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Cile, il governo Boric non intacca il neoliberismo

Nessuna forza politica č uscita chiaramente vincitrice dalle elezioni locali celebrate il 26 e 27 ottobre e che hanno registrato un'affluenza record di quasi l'85%. La coalizione di sinistra Apruebo Dignidad č riuscita a mantenere Maipú, Viņa del Mar e Valparaíso, perdendo perō Santiago, dove si č imposto Mario Desbordes, ex ministro durante la presidenza di Sebastián Piņera (quest'ultimo č morto nel febbraio scorso in un incidente d'elicottero).

La vigilia del voto era stata contrassegnata dalla denuncia per violenza sessuale contro il sottosegretario Manuel Monsalve, costretto alle dimissioni: un colpo per il governo progressista di Gabriel Boric. Lo scandalo ha finito per oscurare il cosiddetto Caso Audios, un'estesa trama di corruzione in cui ricorre il nome di un noto dirigente di destra, Andrés Chadwick Piņera, cugino dell'ex presidente di cui era stato ministro dell'Interno. Il caso, venuto alla luce grazie a un'intercettazione all'avvocato Hermosilla che chiedeva soldi a un cliente per ottenere sentenze compiacenti, ha coinvolto membri della magistratura, compresa la giudice della Corte Suprema Angela Vivanco, destituita in ottobre.

Al di lā delle accuse a Monsalve, l'attuale presidenza ha deluso quanti avevano sperato in una vera svolta in Cile dopo l'estallido social del 2019, come testimoniano i sondaggi sulla popolaritā del capo dello Stato che si aggira tra il 25 e il 28%. Gabriel Boric non ha fatto nulla per cambiare la struttura neoliberista dello Stato e per limitare lo strapotere dei fondi privati nelle pensioni e nella sanitā, cosė come non ha modificato la politica repressiva nei confronti della popolazione mapuche. Alla sinistra al governo si rimprovera anche la difesa troppo timida delle proteste del 2019, che la destra cerca di criminalizzare mettendo l'accento su saccheggi e scontri e sorvolando sulle violazioni dei diritti umani da parte della polizia.

A testimonianza del mutato clima, a cinque anni dalla rivolta che aveva portato aria nuova nel paese, č la vicenda di Daniel Jadue, l'ex sindaco comunista di Recoleta, arrestato in giugno con accuse di corruzione, truffa e frode al fisco per la sua gestione delle Farmacias Populares, da lui create nel 2016 per offrire medicine a basso costo ai meno abbienti. Una vera e propria persecuzione politica che non si č ancora fermata anche se, dopo 91 giorni, Jadue č stato scarcerato e ora si trova agli arresti domiciliari. In sua difesa si sono mobilitate personalitā e organizzazioni da tutto il mondo, tra cui il Foro di San Paolo. (29/10/2024)

 

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a cura di Nicoletta Manuzzato