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15 maggio: Viva l'educazione! Il 15 maggio tutto il Brasile ha vissuto un’intensa giornata di mobilitazione in difesa dell’educazione pubblica, brutalmente attaccata del governo Bolsonaro e dal ministro dell’Educazione Abraham Weintraub. Come si può leggere negli articoli riportati, la partecipazione è stata ampia, tutte le principali città del paese si sono mobilitate, settori sociali diversi e posizioni politiche differenziate si sono uniti attorno al comune e condiviso obiettivo di difendere il sistema pubblico di istruzione, garantendone la qualità. Le foto danno un’idea dell’ampiezza della mobilitazione (www.brasildefato.com.br; www.vermelho.org.br). Una data importante, una strada da continuare a percorrere con fermezza. (T.I. 19/5/2019) Per la prima volta il governo Bolsonaro è stato affrontato in piazza Rodrigo Perez Oliveira* Scrivo questo testo sotto l’impressione dei movimenti che hanno dato vita allo sciopero generale dell’educazione il 15 maggio. Nelle principali città brasiliane sono state organizzate mobilitazioni. Ho preso parte all’iniziativa realizzata nel centro storico di Salvador e ho seguito con attenzione quanto è accaduto nelle altre città attraverso le informazioni di amici e della stampa… Il 15 maggio 2019 dice molto sull’attuale stadio della crisi brasiliana. Prima, una breve contestualizzazione con informazioni ovvie per il lettore di oggi. Non saranno ovvie per il lettore del futuro… A inizio maggio il ministro dell’Educazione, Abraham Weintraub, ha decretato il taglio di circa il 30% del bilancio dell’educazione federale. In un primo momento la motivazione era di natura ideologica: si accusavano le università di essere inefficienti (mentre tutti gli indicatori dicono il contrario) e di servire come palcoscenico per “chiassate” (si legga manifestazioni politiche di opposizione al governo). Come ovvio, la comunità accademica ha reagito. I collegamenti digitali si sono attivati e diverse entità che rappresentano gli interessi di professori, alunni e funzionari delle istituzioni dell’insegnamento federale hanno indetto lo sciopero generale del 15 maggio. Le piazze erano piene, molto piene. Naturalmente gli organizzatori presentano numeri ambiziosi, forse inflazionati. In ogni modo si è trattato della principale mobilitazione dopo “Ele não”, ancora durante le elezioni. Per la prima volta il governo Bolsonaro è stato affrontato in piazza… Non tutti i gruppi che formano il governo appoggiano l’attacco di Weintraub al sistema di insegnamento federale. È che questa volta non si tratta della semplice riduzione delle risorse… adesso è diverso, molto diverso. L’attacco è ideologico, puramente ideologico. Il ministro agisce in questo modo perché fa parte di un gruppo che si è lanciato in una guerra ideologica contro le università. Olavo de Carvalho è il mentore intellettuale di questa guerra. Fin dagli anni ’90 del secolo scorso, Olavo de Carvalho afferma che le università pubbliche brasiliane sono dominate dal “marxismo culturale”… Poco importa se questo “marxismo culturale” esista o no. Importa che le persone ci credano come loro convinzione. Il nucleo ideologico, tuttavia, è solo uno fra i diversi gruppi che oggi si contendono il governo dall’interno. La tendenza olavista è senza dubbio egemone, ma non è l’unica… Negli ultimi giorni, cogliendo la mancanza di appoggio all’interno dello stesso governo, il ministro Weintraub ha cambiato discorso e ha cominciato a giustificare il taglio di bilancio con argomenti di tipo tecnico… Il cambiamento di narrativa è certamente segno di un passo indietro e suggerisce che il ministro riconosce che la guerra culturale olavista non ha eco in tutti i gruppi che sostengono il governo. Il Congresso Nazionale lo ha dimostrato con chiarezza. Infatti il 14 maggio, alla vigilia dello sciopero, più di 300 deputati hanno approvato la convocazione di Weintraub per una sessione speciale destinata proprio a spiegare i tagli nell’educazione. Si è trattato di una costrizione nei confronti del ministro e del governo… Politicamente l’insistenza in questo percorso neomacartista non è una buona strategia per Bolsonaro, ammesso che egli di fatto voglia governare… Al momento non è possibile sapere l’impatto politico diretto di questo 15 maggio. È stato solo il primo atto di un calendario di mobilitazioni che ha come obiettivo di costruire lo sciopero generale dei lavoratori per il 14 giugno. Ma è stato bello partecipare, molto bello. È servito comunque per migliorare lo stato di spirito. *professore di Teoria della storia all’Università federale di Bahia Fonte: Jornalistas Livres, 16/5/2019 Il politologo Guilherme Carvalhido, dell'Universidade Veiga de Almeida, in un'intervista a Sputnik Brasil ha affermato che le manifestazioni che hanno investito il paese il 15 maggio hanno portato un grande logoramento al presidente Jair Bolsonaro. A suo parere, il fatto più importante è che le manifestazioni sono state in grado di unire differenti