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Brasile, conferenza stampa di Lula dopo la condanna Dopo la condanna il 12 luglio, in assenza di prove, da parte del giudice di prima istanza Sérgio Moro dell’ex presidente Luiz Inacio Lula da Silva a 9 anni e mezzo di prigione e a oltre 19 anni di interdizione politica, Lula ha tenuto una conferenza stampa con il suo inconfondibile stile, nella sede nazionale del Pt a San Paolo. Il numero di osservazioni circostanziate contro procedura e sentenza in Brasile e all’estero è molto alto, le prese di posizioni critiche non si contano, mentre varie forme di mobilitazione si moltiplicano nel paese in una situazione di estrema tensione. Ovviamente gli avvocati difensori di Lula hanno già intrapreso le vie legali contro la sentenza. Si riporta la traduzione delle parole di Lula. (T.I.) Non mi hanno avvisato prima e così ho perso il discorso della mia presidente (senatrice Gleisi Hoffmann); sono arrivato quando stava dicendo che un’elezione senza Lula non è un’elezione, è una frode. Ma vorrei che voi pensaste un po’ alla sentenza di Moro, perché lui ha nei miei confronti un ottimismo che io stesso non ho. Perché la condanna a non poter esercitare alcuna carica per 19 anni vuol dire che lui permette che possa essere candidato nel 2036. Questo significa che vivrò e che dovrete sopportarmi a lungo. Volevo fare questa intervista collettiva, ieri non ho voluto parlare con la stampa perché c’era una questione molto importante da risolvere, cioè vedere il Corinthians sconfiggere il Palmeiras, quindi non ho avuto neanche il tempo di analizzare la condanna né parlare con gli avvocati perché, vedete, prima dovevamo vedere il Corinthians risolvere la questione con il Palmeiras, poi si poteva discutere. Ma io volevo qui cominciare ringraziando alcuni compagni che hanno avuto un ruolo importante in questa prima tappa di battaglia giuridica e politica: Cristiano Zanin, il mio caro avvocato, Roberto Teixeira, Valeska, che oltre che avvocato e figlia di Roberto Teixeira è moglie di Cristiano, Larissa, che è figlia di Roberto Teixeira e cognata di Cristiano, volevo ricordare Geoffrey (Robertson) che è l’avvocato che ci aiuta da Londra e fa un'azione contro Moro all’Onu. Volevo ringraziare il compagno Batochio che fa parte del gruppo di avvocati che mi difendono in questa azione e in altre, che sono molte, che ho davanti. Ringraziare il compagno Nilo Batista che non ha potuto continuare a aiutarmi, ma che all’inizio ha partecipato a questo processo, il compagno Joarez Cirino che è un avvocato di Paraná. Voglio ringraziare Fernando Fernandes e tutta la sua équipe che hanno lavorato così bene in questo processo, erano gli avvocati di Paulo Okomotto che è stato assolto nella questione dell’archivio (si tratta dell’archivio dei doni ricevuti da Lula come presidente che sono proprietà dell’Unione, ma vanno immagazzinati per incombenza del presidente che li ha ricevuti: Lula, come Fernando Henrique Cardoso suo predecessore, si è accordato con imprenditori per lo stoccaggio). Voglio ringraziare tutti i compagni giuristi che hanno preso parte a tante riunioni, che hanno scritto tanti articoli. Anche adesso c’è un'iniziativa di 60 giuristi per scrivere un libro sulla sentenza di Moro, cioè ogni giurista scriverà cinque pagine sulla sentenza perché secondo gli avvocati è un testo che deve essere oggetto di uno studio approfondito su come non fare una sentenza di condanna. Comunque non entro nei dettagli perché queste persone hanno studiato molti anni, hanno ottenuto lauree specialistiche, dottorati per essere avvocati, non sono io con i miei quattro anni di scuola elementare a poter sostituire l’esperienza di questi compagni, ma voglio ringraziare tutti; ovviamente i miei compagni del Pt, che sono stati così solidali con i gruppi del Senato e della Camera che hanno affrontato non solo questo caso, ma un altro caso di ingiustizia che ha reso vittima un altro compagno del Pt e altri che non sono neanche del Pt, ma che sono vittime dell’arbitrio di uno Stato quasi d'eccezione in cui si sta gettando nella pattumiera lo Stato di Diritto Democratico. Voglio cioè ringraziare la compagna Jandira (Feghali) del PCdB (Partido Comunista do Brasil), il compagno Manoel Dias che è qui in nome del Pdt (Partido Democratico Trabalhista), voglio ringraziare la generosità della stampa nei miei confronti che è molto importante, soprattutto il personale del Jornal Nacional, che mi tratta con tanta deferenza. Voglio