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"Perché tanta paura della verità?", scrive Lula il 24 giugno A partire dal 9 giugno il Brasile vive un periodo molto movimentato. In quella data il blog The Intercept Brasil di Glenn Greenwald ha iniziato a pubblicare lo scambio di messaggi all’interno dell'Operazione Lava Jato che ha portato all'incarcerazione dell’ex presidente Luiz Inácio Lula da Silva e all'elezione completamente manipolata dell’ottobre 2018 di Jair Bolsonaro. Che a partire dal marzo 2016 il Brasile sia stato bersaglio di un insieme di colpi di stato che hanno minato lo Stato di diritto è fatto sul quale non possono esistere dubbi. Ma la documentazione puntuale e corposa delle azioni degli esecutori materiali degli stessi e degli specifici crimini compiuti ha conseguenze dirette sulla legittimità dell’attuale esecutivo e di quello precedente di Michel Temer. Gli esecutori del golpismo in questa fase sono identificati in specifico in magistrati dell'Operazione Lava Jato, mentre rimane non identificato l’insieme di poteri e interessi interni e internazionali ispiratori e sostenitori del golpismo stesso. Enorme è la responsabilità per omissione o manipolazione del Supremo Tribunale Federale/STF. Mi permetto di soffermarmi su questi aspetti in quanto non è solo in Brasile che il potere giudiziario travalica o umilia il proprio obbligo istituzionale minando la divisione dei poteri; per questo ritengo che le forze democratiche non solo brasiliane debbano essere molto riconoscenti al lavoro di svelamento che The Intercept sta realizzando. Aggiungo che è bene essere vigili sugli interessi internazionali che si sono inseriti nel golpismo, guardando ognuno alle possibili connivenze del proprio paese. In questo contesto il governo brasiliano cerca in tutti i modi di imporre una riforma previdenziale antisociale e antieconomica. L’attuale presidente Bolsonaro difende il ministro della Giustizia Moro già giudice che ha condannato Lula senza prove e che dalle informazioni di The Intercept risulta il coordinatore dell’eversione giudiziaria; si avvicina in modo sempre più stretto alle milizie particolarmente forti a Rio de Janeiro; si lega in modo appariscente ai movimenti neopentecostali, i cui dirigenti hanno avuto un ruolo importante nell’appoggio elettorale alla sua persona, hanno diversi ministri e sostengono l’istigazione all’odio che caraterizza tutta la comunicazione del governo Bolsonaro. La resistenza si esprime in molte mobilitazioni, la principale delle quali è stato lo sciopero generale del 14 giugno. Traduco e documento i seguenti punti: 1) momenti dell'informazione pubblica dei documenti di The Intercept (peraltro consultabili su sito brasiliano e statunitense) su Lava Jato; 2) la partecipazione di Bolsonaro alla XXVII Marcha para Jesus della Igreja Apostólica Renascer em Cristo nel giorno di Corpus Domini 20 giugno. 3) Infine invito a leggere con attenzione l’importante documento di papa Francisco sul sinodo dell’Amazzonia. (T.I. 24/6/2019) Provo a mettere in ordine cronologico, attraverso informazioni tratte dal blog Jornal GGN del giornalista Luis Nassif, economista e buon conoscitore del potere giudiziario, alcuni momenti del dipanarsi dello svelamento in corso, grazie alla documentazione di The Intercept, dell’eversione attiva che ha minato le basi istituzionali ed economiche del Brasile a partire dal 2016. The Intercept rivela conversazioni private fra Dallagnol (procuratore coordinatore del gruppo di lavoro dell'Operazione Lava Jato) e Sergio Moro (giudice della stessa). Domenica 9 giugno il sito ha pubblicato tre servizi che documentano discussioni interne e legalmente dubbie del gruppo di lavoro della Lava Jato, guidato da Deltan Dallagnol, in collaborazione con Sérgio Moro, attuale ministro della Giustizia. Il materiale (che riunisce chat che occupano 1.700 pagine) è stato inviato da una fonte anonima e rivela comportamenti antietici e trasgressioni in serie. Il sito considera che tali rivelazioni siano importanti per le molte conseguenze delle indagini della Lava Jato per il paese, che coinvolgono anche leader internazionali. Le verifiche fatte da The Intercept rivelano molto, come il fatto che i procuratori della Lava Jato parlavano apertamente del loro desiderio di impedire la vittoria elettoriale del PT/Partito dei lavoratori e operavano con decisione in questo senso. Mostrano anche che Sérgio Moro, in posizione di giudice, ha collaborato in modo segreto