Da tempo i governi italiani sono poco attivi sul versante
delle relazioni e della politica internazionale. Il dicastero della
Farnesina viene non di rado affidato a politici che sono impegnati
soprattutto in questioni interne, in prevalenza partitiche.
Tuttavia i grandi rapporti fra potenze e paesi che vogliono
mantenere una visibilità oltre i propri confini continuano a
intrecciarsi e modificarsi. Fra i bersagli che erano e sono nel
mirino dell’eversione che, in varie forme, stravolge il Brasile e
la vita della maggioranza della sua popolazione dal marzo del 2016
non si può dimenticare i Brics e il significato stategico di quel
sodalizio, che coordina Africa del Sud, Brasile, Cina, India,
Russia. Il 13-14 novembre si è riunita a Brasilia l'XI vertice
dei Brics con la partecipazione dei capi di Stato e di governo dei
rispettivi paesi. Si traduce un articolo dell’economista
Paulo Nogueira Batista Jr., che per molti anni ha avuto incarichi
di altro livello internazionali. L’11 e il 12 novembre presso la
Camera dei Deputati si è svolto un seminario dal titolo Brics dei
Popoli, di cui si dà qui notizia.
Infine fra il 20 e il 22 novembre i governatori dei nove
Stati del Nordeste, coordinati nel Consorzio Nordeste, hanno svolto
un viaggio in Europa per attivare contatti per iniziative
economiche: la missione, iniziata a Roma con un incontro con
imprenditori, si è conclusa a Berlino nei principali Ministeri
economici passando per Parigi. Si traduce un'intervista da Roma del
governatore di Bahia Rui Costa. (T.I. 26/11/2019)
Il vertice dei Brics a Brasilia
Paulo Nogueira Batista Jr.
Il vertice dei Brics, da
poco concluso a Brasilia, è stato accolto con un certo scetticismo.
Jim O´Neill, l’economista che ha creato l’acronimo Brics, ha messo
in dubbio l’importanza del gruppo, dicendo addiritura che nessuno
avrebbe notato se la riunione non avesse avuto luogo.
Una delle ragioni di una certa perdita di
dinamismo dei Brics è proprio la contrazione del ruolo del Brasile
a partire dal 2015, dopo la crisi politica che si è abbattuta sul
paese. Ho preso parte al percorso Brics dall’inizio del gruppo nel
2008 e posso testimoniare che fino al 2014 il Brasile era, se
non il motore, certamente uno dei motori del gruppo. Era un paese
che proponeva, formulava e guidava negoziati. Un Brasile attivo e
impegnato è mancato ai Brics. Ma, infine, l’irrazionalità ha dei
limiti. Il governo brasiliano ha abbandonato la gratuita ostilità
verso la Cina, nostro principale partner commerciale, ed è in corso
un riavvicinamento fra i due paesi. A breve sembra che risulterà
chiaro che l’allineamento agli Usa e le concessioni unilaterali (ad
esempio l’accesso alla base di Alcantara e la vendita a prezzi
stracciati della Embraer) fatte dal governo brasiliano non portano
gli effetti attesi.
Non è necessario ricapitolare le
disillusioni che il goveno brasiliano ha avuto nel suo immaginato
rapporto speciale con il governo Trump. Era assolutamente
prevedibile. Gli americani non rispettano, e neppure capiscono,
comportamenti servili. E trattano con disprezzo i propri satelliti.
Mi sono stancato di vedere ciò negli otto anni in cui ho lavorato a
Washington, dal 2007 al 2015, sia nel Fmi che nelle riunioni del
G20. Il Brasile allora era altro e si comportava come il grande
paese che è.
Un incontro dei paesi Brics al più
alto livello politico ha sempre importanza.
Non si deve dimenticare che il gruppo
riunisce quattro dei cinque giganti del mondo. Solo cinque paesi
fanno parte allo stesso tempo della lista dei dieci maggiori pil,
territorio e popolazione. Questi cinque sono gli Stati Uniti e i
quattri Brics originali, cioè Brasile, Russia, India, Cina. Per
questo, tra l’altro, ho intitolato il libro che ho pubblicato da
poco Il Brasile non sta nel cortile di nessuno (ed. Boitempo).
Sono ben cosciente che il Brasile non si
sta comportando al livello delle sue dimensioni. Da qualche tempo,
e mi spiace dirlo, il nostro paese è un gigante con
l’atteggiamento di nano. Atteggiamenti non di rado umilianti, che
dimostrano assenza di consapevolezza dell’importanza del paese
stesso e di come funzionano le relazioni internazionali.
