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Brasile, anche Bolsonaro denunciato per il tentato golpe del 2023 Alla conclusione delle indagini sul tentato golpe dell'8 gennaio 2023, il 21 novembre la polizia federale ha denunciato 37 persone, tra cui Jair Bolsonaro. Oltre all'ex presidente, nell'elenco figurano due generali della riserva: l'ex capo di gabinetto ed ex ministro della Difesa Walter Braga Netto e l'ex ministro per la Sicurezza Istituzionale Augusto Heleno. Vi sono poi l'ex comandante della marina ammiraglio Almir Garnier Santos, l'ex direttore dell'Agência Brasileira de Inteligência Alexandre Ramagem, il presidente del bolsonarista Partido Liberal Valdemar Costa Neto e un argentino, l'imprenditore Fernando Cerimedo. Quest'ultimo era incaricato della disinformazione: attraverso i social e le piattaforme digitali facilitava la diffusione di fake news e la sua consulenza non si è limitata al Brasile, ma si è estesa alla campagna contro la riforma costituzionale cilena e a favore dell'elezione di Javier Milei in Argentina. Tutti gli accusati devono rispondere di "abolizione violenta dello Stato democratico di diritto, colpo di Stato e associazione illegale". Tra i denunciati c'è anche il nome del generale della riserva Mário Fernandes, recentemente arrestato insieme ad altri tre alti ufficiali e a un agente federale. I cinque sarebbero gli ideatori di un complotto per uccidere il presidente Luiz Inácio da Silva, il suo vice Geraldo Alckmin e il magistrato del Supremo Tribunal Federal Alexandre de Moraes. Secondo le indagini il piano doveva scattare nel dicembre 2022 e mirava a impedire l'insediamento di Lula per mantenere Bolsonaro al potere. Gli investigatori stanno analizzando anche i possibili legami di quel progetto di colpo di Stato con un oscuro episodio avvenuto il 13 novembre a Brasilia: Francisco Wanderley Luiz, militante del Partido Liberal, aveva tentato di introdursi nella sede del tribunale supremo e, non riuscendo nell'intento, aveva lanciato alcuni ordigni contro il palazzo per poi farsi esplodere. Nonostante Bolsonaro sia nel mirino della magistratura per i suoi tentativi di sovverire l'ordine democratico, i partiti conservatori rimangono forti in Brasile: lo confermano i risultati dei ballottaggi del 27 ottobre per le elezioni locali, dove la sinistra ha perso nella maggioranza dei comuni. A São Paulo è stato rieletto sindaco Ricardo Nunes, del Movimento Democrático Brasileiro, che si è imposto sul candidato appoggiato da Lula, Guilherme Boulos del Psol (Partido Socialismo e Liberdade). Anche a Porto Alegre Maria do Rosário, deputata federale del Partido dos Trabalhadores e attivista dei diritti umani, è stata sconfitta dal bolsonarista Sebastião Melo. L'appoggio della sinistra ha permesso comunque l'elezione di due candidati del centrista Partido Social Democrático: Fuad Noman a Belo Horizonte e Eduardo Paes a Rio de Janeiro (quest'ultimo vittorioso già al primo turno, il 6 ottobre, su Alexandre Ramagem, il bolsonarista ora denunciato per il tentativo di golpe). E a Fortaleza un altro seguace di Bolsonaro, André Fernandes, è stato sconfitto dal petista Evandro Leitão. ELON MUSK CEDE DI FRONTE ALLA MAGISTRATURA BRASILIANA. L'8 ottobre il giudice Alexandre de Moraes ha autorizzato X, dopo oltre un mese, a operare nuovamente in Brasile. Il social era stato sospeso perché accusato di incitamento alla violenza e mancata cooperazione nell'eliminazione di fake news. Per ottenere la revoca del provvedimento Elon Musk ha dovuto bloccare nove profili di simpatizzanti di Bolsonaro in cui venivano diffusi discorsi di odio, pagare una multa di 28,6 milioni di reais (5,2 milioni di dollari) e nominare un rappresentante legale nel paese. (24/11/2024)
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cura di Nicoletta Manuzzato |