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Messaggio di Lula al vertice dell'Unione Africana (27/1/2018) Nel giugno 2014 l’Unione Africana ha adottato come obiettivo ufficiale in un incontro a Malabo, nella Guinea Equatoriale, l’eliminazione della fame nel continente nel 2025; il primo incontro si era tenuto ad Addis Abeba nel 2013. Da parte sua l’Onu, nelle nuove mete per il Millennio, ha stabilito che entro il 2030 nessun bambino deve soffrire la fame nel continente. Per questo l’Unione Africana aveva invitato per una tavola rotonda sabato 27 gennaio l’ex presidente Luiz Inácio Lula da Silva a partecipare all’incontro di Collaborazione Rinnovata per raggiungere Fame Zero in Africa, che si tiene all’interno del XXX vertice dell’Unione Africana in collaborazione con la Fao. L’ex presidente aveva informato il tribunale di Porto Alegre che il 24 gennaio ha pronunciato la condanna, in assenza di prove, a oltre 12 anni di carcere (pena accresciuta rispetto al primo grado per evitare la prescrizione) del viaggio previsto, senza incontrare restrizioni. Il 25 gennaio un giudice di primo grado (che non ha competenza su questa materia) ha chiesto che all’ex presidente venisse ritirato il passaporto e il sollecito vertice della polizia federale ha immediatamente provveduto, impedendo la presenza di Luiz Inácio da Silva ad Addis Abeba. Segue il messaggio che lo statista ha inviato, tradotto dalla registrazione. Il direttore di comunicazione della Fao, Enrique Yeves, ha divulgato una nota: “E' un’ironia perversa che l’architetto del maggior successo nella lotta contro la fame e la povertà sia stato invitato in Etiopia... mentre nel suo paese stanno facendo tutto il possibile per metterlo in prigione... Sono tutti i passi avanti (nella lotta alla fame e alla miseria) che vogliono oggi incarcerare in Brasile, a qualunque costo. Questo è ciò che è in gioco non solo per i brasiliani, ma anche per tutti quelli che si preoccupano di una delle maggiori sfide collettive del pianeta”. Concludo mettendo in evidenza alcune coincidenze: i giudici di Porto Alegre hanno anteposto il processo contro Luiz Inácio Lula da Silva a 257 processi che erano in attesa di dibattimento e hanno scelto come giorno del giudizio il 24 gennaio 2018, a un anno di distanza dal ricovero per ictus da stress persecutorio, seguito a breve da morte, di Dona Marisa, sposa e compagna di lotta di Luiz Inácio Lula da Silva. La messa in suffragio sarà tenuta sabato 3 febbraio nella cattedrale di São Bernardo. Il film O Processo di Maria Augusta Ramos sulla deposizione della presidente costituzionale Dilma Rousseff è stato selezionato per l’Orso d’oro al Festival di Berlino (15-25 febbraio) il giorno 25 gennaio. (T.I.) Compagno di azione Alpha Condé presidente dell’Unione Africana, compagno d’azione Hailemariam Desalegn presidente dell’Etiopia, fratello e compagno d’azione José Graziano da Silva direttore generale della Fao, voglio esprimere la mia gioia per essere stato invitato a prendere parte a uno degli incontri della Collaborazione Rinnovata per raggiungere Fame Zero in Africa prima del 2025. Avrei dovuto partecipare a un incontro su condivisione di esperienze di lotta alla fame e avrei avuto un immenso piacere di poter parlare di lotta alla fame insieme al caro compagno d’azione ex presidente della Nigeria sull’esperienza in Brasile, in altri paesi e nella stessa Africa. Io ho coscienza politica ed esperienza di vita e di governo e so che la quantità di capi di Stato e di governo che stanno partecipando a questo incontro permette di garantire che fra poco tempo nessun bambino del continente africano andrà a dormire senza aver avuto colazione, pranzo e cena. E ho l’orgoglio di dire che abbiamo bisogno di molta pace e di molta democrazia perché solo con pace e democrazia si può discutere con la società la distribuzione della ricchezza prodotta nel nostro paese e il bilancio di ogni paese, mettendo i poveri nel bilancio per garantire loro come cosa sacra, come cosa biblica che avere colazione, pranzo e cena è il diritto più elementare che ogni essere umano della terra deve avere. Posso dirvi che è possibile fare ciò e noi lo abbiamo fatto, perché quanto io giunsi alla presidenza avevamo 54 milioni in condizione di miseria e siamo riusciti a far sì che queste persone mangiassero; voglio anche ringraziare l’Onu che ha tolto il Brasile dalla carta della fame. Qui in Brasile gli accadimenti avvengono in modo sgradevole