salutare e ringraziare il mio caro Raduan (Nassar), che conosco personalmente da poco, ma sembra che sia molto tempo che lo conosco, ed è un compagno che è una delle riserve morali di questo paese, oltre che un'importante riserva intellettuale. E poi non volevo parlare della mia famiglia perché quando parlo della famiglia mi emoziono e non ne parlerò, ma di questo processo che, se lo si segue, si capisce che quello che è successo ieri io lo avevo già previsto il 16 ottobre dell’anno passato. Se lo leggete, io avevo scritto un articolo, in una rubrica della Folha (de São Paulo) "Perché vogliono condannarmi", uscito il 18 ottobre 2016. Avevo detto quanto segue, Raduan: "I miei accusatori sanno che non ho rubato, non sono stato corrotto né ho tentato di intralciare la giustizia, ma non possono ammetterlo, non possono retrocedere dopo il massacro che hanno promosso nei media. Sono diventati prigionieri delle menzogne che hanno creato, il più delle volte a partire da cronache faziose e non verificate. Sono condannati a condannarmi e devono valutare che, se non mi arrestano, saranno loro stesso delegittimati davanti all'opinione pubblica. Cerco di capire questa caccia come parte dello scontro politico, sebbene questo sia un metodo ripugnante di lotta. Non è Lula che pretendono di condannare, è il progetto politico che rappresento insieme a milioni di brasiliani. Nel tentativo di distruggere una corrente di pensiero, stanno distruggendo le fondamenta della democrazia nel nostro paese. E’ bene sottolineare che noi del Pt abbiamo sempre appoggiato l’indagine, il giudizio e la punizione di chi storna denaro del popolo. Non è un'affermazione retorica, noi combattiamo la corruzione nella pratica”. Questo è stato scritto nell'ottobre 2016, perché fin da quando questo processo è iniziato, e fin da quando Moro ha proferito diverse interviste sentenziando che era necessaria una forte copertura della stampa, perché se no non sarebbe riuscito ad arrestare le persone, e soprattutto a prendere le persone per far si che le persone denunciassero. Perché ci sono persone che hanno fatto delazioni e potrei raccontare un caso che è quello di Leo Pinheiro (ex presidente dell’impresa OAS), che è la persona che Moro più ha utilizzato nella sentenza. Leo Pinheiro è incarcerato da oltre due anni, Leo Pinherio ha detto insistentemente "No, no", ma è già condannato a 23 anni di prigione con la prospettiva di qualche aggiunta. E il tipo assiste nella televisione Globo, nel (programma) Fantastico, e impara che in questo paese esiste la delazione premiata, che fare delazione è un premio, perché tu possa convivere con la ricchezza che hai rubato, perché tu possa convivere con metà o più del furto e (nella tv) appaiono persone che vivono qui a Itapecerica in un condominio di lusso, appaiono persone che vivono in un condominio vicino alla spiaggia. Il tipo è incarcerato e si dice "sono condannato a 23 anni di prigione, ho altri tre processi contro di me e devo solo dire che Lula sapeva?" Lula non fa parte della famiglia del tipo, Lula non è figlio, non è genero, non ha niente a che fare. Perché devo prendermi tanti anni di prigione a causa di Lula? Così è andata con Leo, così con altri. Durante tutto questo processo ciò che più leggevo nelle informazioni erano persone che dicevano "il tal dei tali è stato arrestato e nell’interrogatorio la prima cosa che hanno detto è che doveva fare il nome di Lula”. E io pensavo che questo processo sarebbe finito nel modo in cui è finito perché in nessun momento (ho dato diverse deposizioni), ed era cosa visibile, ciò che meno interessava alle persone che facevano l’interrogatorio era quello che tu dicevi. Avevano il processo già pronto, già avevano l’idea della condanna pronta. Quindi la Polizia Federale prende questo processo. Questo processo inizia con la menzogna del giornale Globo, che il Pubblico Ministero (PM) assume, apre un'indagine, la Polizia Federale mente al riguardo di questo processo, il Pubblico Ministero accetta l’indagine della Polizia Federale, mentre la stampa diffonde tutto ciò ampiamente. Dopo passa al PM che prepara l’accusa, annuncia l’accusa, la stampa sempre diffonde abbondantemente, cioè un’altra menzogna del PM e il tutto passa a Moro. Io pensavo che Moro avrebbe respinto, che si sarebbe rifiutato di accettare la menzogna raccontata dal PM, basata sulla teoria del PowerPoint (montaggio presentato dal procuratore Delton Dallagnol al processo Lava Jato nel febbraio 2017), era quello che mi