Latinoamerica-online.it |
Argentina, Javier Milei all'attacco dello Stato La repressione di ogni forma di protesta è diventata il segno distintivo dell'Argentina di Javier Milei. Lo si è visto in tante occasioni, l'ultima in ordine di tempo il 12 giugno, nella mobilitazione contro la Ley Bases, approvata al Senato grazie ad accordi sottobanco per raggiungere i voti necessari. Una legge che liberalizza totalmente l'attività economica, privatizza innumerevoli imprese pubbliche e concede facoltà praticamente illimitate all'esecutivo. La manifestazione nei pressi del Congresso, dove la Ley Bases era in discussione, era pacifica, ma come al solito è bastato un pugno di provocatori, la cui presenza è ampiamente documentata, per giustificare una vera e propria caccia all'uomo. Una brutale aggressione che ha provocato il ferimento di diversi dimostranti, tra cui quattro parlamentari dell'opposizione, mentre gli arrestati si sono visti appioppare le assurde accuse di terrorismo e di tentato golpe. Il presidente anarcocapitalista avanza come un bulldozer contro ogni programma sociale. In un'intervista alla statunitense The Free Press ha affermato: "Sono quello che distrugge lo Stato dall'interno. È come essere infiltrato nelle file nemiche. La riforma dello Stato la deve fare qualcuno che odia lo Stato. E io lo odio tanto che, per distruggere lo Stato, sono disposto a sopportare ogni tipo di menzogne, calunnie e ingiurie tanto contro la mia persona quanto contro gli esseri a me più cari, che sono mia sorella, i miei cani e i miei genitori". Nella sua furia distruttrice Milei ha bloccato ogni opera pubblica, ha chiuso metà dei Ministeri e punta a licenziare altri 50.000 dipendenti statali, oltre ai 25.000 che hanno già perso l'impiego. Non stupisce che la povertà sia in costante aumento e ormai colpisca oltre il 55% degli argentini, 10% in più dello scorso anno. L'inflazione è poco al disotto del 300%, i prezzi di beni e tariffe continuano a crescere e la situazione è destinata ad aggravarsi nelle prossime settimane con il rialzo di gas ed elettricità, che colpirà soprattutto gli strati più svantaggiati ai quali sono stati tolti i sussidi. La disoccupazione, che alla fine del 2023 era al 5,7%, il livello più basso degli ultimi 36 anni, è adesso in costante crescita non solo per i licenziamenti nel pubblico, ma per il fallimento o il ridimensionamento di tante piccole e medie imprese soprattutto nel settore delle costruzioni, nell'industria, ma anche negli alimentari, che soffrono il crollo dei consumi. In aumento anche il numero di persone, tra cui intere famiglie, costrette a vivere per strada, esposte alle intemperie: secondo i calcoli delle organizzazioni sociali, solo a Buenos Aires i senzatetto sarebbero più di 12.000. La risposta delle autorità della capitale, in linea con il governo nazionale, è l'Operazione Ordine e Pulizia, che consiste nel cacciare gli homeless dalle zone centrali sottraendo loro ogni cosa, dai materassi alle coperte, condannandoli al freddo dell'autunno incipiente. Ma forse la dimostrazione più chiara del cinismo del potere risiede nel rifiuto di distribuire quasi sei milioni di chili di prodotti alimentari ereditati dalla gestione precedente e destinati ai comedores comunitarios, le mense allestite nelle zone più povere. E ai manifestanti che chiedevano pane la risposta è stata ancora una volta la violenza poliziesca. La ministra Sandra Pettovello, titolare del dicastero Capital Humano (che raggruppa Lavoro, Educazione, Cultura e Benessere Sociale), responsabile del blocco degli alimenti, ha dovuto alla fine cedere parzialmente a un ordine della Magistratura, anche se ha deciso di affidarne la distribuzione a una fondazione presieduta da un membro dell'Opus Dei e già raggiunta da accuse di malversazione. Nel frattempo il capo dello Stato festeggia la sua spietata ristrutturazione economica, volta a riequilibrare i conti pubblici al costo di una miseria e di una disuguaglianza in rapida crescita. Se la popolarità di Milei è in netto calo nel paese, anche all'estero non raccoglie consensi. Le sue offese contro ogni capo di Stato progressista hanno portato all'isolamento dell’Argentina nei confronti di alleati storici come il Brasile di Lula o il Messico di Amlo. Per non parlare di Madrid, dove le accuse di corruzione da lui lanciate contro la moglie del capo del governo, Pedro Sánchez, hanno provocato il ritiro dell'ambasciatrice spagnola dal paese. In compenso Buenos Aires ha abbandonato la tradizionale neutralità per esprimere pieno appoggio a Kiev e a Israele. E come abbiamo visto in occasione del vertice del G7 in Italia, è in perfetta sintonia con la presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Dall'attuale governo argentino non poteva mancare il sostegno agli anticastristi: il 12 giugno la ministra degli Esteri, Diana Mondino, ha ricevuto la controrivoluzionaria cubano-statunitense Rosa María Paiá, con cui ha discusso l'appoggio ai nuovi piani di Washington per la destabilizzazione di Cuba. L'unica nota positiva di questo periodo è la forte opposizione che le politiche di Milei hanno incontrato nel paese. Il movimento operaio aveva già reagito, fin da gennaio, con uno sciopero generale e cortei contro i primi decreti e la precarizzazione del lavoro. L'8 marzo erano scese in piazza decine di migliaia di donne per rivendicare i diritti sociali e riproduttivi e contro la proposta di legge antiaborto. Dopo la manifestazione di centinaia di migliaia di persone il 24 marzo per la Memoria, la Verità e la Giustizia, in aprile si è tenuta una grandiosa mobilitazione del mondo della scuola in difesa dell'istruzione pubblica. Il Primo Maggio ancora lavoratori e lavoratrici in piazza e, la settimana dopo, secondo sciopero generale convocato dalla Confederación General del Trabajo e dalle due Central de Trabajadores Argentinos, che ha praticamente paralizzato ogni attività produttiva. (15/6/2024) Articolo precedente sull'Argentina: Ricetta neoliberista e alleanza strategica con gli Usa
|
Latinoamerica-online.it a
cura di Nicoletta Manuzzato |