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Molto movimento in Brasile
Teresa Isenburg
Ieri, 23 giugno 2021, sono successe alcune cose importante per il
Brasile e non solo, che trasmetto come semplici notizie.
1) In primo luogo il Supremo Tribunale
Federale/STF ha preso
decisioni incisive. Come scrivono in una nota di commento
gli avvocati dell’ex presidente, Lula Cristiano Zanin e Valeska
Martins: "Il STF ha concluso oggi (23/06/2021) il processo
che ristabilisce l’innocenza dell’ex presidente Lula per le
accuse e le sentenze illegali di cui Lula è stato vittima nella
cosiddetta ‘operazione Lava Jato’. E' stato confermato quello che
sempre abbiamo affermato fin dall’inizio del processo. In questo
modo il STF ha chiuso definitivamente il dibattito su due verità
cristalline: l’ex giudice Sérgio Moro mai ha avuto competenza
per processare i casi che coinvolgevano Lula e nel condannarlo
ha agito in modo parziale, con motivazioni politiche.
L’annullamento di quattro azioni di Curitiba si sommano ad altre
undici decisioni giudiziarie nelle quali Lula è stato completamente
assolto o i processi sono stati archiviati di fronte all'inconsistenza delle denunce. Tutte queste decisioni sono
parimenti rilevanti per affermare il primato della Giustizia e
confermare l’innocenza dell’ex presidente, sebbene nulla possa
riparare i 580 giorni di prigione illegale, le violenze e la
sofferenza inflitti a Lula e ai suoi familiari durante cinque
anni".
Si chiude così la lunga vicenda giudiziaria iniziata nel 2016, che
ha estromesso dalla competizione politica Lula e ha aperto la
strada per la conquista della presidenza della Repubblica a Jair
Bolsonaro, imponendo al paese un esecutivo antisociale, non
rispettoso della Costituzione del 1988 e dannoso per le
istituzioni. Come ha commentato con ironia Lula:
"Io sono qui
integro e Moro è là a Washington con la testa bassa".
2) Altro fatto molto importante è la dimissione del ministro dell’Ambiente Ricardo Salles, uscita di scena ricevuta con
sollievo, dato che Salles è considerato una minaccia globale. Fedele
esecutore dell’abbecedario di Jair Bolsonaro per il settore,
difendeva lo sfruttamento ‘capitalista’ dell’Amazzonia, la
regolarizzazione della terre pubbliche illegalmente appropriate,
anche in Amazzonia, a favore dell’agrobusiness, la coltivazione
mineraria, inclusa quella fuori legge, e l’invasione delle
terre indigene. Queste idee in poco più di due anni sono state
tradotte dal ministro in azione di disarticolazione dello Stato
e dell’ambiente. I danni ambientali con gravi ricadute
economiche della gestione subalterna di Salles sono enormi,
soprattutto per la disattivazione dei servizi di tutela e
controllo dello Stato. Contro di lui sono in corso
indagini e denunce per ostruzione delle giustizia, reati
ambientali e anomalie finanziarie.
Alexandre Saraiva,
commissario della Polizia Federale che aveva denunciato Ricardo
Salles, ha dichiarato: "Avevo avvisato che la mandria non
sarebbe passata”. Il riferimento è all’incredibile dichiarazione
(fazer passar a boiada) anticostituzionale
di Salles nel Consiglio dei
Ministri del 22 aprile 2020 in cui
affermava che era il momento di smantellare i vincoli ambientali
e introdurre norme infralegali (?) che non necessitavano di
approvazione parlamentare approfittando del momento in cui tutti
erano concentrati sulla pandemia. Saraiva aveva denunciato al
STF il 14 aprile 2021 Salles "di porre ostacoli
all’indagine di crimini ambientali e di proteggere interessi
privati e illegittimi presso l’amministrazione pubblica". Per questo Saraiva veniva dimesso dal recente direttore generale
della Polizia Federale, Paulo Maiurino, dall’incarico
dirigenziale che svolgeva in Amazzonia.
Il nuovo ministro
dell’Ambiente, Joaquim Alvaro Pereira Leite, non promette niente
di buono. Agrario e membro attivo della ultra conservatrice
associazione di categoria, la sua famiglia da anni cerca di
entrare in possesso di terre indigene di indios
guaraní nella
città di San Paolo. Tuttavia la spregiudicatezza politica e
morale di Salles e il grande appoggio di cui godeva da parte di
Bolsonaro e altri poteri forti difficilmente potranno essere
eguagliati dal nuovo titolare. Al momento tuttavia è in
discussione alla Camera un progetto di legge che aggredisce
frontalmente le terre indigene, mettendo a rischio le conquiste
di decenni che hanno creato un decoroso sistema di rispetto
delle popolazioni tradizionali e delle priorità ambientali. E’
un passaggio molto preoccupante e certamente sarebbe utile cosa
se anche dall’estero venissero forme adeguate e intelligenti di
attenzione.
3) La CPI/Commissione Parlamentare d’Inchiesta del Senato sulla
politica del governo durante la pandemia continua i suoi
lavori; le audizioni vengono trasmesse in diretta e sono
interessanti per cercare di capire (o a volte rendersi conto che
è appunto difficile capire) le modalità dei processi decisionali
e il funzionamento della macchina amministrativa attualmente
brutalmente manipolata. Da quanto fino ad oggi appurato risulta
che da parte del governo federale vi è stata (e continua ad esserci) una cosciente politica negazionista accompagnata da un'attiva azione di non acquisizione di vaccini e disincentivazione
al rispetto delle misure sanitarie di base (mascherine,
distanziamento, igiene delle mani). Ma negli ultimi giorni
emergono anche situazioni anomale in procedure e contratti
di acquisto di presidi sanitari. Intanto ieri si sono avuti
100.000 nuovi contagiati in un solo giorno, mentre i morti
quotidiani superano la soglia dei 2300 decessi. La popolazione
vaccinata con due dosi supera di poco l'11% (23,3 milioni), con
una dose il 24% circa (50,9 milioni). Sul versante sociale,
accanto all’impoverimento brusco prodotto dalla paralisi indotta
dalla pandemia, non si può sottovalutare che la porzione di
ricchezza nelle mani dell’1% che sta al vertice della piramide
economica e sociale ha raggiunto il 49,6%, cioè quasi metà delle
ricchezza del paese durante il governo Bolsonaro, come riportato
nella relazione Ricchezza Globale pubblicata ogni anno dal
Credit Suisse.
4) Ma molto importante è la ripresa, sanitariamente
prudente, delle manifestazioni sociali. Sabato 19 giugno una
seconda mobilitazione, dopo quella del 29 maggio, ha portato in
strada in molte città grandi e piccole di tutti gli Stati
cittadine e cittadini, per un totale attorno a 750.000, con
cartelli e slogan contro Bolsonaro (Fora Bolsonaro), per
vaccino subito, per sostegni economici ecc. Nelle manifestazioni
aleggiava la presenza/assenza dei 500.000 morti per Covid, che
proprio in quella data avevano raggiunto quel numero simbolico.
Fonti: dirette della CPI, Brasil de fato, Brasil 247
San Paolo, 24/6/2021
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Latinoamerica-online.it a
cura di Nicoletta Manuzzato |