aspettavo. Nota che io avevo molto maggior garanzia quando lui doveva rifiutare o accettare la denuncia, piuttosto che quando doveva giudicare dopo l’accettazione del processo. Dopo l’accettazione del processo io dissi: "Guarda, c’è una partita che si gioca nel paese. Non è possibile che quelli che hanno montato la menzogna del colpo di Stato contro Dilma, quelli che hanno preparato la menzogna del golpe contro le forze democratiche che avevano vinto le elezioni del 2014 rimangano a braccia conserte, aspettando che noi si ritorni al potere nel 2018". E ho sempre avuto coscienza che il golpe non sarebbe stato completo se Lula si poteva candidare, il golpe non si concludeva. Qual è la ragione, ditemi, di deporre un governo, un partito politico e due anni dopo quel governo e quel partito uniscono le stesse forze politiche e vincono le elezioni? Non poteva concludersi così. Quindi la sentenza di ieri (12 luglio) ha una componente politica molto forte e ovviamente non mi inoltro nelle componenti giuridiche, perché tutto quello che ho letto fino ad ora e tutto quello che ho sentito è che il giudice Moro ha scritto praticamente 60 pagine per giustificarsi della condanna. E che in pratica di 900 pagine e non so quanti paragrafi ha utilizzato 5 pagine della difesa e mi sembra che non gli interessi per niente. Vi ricordate che quando sono andato a fare (nel maggio 2017) la mia deposizione, è registrato, avevo chiesto a Moro di autorizzare che la stampa trasmettesse la mia dichiarazione in diretta. Non è stato possibile, perché io volevo che il popolo vedesse la loro faccia, volevo che vedessero le facce dei procuratori. Non solo la mia. Non è stato possibile, ma è stato divulgato e avete visto che io ho detto quanto segue: "Guardate, voi non potete assolvermi, non c’è modo. Cioè, per quello che voi avete detto fino adesso, per quanto la stampa mi ha condannato fino adesso, solo il Giornale Nazionale per 20 ore". Notate che i tucani (Psdb) non hanno retto una copertina della (rivista) Veja, sono caduti tutti. Io ho non so quante copertine della rivista, 50 e più, oltre a quelle di fine settimana che devono essere tutte di nuovo della mia faccia, e oltre 20 ore del Giornale Nazionale. E, compagna Gleisi, sento che c’è un tentativo di togliermi dalla partita politica. Io sono un uomo che ha fiducia nella Istituzioni. Io voglio una Polizia Federale forte, voglio un Ministero forte e anche un Pubblico Ministero forte. Perché queste istituzioni forti sono ciò che garantisce la democrazia del paese e sono garanzia per non permettere l’abuso da parte di coloro che esercitano il potere. Anche per evitare, sapete, l’apparire di persone che si sentano insostituibili e che vogliano utilizzare il potere per governare in modo autoritario. Io ho sempre detto, se voi prendete il discorso che facevo all’insediamento del Pubblico Ministero, io dicevo: L'istituzione per essere forte, le persone che la compongono devono avere più responsabilità. Quando io parlo della Polizia Federale e del Pubblico Ministero non parlo dell'istituzione perché ho molti amici e rispetto profondamente alcune centinaia di amici che ho là. Parlo dei procuratori che fanno parte dell'Operazione e del gruppo di lavoro della Lava Jato. Parlo della Polizia Federale che fa parte del gruppo di lavoro della Lava Jato. Non parlo dell'istituzione, perché ho tanta fiducia nell'istituzione che l’ho resa molto più forte di quando io sono arrivato. Allora, che cosa avviene di fatto e di diritto in questa faccenda. Cioè quando nessuna verità è presa in considerazione. Dal momento che il PowerPoint ha permeato tutto il loro comportamento, e sono già stufo di parlarne e voi sapete tutto. Dicevano che il Pt (Partido dos Trabalhadores) è un'organizzazione criminale, che il Pt si era preparato per fare affari attraverso il governo e rubare e che Lula era il capo. E a partire da lì non avevano più bisogno di nulla, era la teoria del dominio sul fatto. Utilizzata in modo moderno con la parola "contesto", e il giudice Moro utilizzava molte volte la parola contesto. Ovviamente Moro non deve dare conto a me, credo che deve dare conto alla Storia, come io devo dare conto alla Storia. In verità è la Storia che dirà ciò che è giusto e ciò che è sbagliato. Io continuo ad affermare che non è possibile avere uno Stato di Diritto se non si crede nella Giustizia. E per questa fiducia che ho nella Stato di Diritto e nella Giustizia forte, la Giustizia non può mentire. La Giustizia non può prendere