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Brasile, parzialità e imparzialità del potere giudiziario
Teresa Isenburg
Il 22 aprile 2021 il Supremo Tribunale Federale del Brasile
ha espresso a maggioranza il riconoscimento che l’ex giudice
Sérgio Moro è stato parziale nel giudicare l’ex presidente Luiz
Inácio Lula da Silva; un mese prima sempre il STF aveva
riconosciuto che la magistratura di Curitiba non era competente
per condurre il processo. Ma, come afferma il giornalista
Fernando Brito sul blog Tijolaço del 23 aprile 2021, la
legittimazione di Bolsonaro è stata un'estensione della
delegittimazione di Lula. “Si noti: non sono state le virtù, gli
ideali (?), i progetti, la traiettoria, il partito (?), gli
appoggi, la retorica, l’ideologia, nulla di tutto ciò ha eletto
Jair Bolsonaro: è stata la possibilità di esecrare,
politicamente, colui che era stato giudicato corrotto,
incarcerato, umiliato, esposto al linciaggio della pubblica
opinione. È stato questo che ha reso Moro e i criminali di
Curitiba i principali elettori del 2018. L’esercito, i militari,
sono stati garanti, sì, ma nessuno può dubitare che la Lava Jato,
oltre a escludere Lula dalle urne, lo ha deformato agli occhi
di parte della popolazione e ha costruito la sua esecrazione”.
Questo giudizio della Suprema Corte è molto importante, ma
rimane senza risposta il fatto che le vicende del Brasile (e di altri paesi) degli ultimi cinque anni mettono in luce, cioè
la fragilità delle istituzioni e delle procedure elettorali
democratiche parlamentari di fronte a deviazioni di settori
del potere e alla pressione difficile da controllare dei mezzi
di comunicazione di massa e dei social rafforzati dalle
tecnologie capillari e poderose.
Nota della difesa dell’ex presidente Lula
In seduta plenaria il Supremo Tribunale
Federale/STF in data di
oggi (22.04.2021) ha espresso una maggioranza per confermare il
giudizio del 23.03.2021 della 2a sezione (habeas corpus n.
164.493) che, a sua volta, aveva riconosciuto che l’ex giudice
Sérgio Moro aveva infranto la regola d’oro del potere
giudiziario: ha agito in modo parziale in rapporto all’ex
presidente Lula.
Come abbiamo detto dalla prima manifestazione scritta nel 2016,
Sérgio Moro ha utilizzato la carica di giudice per praticare lawfare (trattare l’imputato come un nemico da abbattere)
e per promuovere una vera e propria crociata conto l’ex
presidente Lula al fine di accusarlo e condannarlo senza
prova di colpevolezza, con l’obiettivo di escluderlo dalle
elezioni presidenziali del 2018 e dalla vita politica.
L’ex presidente Lula ha lottato per lo svolgimento del dovuto
processo per oltre cinque anni, periodo nel corso del quale
ha subito 580 giorni di detenzione illegale e ogni tipo di
persecuzione e coazione irreparabili.
È una vittoria del Diritto sull’arbitrio. È il ripristino del
debito processo legale e della credibilità del potere
giudiziario in Brasile.
Cristiano Zanin
Martins/Valeska T. Z. Martins
San Paolo, 23/4/2021
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cura di Nicoletta Manuzzato |