gruppi politici, comprese persone che avevano votato per Bolsonaro. “Quando c’è una manifestazione di tale ampiezza, cioè in oltre duecento città, in tutti gli Stati e nel Distretto Federale, ciò dimostra che vi è stata un'organizzazione politica in rapporto a qualche cosa che non soddisfa parte dell’opinione pubblica… e ciò, per quello che si è visto ieri, ha unito diversi gruppi politici, dalla sinistra fino a settori che hanno votato Bolsonaro, ma sono contrari ai tagli all’educazione”. Secondo Guilherme Carvalhido, vi è stata anche unione di gran parte del Congresso, specialmente dei partiti del cosiddetto Grande Centro, che insieme ai partiti dell’opposizione sono riusciti a convocare il ministro dell’Educazione per chiarire alla Camera il blocco del fondi delle università federali. “Di fatto è stata una sconfitta del governo”. Fonte: Sputnik Brasil, 16/5/2019 Sulla rotta delle grandi lotte Haroldo Lima* È stato uno spettacolo portentoso quello che si è visto ieri nelle piazze e nelle strade del Brasile. Centinaia di migliaia di studenti, professori, lavoratori dell’educazione e popolo hanno sfilato mostrando la propria indignazione, le proprie denunce e la propria creatività in tutti i 26 Stati della Federazione e nel Distretto federale. Cortei enormi e numerosi, dal nord al sud del paese, si sono messi in marcia in difesa dell’educazione minacciata. Non si è vista la confusione che il ministro dell’Educazione Abraham Weintraub immagina nelle effervescenti università brasiliane. Si è vista protesta contro il danno e rifiuto contro l’oscurantismo che riduce il governo federale a un organismo necrotico che si orienta in base a un istrione verboso che si è messo in salvo negli Stati Uniti. Il movimento studentesco, diretto dall'Unione Nazionale degli Studenti/UNE e dall’Unione Brasiliana degli Studenti Medi/UBES, prende il suo posto nella colonna combattente, sulla rotta delle grandi lotte. È questa una rotta sicura che marcò sentieri incancellabili in tutto il mondo, e in particolare in America Latina e nel nostro Brasile… In Brasile il 1968 non è passato in bianco. E sono stati anche gli studenti che allora presero la testa delle grandi proteste che vi furono, come la Dimostrazione dei Centomila a Rio e che hanno affrontato la destra e la repressione in diverse occasioni nell’intero Brasile, come nel caso della cosiddetta Battaglia della Maria Antônia a San Paolo. Da lì in poi… la lotta si è radicalizzata e dirigenze studentesche significative sono state presenti in tutti i movimenti che si formarono, come ALN, MR-8, Var-Palmares, Colina e in quello più significativo, la guerriglia dell’Araguaia. Nelle campagne per l’Amnistia e per la Costituente, il ruolo della gioventù e degli studenti è stato importante, approdando alle manifestazioni delle Diretas Já. Ora, durante questo governo fascistizzante di Jair Bolsonaro, qualcuno diceva che gli studenti in un certo senso avessero deposto le armi… La gioventù si sveglia in fretta. Siamo arrivati a un test decisivo. Il retrogrado governo Bolsonaro, per voce dell’ignoranza incrostata nel Ministero dell’Educazione ha dato un orribile grido. Tre università federali avrebbero dovuto essere punite con un taglio del 30% dei fondi, l’Università di Brasilia, quella di Bahia e la Federale Fluminense. La ragione era che il ministro aveva scorto “chiassate” nelle unità di educazione. Il ministro confondeva vita, libertà, creatività, energia con “chiassate”. Non solo vi furono proteste, ma si mostrò al ministro che quelle tre università avevano fra le migliori valutazioni del Brasile. Il ministro, colto in flagrante per la stupidata compiuta, decise di aggiustare il tiro: il taglio non avrebbe colpito le tre università, ma tutte le federali. La toppa è stata peggio del buco: aveva indietreggiato, dando un passo avanti sul terreno della stupidità. Il mondo dell’educazione è insorto. Rapidamente ha fatto la manifestazione di ieri, una della maggiori del Brasile. Non si è visto disordine, ”confusione” o piazzate. Bolsonaro, messosi in salvo a Dallas, dal momento che non lo hanno lasciato entrare a New York, ha deciso di gridare da laggiù: “sono utili idioti”… Le manifestazioni del 15 maggio sono state un successo. Adesso bisogna imparare la lezione di quello che riesce bene: avere ampiezza, convocare ogni volta più gente, anche i “pentiti”, che devono essere ricevuti con garbo, approfondire l’originalità nella propaganda preparatoria dell’iniziativa e nell’iniziativa stessa, non accettare egemonismi artificiali, ma non discriminare correnti politiche di opposizione, attrarre altri settori sociali, fare sventolare più bandiere e striscioni. E così prepariamo lo sciopero, organizzato dalle centrali sindacali dei lavoratori, per il 14 giugno. Questo è il filone delle grandi lotte. *politico e militante, deputato costituente (1987-1988) Fonte: Portal Vermelho, 16/5/2019 Organizzazione e traduzione di Teresa Isenburg
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cura di Nicoletta Manuzzato |