e antietico con i procuratori per aiutare a costruire l’accusa contro Lula. The Intercept per motivi di sicurezza conserva l’archivio fuori dal Brasile. Fonte: Jornal GGN, 9/6/2019 Come funziona nella Lava Jato la collaborazione fuga di notizie-notizie apocrife (di Luis Nassif). Questo è stato uno degli stratagemmi adottato dalla Lava Jato nella sua collusione con la stampa, prima dell'era delle fake news. Così si capisce la serie di notizie manipolate di riviste come Epoca o Veja. The Intercept rivela conversazioni private fra Dallagnol e Sergio Moro. Fondamentalmente i messaggi "perduti" rivelano che l’ex giudice di prima istanza della Lava Jato - XIII sezione federale di Curitiba – Sérgio Moro ha indirizzato le indagini del Ministero Pubblico Federale e della Polizia Federale, in particolare nei casi che coinvolgevano l’ex presidente Luiz Inácio Lula da Silva, con il chiaro obiettivo di garantire la sua condanna e l’espulsione definitiva del Partito dei Lavoratori/PT dalla scena politica brasiliana. In scambi verbali con il procuratore della Repubblica e coordinatore della Lava Jato, Deltan Dallagnol, Moro ha dato consigli, anticipato decisioni e richiesto azioni del gruppo di lavoro. Glenn: VazaJato* è più grande dell’archivio Snowden e riguarda molte persone oltre a Moro. (*vazar significa strabordare, perdere, trapelare. Già durante il “processo” (?) a Lula, di fronte alle continue fughe di notizie, il gioco di parole era utilizzato. Adesso è termine corrente per ricordare in ogni momento la frode che ha trasformato la Lava Jato in Vaza Jato, appunto). Per il giornalista di The Intercept, Moro si è comportato come un procuratore, non come un giudice, e questo mette in scacco tutte le sue decisioni, che vanno al di là dei casi che coinvolgono Lula. Fonte: Jornal GGN, 10/6/2019 Marco Aurélio: un giudice dialoga con un PM in “modo pubblico e traparente”, non via Telegram. "Tutti siamo contro la corruzione, ma non con guerra a ferro e fuoco. Se vi è stato un accordo di atti, fra Ministero Pubblico e giudice, allora c’è davvero qualche cosa di grave”, ha dichiarato il ministro del STF/Supremo Tribunale Federale. Jornal GGN, 11/6/2019 #VazaJato: “In Fux we trust”, dice Sergio Moro in un nuovo messaggio. In un nuovo messaggio trasmesso da poco da Leandro Demori, editore di The Intercept Brasil, a Reinaldo Azevedo (giornalista della Folha de São Paulo), Dallagnol dice (in inglese…) di avere l’appoggio del ministro del STF e festeggia con Moro. Jornal GGN, 12/6/2019 Flávio Dino: è inaccettabile il “collegamento clandestino” fra Lava Jato e americani. L’ex giudice federale e governatore di Maranhão afferma che Sérgio Moro e Dallagnol hanno mercanteggiato il paese. Jornal GGN - Uno dei pezzi di conversazioni fra l’ex giudice Sérgio Moro e il coordinatore dell'operazione Lava Jato, Deltan Dallagnol, divulgato mercoledì 12 giugno dal sito The Intercept Brasil rivela un collegamento non ufficializzato fra il gruppo di lavoro della Lava Jato e organi degli USA. Il colloquio del 31 agosto 2016 (tra l’altro il giorno della deposizione anticostituzionale della presidente Dilma Rousseff da parte del Senato) indica che i procuratori chiesero la cooperazione delle autorità nordamericane per arrestare l’avvocato brasiliano Tacla Duran. Dallagnol spiega che tutte le indagini della Lava Jato erano state rinviate, fino al momento in cui uscisse la denuncia contro l’ex presidente Lula, fatta eccezione per l’operazione Dragão, legata a Tacla (mai ascoltato durante il processo). Questo perché dipendevano dal “collegamento con gli americani”. “Nei processi giudiziali non si può fare cladestinamente ‘collegamento con gli americani’. Esiste una procedura legale per rendere questo ‘collegamento’ possibile. Siamo in presenza di mercanti della Patria. Si mascherano di verde-giallo (i colori della bandiera brasiliana) per nascondere le loro azioni antinazionali”, ha scritto Flávio Dino in una rete sociale (l'importantissima base militare di Alcantara, che è stata aperta dal governo golpista antinazionale di Michel Temer agli americani, si trova proprio nello stato di Maranhão…) Jornal GGN, 13/6/2019
L’appoggio di FHC/Fernando
Henrique Cardoso (ex presidente) alla Lava Jato mirava ad acquisire
