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Brasile, lo sciopero generale del 14 giugno Il Brasile è scosso dalla pubblicazione su Intercept di Glenn Greenwald delle eversive conversazioni fra i magistrati dell'Operazione Lava Jato per togliere il presidente Luiz Inácio Lula da Silva dalla scena politica e per screditare il PT/Partito dei Lavoratori. Si sa che in questo modo le elezioni presidenziali di ottobre 2018 sono state brutalmente manomesse. In tale contesto il 14 giugno vi è stato un imponente sciopero generale dall’importante risultato. Si riporta la dichiarazione congiunta delle centrali sindacali. Inoltre si dà notizia della denuncia della violazione di accordi internazionali da parte del Brasile nel corso della Conferenza annuale dell'Organizzazione Internazionale del Lavoro. Mi permetto di esprimere l’auspicio che il governo italiano in tutte le sue componenti colga la gravità istituzionale della situazione brasiliana e ne tenga in debito conto nella sua politica internazionale. (T.I. 18/6/2019) Le centrali sindacali brasiliane (CTB, CUT, Força Sindical, Nova Central, CSB, CGTB, UGT, Intersindical Central, Intersindical e Conlutas) hanno divulgato nel tardo pomeriggio di lunedì 17 giugno una nota congiunta in cui valutano “molto positivo” lo svolgimento dello sciopero generale di venerdì 14 giugno e attribuiscono il successo della mobilitazione all’unità di azione del movimento sindacale e dei movimenti sociali. TESTO DEL COMUNICATO. Le Centrali Sindacali, riunite lunedì 17/6, valutano come molto positivo lo sciopero nazionale effettuato il 14 giugno, che ha realizzato la paralisi in centinaia di città e in migliaia di luoghi di lavoro, oltre a iniziative e cortei contro la fine della pensione, i tagli all’educazione e per più lavoro. Il successo della mobilitazione è risultato dell’unità d’azione del movimento sindacale, costruita nel corso del tempo e rinnovata dalle decisioni delle assemblee nei posti di lavoro, in assemblee plenarie per categoria e intercategoriali e del coordinamento con i movimenti sociali, popolari, studenteschi e religiosi. Questo sciopero, che ha interessato 45 milioni di lavoratori in tutto il paese, è un movimento che avrà continuità, con l’ampliamento dell’unità nella mobilitazione. Il nostro prossimo passo a breve sarà la consegna ai presidenti della Camera e del Senato di una raccolta di firme contro la proposta sulla Previdenza del governo, con centinaia di migliaia di firme raccolte in tutto il paese. La nostra priorità sarà, in una riunione fissata per il 24 giugno, la definizione e la costruzione delle azioni per ampliare la mobilitazione e la pressione contro la confisca dei diritto alla Previdenza e alla Sicurezza sociale. Ringraziamo l’impegno di dirigenti, attivisti e militanti, il coinvolgimento dei movimenti sociali e la copertura di tutta la stampa. D’altro lato respingiamo le iniziative di pratiche antisindacali che mirano a criminalizzare la forza e la lotta dei lavoratori.
Nell’unità costruiamo la nostra capacità di lotta, che sarà
continua durante tutto l’iter della PEC/proposta di emendamento
costituzionale nel Congresso Nazionale.
Riunione dell’OIL analizza il Brasile in um clima teso L’Organizzazione Internazionale del Lavoro commemora in questo 2019 i cento anni dalla sua creazione e tiene in questi giorni (10-21 giugno) la sua 108ª conferenza a Ginevra. Per il Brasile è una conferenza molto importante. Da pochi giorni l’OIL ha incluso il paese nella lista di casi da valutare per violazioni. L’avvocata Daniela Muradas, vicepresidente dell’Associazione Latinoamericana degli Avvocati del Lavoro, spiega: "Rappresentanti di datori di lavoro e lavoratori che partecipano alla 108ª Conferenza hanno definito la lista di 24 paesi denunciati per violazione delle norme internazionali del lavoro che la Commissione di Applicazione della Norme dell’OIL dovrà analizzare. Nella lista, oltre al Brasile, ci sono paesi come Etiopia, Irak, Nicaragua, Algeria, El Salvador, Bolivia e Serbia". Fra i temi da analizzare vi è il mancato rispetto della Convenzione nº 98, relativa all’applicazione dei principi del diritto di organizzazione e di negoziazione collettiva, adottata nel 1949 a Ginevra. L’avvocato Luís Carlos Moro ritiene che in questa conferenza “regna la massima tensione” sul caso del Brasile. Mentre lo scorso anno non si sapevano ancora gli effetti della riforma del lavoro nello scenario brasiliano, e mancavano dato statistici importanti, ora si sa che vi è stata una riduzione del 43% nel numero di norme collettive successive alla riforma rispetto all’anno precedente. “Se il discorso del governo è che ha ampliato le possibilità di negoziazione, la pratica concreta e numerica smentisce questo discorso”, ha aggiunto. Il 14 giugno l’Associazione Latinoamericana degli Avvocati del Lavoro si è pronunciata. Luísa Fernándes Gómez Duque, presidente dell'ALAL, ha affermato che la riforma vigente in Brasile e altri progetti sono un chiaro esempio di arretramento dei diritti sociali. In seguito il governo brasiliano ha chiesto la parola per replicare e il rappresentante nazionale ha detto, in sintesi, che la modificazione della legislazione corrisponde a un adattamento della legislazione alla “modernità”.
Fonte: Portal Vermelho,
14/6/2019 Organizzazione e traduzioni di Teresa Isenburg
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cura di Nicoletta Manuzzato |