decisioni politiche, deve prendere decisioni basate sugli atti. E guarda che abbiamo lavorato. Perché l’unica prova che esiste in questo processo di non so quante righe è la prova della mia innocenza. E vorrei fare un appello alla stampa, un appello al popolo brasiliano, se qualcuno ha una prova contro di me, per favore lo dica. La mandi alla Giustizia, la mandi alla Suprema Corte, la mandi alla stampa, perché ne ho bisogno. Sarei più felice di essere condannato in base a una prova. Che mi smascherino, "ecco qui, tu davvero hai commesso un errore". Quello che mi lascia indignato, ma senza perdere la tenerezza, è di percepire di essere vittima di un gruppo di persone che raccontano la prima menzogna che gli capita e passano la vita intera mentendo per poter giustificare la prima menzogna, che Lula era padrone di un appartamento triplex". Non sono padrone di un triplex, non ho un triplex e sono anche stato multato per 700.000 reais. Perché adesso il triplex è dell’Unione. Hanno sequestrato il triplex e io devo pagare 700.000 reais alla Petrobras. Potrebbero darmi il triplex, lo venderei e pagherei la multa. E no, facciamo una colletta raccogliendo decima. Anche da voi, la stampa democratica, si passa un cestino, mettete un soldino e io pago la multa del triplex che non è mio. Insomma, sinceramente la mia testa di cittadino con la quarta elementare e un corso di tornitore meccanico non riesce a capire tutto questo garbuglio. E non so come uno riesca a scrivere 900 pagine per non dire assolutamente nulla di prova contro la persona che vuole accusare. Questo processo è come se un cittadino venisse qui, un tifoso del Corinthians, e dicesse: "oh Lula, il Corinthians ha contrattato Messi", io sarei tutto contento. E non fosse vero e io cominciassi a processare il Corinthians perché vorrei che il Messi giocasse. E il Barcellona dicesse: "ma Lula, il Messi è del Barcellona", "è del Corinthians, lo ha detto la Globo". E allora il Corinthians fosse obbligato a pagare una multa! E ci sono altri processi di questo stesso tipo. Sentirete molto parlare di processi uguali a questo, ma voglio dirvi che la mia indignazione come cittadino brasiliano non mi fa perdere la fiducia che in questo paese esista una giustizia. Quindi noi ricorreremo in tutte le istanze contro tutte queste arbitrarietà. Credo anche che sia necessario processare questa sentenza nel Consiglio Nazionale di Giustizia. Bisogna fare processo contro chi mente, contro chi non dice la verità in questo paese. Perché ogni volta che io faccio una deposizione dico: giuro di dire la verità… Proprio da poco ho fatto una deposizione e il procuratore mi ha detto: "No, lei non è tenuto a deporre come testimone, perché come testimone è obbligato a dire la verità. Può deporre come persone informata dei fatti". "No, gli ho detto, voglio deporre come testimone perché sono venuto qui per dire la verità. Chi vuole che io parli come persona informata dei fatti lo chiede perché non vuole che io dica la verità". Quindi compagni, senza sfida, io vorrei che i miei nemici, soprattutto i padroni dei mezzi di comunicazione, facessero uno sforzo incommensurabile e presentassero una prova. Un'unica prova, un unico pezzo di carta firmato. Perché come prova mi hanno presentato un pezzo di carta con cancellazioni. Ho visto che era cancellato intorno a un numero 174, avrebbero potuto essere loro stessi ad avere cancellato. E mi hanno chiesto: "Riconosce questo?" e gli ho risposto: "No, non lo riconosco, chi ha firmato?". "Nessuno", "E come posso riconoscere un documento senza firma?". Questo è stato utilizzato come prova. E poi la dichiarazione di un cittadino di cui io ho grande rispetto, con cui ho avuto amicizia, che è stato Leo Pinheiro, che ha cambiato di opinione da un giorno all’altro. Ricordo che il giorno della deposizione di Leo, Cristiano (Zanin) ha chiesto: "Dr. Leo, fino a ieri lei diceva altre cose, perché ha cambiato di posizione?" “Ah, perché ho avuta nuova indicazione dall’avvocato". Aveva assunto Romero Jucá (uno dei golpisti principali) come suo avvocato. Quindi basandosi su questo, fare una condanna… Sinceramente mi sento alleviato perché capisco la dimensione della menzogna. E vorrei terminare dicendovi una cosa. Io voglio rispettare i compagni del Pdt, i compagni del PCdB, i compagni del movimento sociale, e dire che se qualcuno pensa con questa sentenza di togliermi dalla partita, sappia che io resto nella partita. Al mio partito voglio dire che fino ad ora non ho avanzato