sicurezza Jornal GGN, 18/6/2019 Glenn Greenwald è invitato al Consiglio di comunicazione sociale per parlare della minacce che riceve. L’udienza è fissata per il 1° luglio, l’iniziativa è partita da un rappresentante della società civile nel Consiglio, l’avvocato Miguel Matos. Greenwald è anche invitato, il 25 giugno, alla Commissione dei diritti umani della Camera per deporre sulle minacce al deputato David Miranda, suo coniuge. Jornal GGN, 18/6/2019 Moro: “Pensavo che uscendo dalla magistratura gli attacchi (contro di me) sarebbero finiti, ma mi sono sbagliato”. Questa una delle dichiarazioni del ministro della Giustizia Sergio Moro nell'udienza alla quale è stato convocato in Senato il 19 giugno. Jornal GGN, 19/6/2019 Cosa significa il collasso della “Vaza Jato?” (di Jessé Souza). Glenn Greenwald, con il suo coraggio, ha cambiato la vita della società brasiliana contemporanea. Quello che avremmo scoperto solo quando non avrebbe avuto più alcuna importanza, come l’azione americana nel golpe del 1964, lo sappiamo adesso, quando i furfanti, e sono molti, sono ancora in piena azione. Molto sta ancora per venire a galla, ma tutti già sappiamo la cosa principale: la Lava Jato, il gioiello della corona del posticcio moralismo brasiliano, è andato alle ortiche. C’è stata una “montatura politica” da parte di servitori pubblici, procuratori e giudici che, per obbligo della loro funzione, avrebbero dovuto essere imparaziali. Riassumendo: hanno tradito il loro paese e la loro funzione in quanto servitori pubblici per ingannare la giustizia e la società. Oggettivamente sono dunque criminali e corrotti. La vera “organizzazione criminale” era nel Ministero Pubblico e nel cuore del Potere Giudiziario. Semplice. FHC e altri cretini della stessa specie tenteranno di nascondere il sole con un setaccio. Ma non serve. Hai perso, playboy! Questo vale non solo per Moro e Dallagnol, che già sono morti in vita sebbene ancora non lo sappiano, ma anche per buona parte dell’apparato giudiziario-poliziesco brasiliano coinvolto nella “Vaza Jato”. Il giudice e il giurista non si sono ancora resi conto, ma fra non molto saranno trattati come chi ha un male incurabile e trasmissibile. Se non si libererà di Dallagnol, il MP finirà nella fogna con lui. Se non si allontanerà da Moro, il Giudiziario perderà la scarsa legittimità che gli resta. Andrà per la stessa strada quel personale giudiziario-poliziesco che ha voluto approfittare dell’occasione, facendo per l'élite e la sua stampa venale il “lavoro sporco” di eliminare il PT attraverso mezzi non elettorali e di appropriarsi, senza freni, dello Stato, delle ricchezze pubbliche e del bilancio pubblico. Dall’altro capo dell’“accordo”, gli operatori giudiziari si volevano tenere gli avanzi del banchetto. Intrighi milionari, come il fondo della Petrobras per Dallagnol e la sua banda, e cariche politiche come il posto al STF, per “il minore delinquente/trombadinha dell'élite dell’arretratezza”* Sérgio Moro. (*questo è il titolo di un importante recente studio del sociologo Jessé Sousa). Jornal GGN, 19/6/2019 Con l’aiuto di The Intercept la Folha torna a fare giornalismo (di Fábio de Oliveira Ribeiro). Non credo che il giornale della famiglia Frias abbia cambiato posizione. Forse i responsabili dell’impresa hanno solo preso la decisione di recuperare la credibilità giornalistica (l’editorialista della Folha Reinaldo de Azevedo ha iniziato a pubblicare le informazioni che in modo continuativo e ampliandosi giungono da The Intercept. Anche altri giornlisti della grande stampa cominciano a informare). Jornal GGN, 23/6/2019 2) Il presidente Bolsonaro ha partecipato alla XXVII Marcha para Jesus il 20 giugno, indossando la maglietta (logo Lacoste) e diffondendo foto insieme alla vescova Sonia e al vescovo Estevan. Il gesto di Bolsonaro indica l’uso di armi per eliminare il nemico ed è stato utilizzato in tutta la campagna elettorale. Il 13 giugno Bolsonaro aveva preso parte a Belem alla commemorazione del CVIII anniversario della fondazione dell’Assemblea di Dio. Durante il culto, Bolsonaro ha espresso il suo appoggio a Moro e ha di nuovo difeso la nomina di un ministro evangelico nel STF. “Lo Stato è laico, ma io, noi tutti siamo cristiani”. 3) Infine l’8 giugno è stato divulgato il documento denso e complesso "Amazzonia: nuovi cammini per la Chiesa e per una ecologia integrale", che costituisce il testo preparatorio del Sinodo dei Vescovi per l’assemblea speciale per la Regione panamazzonica. Il testo, in diverse lingue, è consultabile sul sito https://press.vatican.va Organizzazione e traduzioni di Teresa Isenburg
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cura di Nicoletta Manuzzato |