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In Brasile è tornata la fame
Teresa Isenburg
1) Josué de Castro, medico e geografo pernambucano, è conosciuto
internazionalmente per avere, con la sua Geografia
della fame del 1946, esorcizzato il tabù della fame,
dichiarando e documentando, partendo dall'analisi della
situazione del Nordeste brasiliano, che essa non è un
fatto biologico, ma sociale. I governi di centrosinistra, in
particolare nei due mandati del presidente Luiz Inácio Lula da
Silva (2003-2010), hanno cancellato dalla Federazione la fame
con una serie di misure di ampio respiro, assicurando a milioni
di cittadin* tre pasti al giorno. I governi illegittimi
che occupano il potere a partire dall'agosto 2016, e in
particolare l’esecutivo presieduto da Jair Bolsonaro, sono
riusciti a resuscitare il mostro. L’Indagine Nazionale
sull'Insicurezza Alimentare nel Contesto delle Pandemia da
Covid-19 in Brasile, realizzata a fine dicembre 2020
dalla Rede Penssan (Rede Brasileira de Pesquisa em Soberania
e Segurança Alimentar e Nutricional) indica che il 55,2%
dei nuclei brasiliani (116 milioni di persone) ha conosciuto
nei tre mesi precedenti situazioni di insicurezza
alimentare e che il 9% di essi ha sofferto una situazione grave,
cioè fame.
Con 19 milioni di brasiliani alla fame si ritorna al livello del
2004. Un successo raggiunto con non poco impegno: è stato
necessario deporre in modo illegittimo una presidente, Dilma
Rousseff, tenersi per due anni un presidente non regolare e già
condannato per oscuri giri di soldi e finalmente eleggere,
attraverso manipolazioni e interferenze di tutti i tipi,
un esponente dell'estrema destra antisociale e antistituzionale.
Ma alla fine di questo percorso costruito con perizia la fame è
ritornata. La gestione incompetente e sadica, oltre che
punteggiata da truffe varie, della pandemia ha aggiunto a questo
quadro di Hieronymus Bosch 550.000 morti volutamente falcidiati.
Dal momento che fra il 26 e il 28 luglio 2021 si è tenuto
a Roma un vertice in ambito Fao, riporto alcune parole del
presidente del consiglio Mario Draghi: "Alla
fine dello scorso anno, l'Italia ha promosso una 'Coalizione
alimentare' qui alla FAO, cui hanno aderito più
di quaranta paesi. La coalizione ha l'obiettivo di raggiungere
la 'Sicurezza alimentare per tutti',
combattendo la povertà estrema e l'insicurezza alimentare
generate dalla pandemia. Abbiamo bisogno di maggiori
finanziamenti da parte dei governi e delle banche di sviluppo,
al fine di ridurre i rischi per gli investitori nel settore
agricolo e di migliorare l'accesso al credito, soprattutto da
parte dei piccoli agricoltori. È questo il tema del vertice
finanziario Finance in Common che l'Italia ospiterà a
Roma il prossimo mese di ottobre". Ma la
sovranità alimentare, cosa diversa dalla sicurezza alimentare,
non si raggiunge solo con strumenti finanziari, continua ad
essere una questione sociale e politica.
2) Vorrei oggi informare su alcuni accadimenti
concernenti le relazioni internazionali che mi sembrano degni di
attenzione. Bisogna ricordare fra l’altro che lo stravolgimento
istituzionale che ha sconvolto il Brasile a partire da
maggio-agosto 2016 non è stato oggetto di attenzione alcuna da
parte europea, mentre abitualmente l’Unione Europea è rapida
nell’esprimersi in altri casi che considera lesivi delle regole
democratiche. Né va dimenticato che diversi dirigenti politici
europei e italiani apprezzano la gestione Bolsonaro e ne
condividono gli indirizzi nelle sedi internazionali. È ovvio che
ripristinare un quadro istituzionale democratico è compito dei
cittadini e delle cittadine brasiliane, ma dal momento che si
ripete che si vive in un mondo globalizzato una qualche
attenzione internazionale al rispetto delle regole che
l’Occidente si è dato sarebbe positivo. E comunque il silenzio
indica connivenza.
In questi giorni è in visita in Brasile la
deputata di estrema destra e vice leader del partido AfD
(Alternativa per la Germania), Beatrix von Storch. Beatrix
è nipote di Lutz Graf Schwerin von Krosigk, ministro delle Finanze di Adolf Hitler nella Germania nazista. Esprime
posizioni razziste, omofobiche, discriminanti, che vanno ben al
di là di posizioni “conservatrici” alle quali essa si richiama,
per le quali è già stata più volte formalmente criticata.
La signora, insieme al marito legato alla destra cilena, è stata
ricevuta da Bolsonaro (da quando un presidente riceve un oscuro
deputato estero?), oltre che dai di lui figli, responsabili di
commissioni alla Camera e al Senato. L’Europa non ha niente di
meglio da esportare? Questa volgare vicenda è un problema
della Germania, ma la politica estera europea è in buona parte
gestita dall’Unione e quindi diventa un problema che riguarda
anche altri, Italia inclusa (che peraltro si sa che non ha
politica estera).
