Latinoamerica-online.it |
La scomparsa di D. Pedro Casaldaliga
"Così in cielo come in terra"
All’inizio degli anni ’70, nell’oscurità delle tenebre
dittatoriali, uscì un documento che ha lasciato il segno. Era Eu
ouvi os clamores do meu povo/Ho ascoltato le grida del mio popolo,
redatto da un gruppo di vescovi cattolici. Uno degli estensori era
stato il missionario spagnolo D. Pedro Casaldaliga. La sua diocesi
di São Félix do Araguaia era immersa al centro del sertão,
zona di conflitto, di lotte per la terra, guerriglie e
miseria. Casaldaliga si legò con questo popolo, lo difese, lottò al
suo fianco, lo organizzò, non lo catechizzò. La sua religiosità e
la sua azione nascevano dalle aggregazioni popolari. E così ha
continuato per decenni. Dal suo popolo fu considerato un profeta
che, partendo dalle sue grida, seppe collegare la dura realtà
della terra alle speranze del cielo.
José Luiz Del Roio, San Paolo, 9/8/2020
D. Pedro Casaldaliga, nato il 16 febbraio 1928 a Balsareny in
Catalogna, entrò nella Congregazione Claretiana nel 1943; venne
ordinato sacerdote nel 1952, nel 1968 si traferì in Amazzonia. Nel
1971, sotto il pontificato di Paolo VI, venne nominato vescovo.
L’11 ottobre 1976 a Ribeirão de Cascalheira, in Mato Grosso, il
responsabile della Compagnia di Gesù in America Latina João Bosco
Burnier che, insieme a Casaldaliga, prestava assistenza in un
commisariato di polizia a due contadine arrestate e torturate,
veniva freddato da un poliziotto, avendo frapposto il proprio corpo
per difendere il bersaglio predestistinato, Casaldaliga. Minacciato
di espulsione, la permanenza di Casaldaliga in Brasile fu
possibile per la decisa presa di posizione dell’arcivescovo D.
Paulo Evaristo Arns, che già aveva mostrato la propria fermezza
contro la dittatura nei grandi atti interreligiosi dell’anno
precedente. Casaldaliga rimase a São Félix do Araguaia per lunghi
anni, fermo nella difesa e nella costruzione della giustizia
sociale. Fino alla fine dei suoi giorni ha alzato senza timore la
propria voce per denunciare le derive autoritarie e antisociali,
soprattutto degli ultimi quattro anni. Per comunicare, aveva scelto
la lingua universale e senza tempo della poesia. Si è spento l’8
agosto 2020 a Batatais/San Paolo. (J.D.)
|
Latinoamerica-online.it a
cura di Nicoletta Manuzzato |