Due aspetti della politica estera hanno
contribuito in particolare a pregiudicare nel 2019 la presidenza
brasiliana dei Brics e a svuotare in una certa misura il vertice di
Brasilia: l’allineamento del governo Bolsonaro sugli Stati Uniti e,
in collegamento a ciò, la cattiva conduzione delle relazioni con i
vicini sudamericani. Il Brasile è al momento visto come un paese
senza voce e opinioni proprie e ha perso l’influenza nella regione.
Stona anche rispetto alle politiche estere della maggioranza dei
paesi dei Brics, che apprezzano la propria capacità di agire
in modo autonomo e respingono, di conseguenza, allineamenti
automatici. Si è quindi spezzata una tradizione stabilita nelle
cupole dei Brics, il cosiddetto outreach regional, cioè
l’invito a paesi della regione per un dialogo con i leader dei
Brics. Ad esempio nel 2014, al vertice di Fortaleza presieduto da
Dilma Rousseff, erano presenti tutti i leader dell’America del Sud,
senza eccezioni. Adesso le divergenze fra Brasile da un lato e
Cina e Russia dall’altro riguardo al Venezuela e altre
questioni hanno fatto eliminare l'outreach regional.
Questo potrà cambiare? Difficilmente il
Brasile sotto Bolsonaro tornerà a svolgere un ruolo che ha
già avuto nei Brics e nella politica internazionale in generale. Ma
è possibile che la posizione del paese migliori almeno un po’. C’è
già stato qualche segnale nel vertice di Brasilia. Ad esempio
Bolsonaro in alcune dichiarazioni ha dato segnali di equidistanza
nella guerra commerciale Usa-Cina. Il comunicato finale della
riunione, firmato dai leader dei Brics, rinnova l’impegno per il
multilateralismo e per l’Accordo di Parigi sul cambiamento
climatico, in controtendenza con quanto auspicato dal governo
Trump.
Il Brasile adesso passa la presidenza a
rotazione alla Russia, che guiderà le attività il prossimo anno. Ma
nel 2020 spetterà al Brasile una decisione cruciale per il gruppo:
l’indicazione del presidente della Nuova Banca di Sviluppo/NBD, più
nota come Banca dei Brics. Questa banca è il meccanismo più
importante creato dai cinque paesi. A Fortaleza è stato deciso che
il Brasile avrebbe avuto il diritto di indicare il secondo
presidente della NBD, con mandato di cinque anni a partire dal luglio
2020.
La NBD procede in modo più lento di quanto sperato, come ho spiegato in modo dettagliato nel mio libro.
Uno dei motivi è la scelta infelice della prima amministrazione della
Banca, guidata dall’indiano K.V. Kamath, che non ha visione, guida
e iniziativa adeguata. Sotto un comando debole, la NBD non ha
ancora mostrato le sue potenzialità nella maggior parte delle aree.
Fra il 2020 e il 2021 tutta l’alta amministrazione, il presidente e i
quattro vicepresidenti saranno sostituiti come previsto dagli
accordi. I Brics hanno così l’opportunità di rilanciare e
ridinamizzare questa che è la principale realizzazione pratica fino
ad ora.
Fonte: Carta Capital
I popoli esigono
cambiamenti per avere futuro
Nei giorni 11 e 12 novembre 2019 noi,
militanti di organizzazioni popolari, sindacali e politiche di
sessanta
organizzazioni di nove paesi ci siamo riuniti nel Seminario
Internazionale Brics dei Popoli, per discutere l’attuale
congiuntura politica internazionale e le sfide dei popoli di fronte
alle azioni imperialiste. Questa riunione precede l'XI vertice dei
Brics, che si terrà il 13 e 14 novembre.
Ci riuniamo in Brasile (nella Camera dei
Deputati) in un momento internazionale di inasprimento della lotta
di classe. La crisi strutturale capitalista, che produce
contraddizioni decisive nel campo ambientale, politico, sociale ed
economico, si approfondisce. Il capitale finanziario impone al
mondo una nuova tappa del neoliberismo, in cui l’appropriazione
dello Stato, dei fondi e dei servizi pubblici si somma alla
privatizzazione dei beni comuni come acqua, terra, biodiversità,
aria.
Fonte: Brasil de Fato, 12/11/2019, inizio del
documento finale anche in traduzione inglese e spagnola sul sito
Governatori del Nordeste fanno "bloco paralelo" e vanno in Europa
alla ricerca di
fondi
Carlos Madeiro
Per cercare finanziamenti e
collaborazioni governatori e rappresentanti degli Stati del
Nordeste percorrono Francia, Italia e Germania e partecipano a
incontri com investitori e governi locali. La comitiva, composta da
sette governtori, un vice e un funzionario, rappresenta i nove
Stati nordestini e funziona come blocco commerciale parallelo. Il
Consorzio Nordeste si è formato nel marzo 2019.