rivendicazioni, ma a partire da adesso io rivendico al Pt il diritto di collocarmi come postulante alla candidatura della presidenza della Repubblica. In verità io oggi vorrei, Gleisi, stare qui a questo tavolo nell’auditorio principale del mio partito, con tante persone importanti, a discutere della situazione del Brasile. A discutere della situazione politica del Brasile. Del discredito delle istituzioni del paese, a cominciare dal potere esecutivo. A discutere il golpe dopo il golpe. Mi sapete spiegare perché la Globo vuole fare un golpe dentro al golpe che è lo stesso golpe. E sia chiaro, noi non vogliamo fare un golpe contro Temer, vogliamo elezioni dirette, votare in modo legale e vogliamo che Temer se ne vada per una votazione di un emendamento costituzionale dentro al Congresso. La cosa migliore sono le elezioni. Perché quando il popolo sceglie un candidato, una candidata, il popolo diventa responsabile per i successi e per gli errori. Io non so se questo è bene o male, ma voi avrete un precandidato con un problema giuridico sulle spalle e io devo fare due battaglie. In primo luogo giuridicamente per conquistare il diritto ad essere candidato, in secondo luogo devo lottare nel Pt per conquistare l’appoggio del Pt, in terzo luogo devo lottare, sapete, la buona battaglia, la buona battaglia democratica nelle strade per convincere la società. Perché se loro cercano di distruggere tutto quello che è stato costruito come diritto dei lavoratori dal 1943, se stanno cercando di distruggere la conquista dei lavoratori più la previdenza sociale, se stanno cercando di distruggere l’industria nazionale, distruggendo la cosa più semplice che noi abbiamo creato, che è la componente nazionale perché si possa sviluppare l’industria nazionale; se loro stanno cercando di distruggere la Petrobras e le imprese di ingegneria, perché non sanno cosa fare, vorrei dire: Signori della Casa Grande (la casa dei padroni), lasciate che qualcuno della Senzala (le dimori degli schiavi) faccia ciò che voi non avete competenza di fare in questo paese. Lasciate che qualcuno si prenda cura di questo popolo, perché questo popolo non ha bisogno di essere governato dall'élite. Questo popolo ha bisogno di essere governato da qualcuno che conosca la sua anima, da qualcuno che sa che cosa è la fame, la disoccupazione, da qualcuno che sa che cos'è la vita dura che sopporta il popolo povero di questo paese. E voglio concludere dicendo questo, sapete, quando questo paese non ha più uscita, quando gli economisti di destra non hanno più soluzione, per favore, permettete di mettere il povero nel bilancio di nuovo. Il povero del bilancio, Damião, il povero nel mondo che lavora, il povero che riceve il salario, il povero che riceve credito, e allora noi riportiamo il paese alla crescita, il popolo torna a sorridere e il popolo può ritornare ad avere l’ottimismo che aveva per tutto il tempo in cui noi abbiamo governato questo paese. Vi ricordo, e vi dico, ricordo e affermo una cosa, l’odio viene disseminato in questo paese e ogni volta che dico che la Rete Globo è disseminatrice dell’odio di questo paese lo dico perché basta assistere al Giornale Nazionale e lo si sente. Sapete, quello che mi aspetto è che quelli che presentano il notiziario, che fanno il giornale, nel momento in cui dicono notizie false, arrivino a casa e guardino la faccia dei loro figli, per vedere i loro figli, con il peso di quello che loro stanno facendo. Perché io non dubito che quando i figli saranno adulti chiederanno conto ai padri della quantità di menzogne che raccontano al riguardo di una persona che non è onesta per merito: io sono onesto perché ho imparato con una donna analfabeta ad essere onesto. E’ importante sapere, e io lo so, quello che hanno fatto a Dona Marisa (morta il 3 febbraio 2017) con le loro menzogne. Non parlo di ciò qui per non emozionarmi, ma le persone sanno cosa hanno fatto a Dona Marisa. Quindi, compagna Gleisi, è qui il tuo vecchio compagno giovane Lula, con i suoi 71 anni quasi 72, pronto a lottare allo stesso modo di quando aveva 30 anni. Con maggiore esperienza, prendo cura di me, faccio ginnastica, e quindi mi si aspetti. Chi crede che è la fine di Lula si romperà la testa: perché solo nella politica, chi ha diritto di decretare la mia fine è il popolo brasiliano. Grazie compagni! Fonte: www.pt.org.br Introduzione e traduzione di Teresa Isenburg
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Latinoamerica-online.it a cura di Nicoletta Manuzzato |