perché siamo stati vittime di un golpe parlamentare. Un golpe che ha fatto l’impeachment della presidente Dilma, buttando la colpa di tutti i problemi del Brasile sul PT/Partito dei lavoratori e della presidente, promettendo il cielo e costruendo in realtà costruendo un clima di terrore qui in Brasile. Noi viviamo un momento di dittatura di una porzione del potere giudiziario, soprattutto il potere giudiziario che si occupa di una cosa chiamata Operazione Lava Jato: in realtà quello che loro stanno perseguitando è il modo in cui io ho governato il paese, è stato il successo delle politiche sociali, il modo di discutere la crescita economica del Brasile e veniamo condannati per le cose buone che sono accadute nel paese. Non c’è limite alla quantità di menzogne e bugie che utilizzano per cercare di negare ciò che io ho fatto e per tentare di impedire il mio ritorno, che è il grande obiettivo di tutto quello che sta succedendo in Brasile oggi. E si veda l’assurdo. Io avevo la valigia pronta per viaggiare per Addis Abeba, avrei avuto un immenso piacere di dare un abbraccio fraterno a ognuno di coloro che prendevano parte all’incontro, in particolare al compagno d’azione Alpha Condé che rispetto profondamente; sfortunatamente ho ricevuto una comunicazione che un giudice di prima istanza di Brasilia aveva ordinato di ritirare il mio passaporto. E quindi hanno requisito il mio passaporto e non ho potuto viaggiare. Ma ho la certezza che recupereremo il mio passaporto e in un altro momento avrò un immenso piacere a riunirmi con i compagni d’azione presidenti dei paesi africani. Perché voi sapete che il mio rapporto con l’Africa va al di là della relazione di Stato, è una relazione fra persone, è la relazione di un uomo che riconosce la gratitudine che il Brasile deve al continente africano, che ha avuto il coraggio di andare in Senegal e chiedere scusa al popolo africano per i trecento anni in cui il Brasile sottopose a schiavitú gli africani e allo stesso tempo ringraziare per il risultato della mescolanza fra neri, indigeni ed europei che ha dato il popolo brasiliano, un popolo straordinario, un popolo allegro, un popolo ottimista e solidale. E’ a questa mescolanza che il Brasile deve quello che è e io, ogni volta che posso, dico che tutto quello che noi facciamo per l’Africa è poco rispetto a quello che l’Africa ha rappresentato dal punto di vista culturale, dal punto di vista della crescita, dal punto di vista religioso. Ma quello che noi vogliamo è che i paesi più poveri del mondo abbiano il diritto di usufruire nel secolo XXI dell’opportunità di crescere, di produrre ricchezza e di distribuire questa ricchezza. Per questo compagni voglio dirvi che la fame nel mondo oggi non è più mancanza di alimenti, perché il mondo produce alimenti in eccesso. La fame nel mondo oggi è in verità mancanza di denaro perché il popolo più umile possa comprare, e anche il denaro non manca nel mondo, perché miliardi e miliardi di dollari volano sopra gli oceani, speculando, guadagnando denaro senza produrre un solo pezzo, vivendo di sfruttamento, che sappiamo esistere in tutto il mondo. Per questo mi dispiace di non essere lì con voi, mio compagno di azione Alpha Condé e tutti voi, ma ho la certezza, sono con voi, e vincerò questa situazione qui in Brasile. Loro non vogliono che sia candidato, perché quanto più mi denunciano, quanto più mi perseguitano, tanto più io cresco nei sondaggi dell’opinione pubblica e sanno che se io sarò candidato contro i mezzi di comunicazione del mio paese, contro l’élite brasiliana, sanno che la mia possibilità di vincere le elezioni al primo turno è totale e sanno che se io vincerò i poveri di nuovo parteciperanno alla crescita dell’economia, avranno lavoro, avranno salario, avranno reddito e avranno diritto di vivere degnamente come hanno vissuto nel mio periodo di governo. Sono preoccupati perché sanno che se tornerò farò di più e farò meglio e la relazione con l’Africa sarà una relazione prioritaria, privilegiata perché credo che abbiamo un obbligo, già che non si può pagare il nostro debito in denaro con l’Africa, dobbiamo pagare in solidarietà, in trasferimento di tecnologia, in condivisione. Un abbraccio, buon incontro e che Dio conceda di vedere che entro il 2030 nessun bambino in Africa abbia fame. Buona fortuna. Traduzione e introduzione di Teresa Isenburg
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Latinoamerica-online.it a
cura di Nicoletta Manuzzato |