Intervista al governatore di Bahia Rui Costa (PT/Partito
dei Lavoratori) da Roma
UOL – Qual è l’obiettivo di questo
viaggio?
Costa – Nostro compito è presentare il
Nordeste. Il nostro obiettivo sono investimenti nei servizi
igienici, acqua, fognature, energia pulita. Riteniamo questi
incontri un successo.
UOL – Ci sono difficoltà di
finanziamento in Brasile?
Costa – Nella condizione finanziaria
del Brasile vogliamo cercare risorse e all’estero vi è capacità di
investimento, anche privato. Nella situazione di scarsità di
investimento in Brasile è necessario che gli Stati agiscano in
modo attivo per stimolare. Abbiamo diverse opportunità di
affari, cioè ppp/partecipazioni pubblico-privato, infrastruttura,
trasporto, mobilità urbana, sistema igienico, porto, aeroporto.
Intendiamo suscitare interesse, ciò che non è automatico, non
avviene da un giorno all’altro.
UOL – Come ha funzionato il Consorzio in
questa logica di condivisione?
Costa – Ci sono gare che vengono fatte
in comune. Il consorzio da poco ha comprato medicine, avremo
attrezzature nell’area della salute, installazioni per imprese e
cerchiamo anche fornitori per ridurre i costi.
UOL - C’è qualche rapporto con il
fatto che i governatori del Nordeste sono opposizione a Bolsonaro?
Costa – Non presenterei la cosa in
questi termini. Non siamo qui perché siamo perseguitati in Brasile,
non è questo il punto. Sia dal punto di vista pubblico che privato
è chiara la restrizione di opzioni di finanziamento, sia privato
che degli organismi tradizionali, come il Banco del Nordeste, il
BNDES/Banco nazionale di sviluppo economico e sociale, il Banco do
Brasil. Vi è una limitazione che non è indirizzata al Nordeste.
Adesso intendiamo dare le opportunità di investimento a diversi
fondi. Abbiamo deciso di non rimanere ognuno sulla propria sedia
accusando il destino. Nell’attuale congiuntura siamo uniti con
questo strumendo per cercare risorse e miglioramenti, sia
concessioni che finanziamenti internazionali.
UOL – Quale immagine del Brasile
avete trovato in Europa?
Costa – È evidente che in questo momento
l’immagine del Brasile non è delle migliori. In conseguenza
di tutto quello che è stato detto nel corso dell’anno vi è un
certo sfregio. È necessario riaffermare i valori del Brasile, di
impegno per l’ambiente, per lo sviluppo sociale e umano. È
importante che si sia uniti, noi tutti brasiliani,
indipendentemente dalla regione, per affermare quali sono i nostri
valori. Non siamo soli nella competizione per investimenti,
molti paesi cercano capitali da investire in tutto il mondo.
UOL – Vi siete ispirati a qualche altra
unione?
Costa – Questa è una
cosa inedita, come viene anche sottolineato. Ne siamo orgogliosi e
questo innalza anche la nostra autostima, ci è stato riconosciuto
da tutti. Prova a pensare, sedersi nove volte, con nove obiettivi
e nove govenatori. Quando ci si presenta insieme, si riesce a
fissare e parlare in una volta durante la riunione. Cioè loro
pensano: saprò di nove opportunità in una volta sola.
UOL – Avete cercato il governo federale
perché prendesse parte della delegazione?
Costa – Sì, siamo stati al Ministero
degli Esteri e hanno inviato una persona in rappresentanza del
Ministero. Abbiamo voluto fare ciò per togliere il carattere
ideologico e partitico. È una missione con livello di Stato. Qui
siamo brasiliani più che mai e dimostriamo amore e passione per il
nostro paese, parliamo di una regione storicamente depressa
con bassi indicatori. Stiamo cercando di riparare questa
diseguaglianza secolare.
UOL – Cosa è stato definito nelle
riunioni?
Costa – Le riunioni sono state molto
positive. Noi abbiamo già fatto altri viaggi, siamo stati in Cina e
ognuno ha presentato il proprio Stato. Quello che cambia in questa
forma è la dimensione. Parliamo di 57 milioni di persone, di Stati
con potenzialità economiche diverse. Ci sono trenta aeroporti, decine
di porti operativi, altri in costruzione, già dati in concessione.
Cioè, cambiando di scala, si richiama anche l’attenzione di fondi
di investimento che, isolatamente, non avrebbero interesse. Qui
mostriamo una forza economica, una domanda ampia.
Fonte: uol.com.br, 22/11/2019
Organizzazione e traduzione di Teresa Isenburg