Le dichiarazioni di Beatrix sui suoi social
sono illuminanti: "Un incontro impressionante in Brasile: voglio
ringraziare il Presidente brasiliano per l’amichevole
accoglienza e sono impressionata per la sua chiara comprensione
dei problemi dell’Europa e delle sfide politiche del nostro
tempo. In un momento in cui la sinistra promuove la propria ideologia
attraverso reti e organizzazioni internazionali a livello
globale, noi conservatori (?!) dobbiamo formare una rete più
ravvicinata e difendere i nostri valori a livello
internazionale. (…) Il Brasile è un partner strategico globale per
noi, con cui vogliamo costruire un futuro insieme". Il testo è
accompagnato dalle foto dei due compari sorridenti. Nessuna forza
politica tedesca o europea si sente a disagio per il fatto che Germania e
Europa vengano rappresentate da persone dichiaratamente
antidemocratiche (ben diverse dai conservatori)? Altra
dichiarazione: "Una visita importante nel mio viaggio in
Brasile: un grande incontro con Eduardo Bolsonaro. Valori comuni
sono alla base per una buona cooperazione internazionale.
Nell’aula del Parlamento, accanto al posto del presidente, c’è la Bibbia", ha detto la deputata, accompagando
le parole con foto dei due e Bibbia in bella mostra. Nessun
cristiano europeo si sente a disagio di fronte a un'invasione
di campo da parte di soggetti notoriamente razzisti, ecc.?
Aggiungo che non sempre l’Europa tace: il quotidiano El País
ha già iniziato, direi in tempo reale, ad attaccare il governo
peruviano di Pedro Castillo prima ancora che potesse cominciare a
lavorare e che per adesso ha detto di voler mettere in piedi
il servizio sanitario nazionale e rafforzare le scuole pubbliche.
Obiettivi più che legittimi per qualsiasi governante.
3) La situazione interna
brasiliana al momento vede il signor Bolsonaro impegnato a tempo
pieno ad aggredire le istituzioni, in particolare il STF/Supremo
Tribunale Federale e a dichiarare che, se le elezioni del 2022
non verranno fatte con schede cartacee invece che con le urne
elettroniche (sperimentate con piena sicurezza da molte elezioni
e ampiamente garantite da osservatori e istituzioni
internazionali), non ci saranno elezioni. L’aggressività
golpista si spiega con il fatto che il signor Bolsonaro è in
difficoltà nei rapporti con il Parlamento, tanto che ha dovuto
cedere porzioni di potere istituzionale (come il Ministero della
Casa Civile) a esponenti di un raggruppamento di centro,
esonerando precedenti militari. I militari molto presenti negli
incarichi istituzionali di nomina di fiducia vedono lievemente ridotta
la loro rapace presenza. Anche il blocco di sostegno dei
dirigenti delle megachiese neopentecostali ha subito qualche (insufficiente)
ridimensionamento. Rimane ciecamente vicino a Bolsonaro il
terzo blocco dei suoi sostenitori più fedeli, cioè le
milizie, ed è a questo nucleo duro che egli indirizza le sue
continue esternazioni eversive e golpiste (che trovano orecchie
attente e si sentono legittimate).
4) Impressionante è la meticolosità della devastazione che questo
gruppo, che occupa i palazzi alti del potere, pratica. Non può
essere un caso che molti luoghi fondativi della memoria e della
conoscenza nazionale vadano in continuazione in fumo, e questo
in coincidenza con il processo di destabilizzazione iniziato con
il boicottaggio prima e la deposizione poi della presidente
Dilma Rousseff a partire dal 2014-2015. Il 2 settembre 2018
bruciava il Museo Nazionale di Rio e in quel periodo, su nomina
dell’illegittimo presidente Michel Temer, era commissario per la
sicurezza a Rio il generale Braga Neto, oggi ministro della
Difesa e responsabile di continue dichiarazioni
anticostituzionali. Pochi giorni fa è bruciata la storica e
mondialmente nota Cinemateca di San Paolo, fondata nel 1946, di
cui era stato presidente anche l’importante antropologo Edgar Roquette-Pinto.
Una ferita che non potrà rimarginarsi. Il governo federale aveva
tagliato i fondi e lasciato vacante la direzione, molti da tempo
chiedevano alle autorità di San Paolo di intervenire in assenza
di altri…
Pochi giorni prima il fuoco aveva attaccato gli
archivi del CNP/Consiglio Nazionale della Ricerca con la documentazione della piattaforma Lattes (il nome deriva dal
fisico Cesare Lattes, figlio di Giuseppe, torinese emigrato in
Brasile nel 1912) con tutti i curricula accademici. Il capitão
do mato (i collaborazionisti neri dei padroni di schiavizzati
che davano la caccia agli schiavi fuggitivi) Sergio Camargo,
che è stato messo a capo della Fondação Palmares che ha il
compito istituzionale di coltivare e ampliare la memoria della
schiavitù e degli schiavizzati, ha cercato di vendere il
patrimonio librario e artistico della fondazione. Insomma, un'azione sistematica di distruzione di tutto ciò che, con impegno e
fatica, è stato costruito per dare memoria e respiro alla cultura
del paese. E questi sono solo alcuni casi macroscopici, c’è poi
un lavorio sulle piccole realtà locali continuamente danneggiate
per un motivo o un altro. Non può essere un caso, certamente la
“conservatrice” Beatrix e Bolsonaro avranno avuto un buon tema
comune: il rogo dei libri di nazista memoria.
San Paolo, 1/8/2021
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Latinoamerica-online.it a
cura di Nicoletta Manuzzato |