeso, dunque, in cui la mobilitazione di piazza e di denunce occupa spazio crescente.

Fonti: https://legis.senado.leg.br/comissoes/ con le registrazioni dei lavori della CPI pandemia; Brasil de Fato, Brasil 247, colonna di Jamil Chade sul sito https://noticias.uol.com.br/colunas/jamilchade/

San Paolo, 12/7/2021

 

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a cura di Nicoletta Manuzzato